Lorenzo Rinaldi: vocazione pittura fra surrealismo
e naif
Lorenzo Rinaldi scoprì la sua vocazione
alla pittura molti anni fa, sui banchi di scuola. La passione
giovanile lo condusse nello studio del maestro Gambotti, da cui
apprese i segreti delle varie tecniche: china, tempera, olio.
Attualmente è socio dellAderenza Artistico Culturale
Vanchigliese e può vantare nel suo curriculum alcune mostre:
la più recente quella allestita al Chiostro dellAnnunziata,
in via Po 45.
Pur amando Flaubert e Baudeaire, Rinaldi trae ispirazione e suggestioni
dallopera di Badeleschi e le trasforma in immagini, insieme
con i ricordi e le esperienze vissute allestero: Parigi,
Londra, Madrid, Puerto Rico e Israele, dove aveva lavorato e studiato.
Leit-motiv dei suoi quadri è il paesaggio collinare piemontese,
con la nebbia "bassa" che lascia intravedere solo le
sommità rotondeggianti dei colli, marino, rurale, come
quello che circondava il kibbuz israeliano, dove Rinaldi visse
qualche tempo. Paesaggi fatti di alberi, sempre armoniosamente
contorti, di stormi duccelli disposti in voli quasi paralleli
luno allaltro; di ali, il cui arco morbido, mai spigoloso,
si staglia contro un cielo vuoto e bianco. Su tutto incombe un
sole scuro, freddo, senza raggi.
Rinaldi, che ama definirsi "surrealista e naif", contrappone
alla staticità della materia inanimata, sole e cielo, il
dinamismo delle creature viventi, animali e piante, facendolo
sprigionare dalle linee ondulate e dai colori, tutti scelti nellambito
di una stessa monocromia, come le predilette tonalità del
violetto.
Un felice connubio di "Inconscio e Ingenuità"
per un messaggio di vita.