Wired è la rivista “cult” per eccellenza. Nata nel 1993 con sede negli Usa, a San Francisco, è considerata la “Bibbia della tecnologia” in tutto il mondo, grazie alle firme prestigiose, alla grafica all’avanguardia e a uno sguardo giornalistico del tutto innovativo. “Punto a portare in Italia le stesse caratteristiche che hanno garantito a Wired il primato nel suo ambito. I lettori italiani troveranno le grandi storie e i grandi personaggi che cambieranno il pianeta. Solo il 20% dei contenuti sarà preso dall’edizione originale americana. Il restante 80% sarà prodotto dalla redazione italiana, e da chiunque abbia voglia di collaborare”. A questo proposito, lo stesso direttore sottolinea di essere aperto “alla collaborazione di tutti quelli che proporranno qualcosa di interessante e nuovo, anche e soprattutto attraverso la Rete”. Tra i collaboratori illustri che scriveranno già dal primo numero, Riccardo Luna annuncia ad Affari Luca Sofri, Paolo Giordano, Gianluca Nicoletti e Vito Di Bari.
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wired
Habemus Wired.it
Continua il percorso che porterà il 19 febbraio alla prima uscita italiana cartacea di Wired. Dopo wewired.it ha fatto capolino in rete Wired.it con un “Coming soon” che crea aspettativa. Siamo curiosi di vedere il giornale cartaceo. Indubbiamente c’è molta attesa e curiosità e pare ci siano già molti abbonati. La scelta di offrire una … Leggi tutto
Recto Wired
Via Rectoverso
Wired e la strana blogsfera
Via Roberto Dadda
Ricordo come fosse oggi, anche se sono passati 15 anni. Ero seduto nella business class del volo United da New York a Milano e dal fascio delle riviste che mi ero comperato è uscita la nuovissima Wired.
Fu amore a prima vista, argomenti interessanti e insoliti, la grafica accattivante ed efficacie: leggerla divenne una gradevole consuetudine. Con il passare degli anni la cose si sono un poco raffreddate, negli ultimi tempi non riesco a non comperarlo, lo sfoglio, ma confesso che ne leggo pochissimi articoli. Wired ha perso almeno per me un poco del suo interesse ed è diventato un poco troppo modaiolo.
La reazione poi un poco spocchiosa e supponente di Chriss Anderson, il direttore, alle contestazioni mosse da studi accademici alla sua teoria della “coda lunga” (contestazioni piuttosto convincenti, ma quasi passate inosservata sui blog di casa nostra) mi ha molto deluso.
Quando ho letto in rete l’annuncio di Newhouse, capo della Condé Nast che nel 98 ha comperato la testata, del lancio della edizione italiana e inglese devo dire che sono rimasto un poco stupito. Lanciare su carta con tutti i costi e i rischi che comporta una rivista che vede nel suo target gente che nella rete si trova perfettamente a suo agio a me sembra un poco bizzarro.