L’11 aprile un cittadino di Cambridge – nel Massachussets – ha ricevuto un invito a comparire presso il Grand Jury della città di Alexandria, in Virginia. Il cittadino, di cui non si conosce l’identità, dovrà testimoniare nel corso di un’investigazione relativa a delitti di spionaggio, cospirazione, frode informatica e furto di proprietà governative. Tutti reati federali e proprio quelli che, nei mesi scorsi, venivano tirati in ballo ogni volta che si parlava di un eventuale processo a Wikileaks.
Nel documento non compare neanche un nome ma gli esperti sostengono che non ci siano dubbi: la giustizia americana sta effettivamente cercando un modo per portare Julian Assange, fondatore di Wikileaks e ormai nemico dichiarato della prima superpotenza mondiale, di fronte a un tribunale statunitense.
«Se il Grand Jury ha emesso questo invito a comparire significa che ha già raccolto qualche concreto elemento di prova – spiega Guido Scorza, avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie – in Italia questo documento avrebbe meno peso, perché si tende a utilizzarlo con più facilità».
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Assange in videochat sull’Espresso
Via L’Espresso Mercoledì 30 marzo, dalle 13 ora italiana, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange risponderà in diretta per circa un’ora alle domande che vorranno porgli i lettori dell’Espresso on line. E’ un’iniziativa nata dopo che da diverse settimane l’Espresso e WikiLeaks hanno iniziato una collaborazione per la diffusione dei cablo sull’Italia in un apposito … Leggi tutto
Testa a testa televisivo fra Julian Assange e la premier australiana
Durante una intervista televisiva al premier australiano Julia Gillard, una domanda è stata proposta da Julian Assange che ha chiesto alla Gillard perchè il governo australiano avesse dato informazioni a potenze straniere su cittadini australiani coinvolti in Wikileaks.
Onorevole Wikileaks
Martedì 15 marzo 2011 viene presentata alla Sala stampa della Camera dei Deputati la raccolta dei contratti e alle convenzioni di Camera e Senato. L’intera documentazione è stata digitalizzata e sarà messa a disposizione on-line con l’aiuto della società Net7. Nel corso di una conferenza stampa saranno illustrate nuove iniziative in collaborazione con Valigia Blu … Leggi tutto
I giudici di Londra danno il via libera per l’estradizione di Assange in Svezia
Via Reuters I giudici britannici hanno dato il via libera oggi all’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange in Svezia, dove è accusato di crimini sessuali. La procura svedese vuole che Assange risponda dell’accusa di molestie sessuali, che il 39enne australiano nega, mossa contro di lui da due volontarie di WikiLeaks e riferita al soggiorno … Leggi tutto
Un Wikileaks monografico dedicato all’Italia sull’Espresso
Lo trovate qui: da leggere con cura e calma.
I cables italiani di Wikileaks che nessuno ha voluto pubblicare
Francesco Piccinni ha intervistato con Giorgio Scura Julian Assange per Agoravox
Perché non hai mai dato i cables a giornali italiani?
“L’abbiamo fatto. Li abbiamo dati a un grande giornale, ma hanno deciso di non pubblicarli e di lavorarci su attraverso degli articoli”.A quale giornale li hai dati?
“Erano due. I due più grandi (non ci rivela i nomi, ndr). In precedenza avevamo anche lavorato con uno dei due, ma alla fine non ne hanno fatto nulla. E’ successa la stessa cosa in Giappone, abbiamo dato i cables anche a un loro quotidiano nazionale, il più importante, pensa che hanno 2200 giornalisti, senza contare le altre figure, solo di reporter, praticamente lo stesso numero della Reuters. Hanno rifiutato anche loro e lavorano in una maniera molto metodica, potremmo dire “alla giapponese” (sorride, ndr).…
Openleaks spiegato al mondo
OpenLeaks 101 from openleaks on Vimeo.
