Veltroni riparte da Torino si presenta con belle parole …
Attendiamo un po’ di fatti in un partito che pare a rischio decomposizione o implosione …
Partire da Torino non è un caso. L’ho fatto, al Lingotto, quando ho lanciato la mia corsa alla nascita del Partito democratico. Ci torno oggi come prima tappa di un viaggio in Italia che ha proprio lo scopo di riprendere quei fili e di tornare ad ascoltare e parlare col Paese. Ma oggi ci torno in un clima economico del tutto diverso. La crisi colpisce duro qui come nel resto del Paese.
E colpisce direttamente le persone e le imprese, i redditi e il lavoro. L’impressione è che davanti all’arrivo di questo terremoto il governo abbia a lungo atteso, abbia poi tirato fuori misure del tutto inadeguate e anche sull’auto – tema centrale in questa città, ma anche cardine di un serio contrasto alla crisi, come ci dicono le mosse di Obama, di Angela Merkel o di Sarkozy – arriviamo per ultimi senza avere da parte del governo ancora le idee chiare.
Quando dico queste cose, quando polemizzo con le drammatiche sottovalutazioni del governo e del premier in prima persona, mi sento accusare di pessimismo. No, credo sia vero il contrario. Credo che la crisi vada affrontata con tutti gli strumenti e con tutte le idee nuove: a queste condizioni può essere persino una opportunità di cambiamento. E io so che l’Italia in questa temperie può dare il meglio di sé. Prendete Torino. Dentro una grande crisi che poteva portare la città al declino nel corso degli ultimi due decenni è stata capace di diversificare la sua struttura produttiva. Oggi, una miriade di piccolissime, piccole e medie imprese innovative della manifattura e dei servizi è parte di filiere produttive lunghe ed internazionalizzate.
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