Dalla mafia a Wikileaks e ritorno
Scarso impegno contro la mafia. “Anche se le associazioni imprenditoriali, i gruppi di cittadini e la Chiesa, almeno in alcune aree, stanno dimostrando promettente impegno nella lotta alla criminalità organizzata, lo stesso non si può dire dei politici italiani, in particolare a livello nazionale” scrive J. Patrick Truhn, console generale Usa a Napoli, in un dispaccio del giugno 2008. “Come ci ha ricordato Roberto Saviano, il tema (della lotta alla criminalità organizzata, ndr) è stato virtualmente assente dalla campagna elettorale di marzo-aprile” continua Truhn. Il diplomatico suggerisce a Washington di “lavorare per fare presente al nuovo governo che la lotta al crimine organizzato è una seria priorità del governo Usa, e che i drammatici costi economici della criminalità sono un argomento convincente per una azione immediata”.
L’incontro con lo scrittore. “”Quelli che lottano contro la mafia – sottolinea il console
– hanno bisogno di essere considerati come dei modelli reali. E Saviano può ben essere su questa strada”. Lo scrittore infatti “appare regolarmente sulla stampa e sui media radiotelevisivi non come un’autorità per la gente, ma – ed è più importante – come una bussola per coloro che sono disposti ad ascoltare”. Infine il dispaccio riporta un incontro tra il diplomatico e lo scrittore. “Quando gli abbiamo chiesto come il governo degli Usa, al di là della cooperazione giudiziaria, potrebbe supportare al meglio la lotta al crimine organizzato, Saviano, in aprile, ha risposto: ‘Solo parlando della questione, le date una credibilita’ che il resto del mondo, italiani inclusi, non può ignorarè”.
Da Mirafiori a Wikileaks e ritorno
Stefano Rodotà via Repubblica e MicroMega
Le parole, i toni, l’argomentare sono di fastidio di fronte alla critica, alla discussione pubblica che pure è il sale della democrazia. Pare evidente che Sergio Marchionne voglia mostrare la regola della forza.
Ha ribadito che suo, e soltanto suo, è il potere di vita o di morte su Mirafiori. Una spada gettata su una bilancia già sospetta d’essere alterata. È così eccessivo questo atteggiamento che viene quasi il sospetto che l’amministratore delegato della Fiat voglia favorire il “no” al referendum, per essere finalmente libero di muoversi in un mondo globale dove tutti gli aprono le porte e gli offrono braccia a qualsiasi prezzo. Un referendum, peraltro, che egli stesso svuota del suo significato proprio, visto che ne rifiuta pregiudizialmente uno dei possibili risultati. Lo sappiamo da sempre che è facile volgere a proprio vantaggio una guerra tra poveri. Per sfuggire a un impoverimento che attanaglia un numero crescente di persone, vi è sempre qualcuno che accetta di vendere la sua forza lavoro riducendo garanzie e diritti. È questo il dono del realismo del Terzo Millennio, dove l’efficienza economica cancella ogni altro valore?
Se vogliamo analizzare più in profondo le dinamiche in corso, ci accorgiamo che qualcosa accomuna la vicenda Fiat e quella che riguarda WikiLeaks. Si tratta del modo in cui il potere si sta redistribuendo nel mondo globale, chi lo esercita, chi può controllarlo. E questa novità non si coglie con i soli strumenti tradizionali, riferendosi solo al sistema delle relazioni industriali, alla tutela del segreto di Stato. Bisogna partire dalle logiche alle quali si rifanno i nuovi padroni del mondo, che non si sentono titolari di un potere controllabile e, invece, si muovono ritenendosi investiti di un potere sciolto da ogni vincolo.
I problemi economici di Wikileaks derivanti dal blocco dei conti
Via repubblica.it WikiLeaks, che sta affrontando delle difficoltà economiche, ”non potrà più sopravvivere al ritmo attuale”. Lo ha dichiarato in un’intervista a radio Europe 1 il fondatore del sito specializzato nella pubblicazione di file e dossier segreti Julian Assange. “Non potremo sopravvivere per come vanno le cose – ha detto Assange nell’intervista -. Il denaro … Leggi tutto