Online l’archivio dell’Unità dal 1946 al 2014
L’Archvio storico dell’Unità è di nuovo online con le annate dal 1946 al 2014 alla penultima chiusura del quotidiano.L’archivio è raggiungibile qui: https://archivio.unita.news/
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L’Archvio storico dell’Unità è di nuovo online con le annate dal 1946 al 2014 alla penultima chiusura del quotidiano.L’archivio è raggiungibile qui: https://archivio.unita.news/
Concita De Gregorio su L’Unità
Silvio Berlusconi si è presentato a Bonn alle assise del Ppe e ad Angela Merkel e diversi altri leader europei ha raccontato in posa da aeroplano – braccia larghe, leggero ondeggiamento del busto – la vecchia barzelletta di quello che scambia lo zaino per il paracadute. Di seguito ha detto che la sinistra in Italia possiede l’80 per cento della stampa, che il paese è ostaggio del partito dei giudici di sinistra (solo quelli di primo grado, però, quelli di secondo e di terzo sono giusti e difatti lo assolvono), che la Corte costituzionale è un altro covo di comunisti perché «purtroppo» abbiamo avuto tre presidenti della Repubblica di sinistra e sono loro che li nominano, che in Italia insomma comanda il partito dei giudici ma che lui è «super» e non si farà mettere sotto, cambierà la Costituzione e sgominerà la Corte perché è uno – ha detto di sé – «forte duro e con le palle». Dell’incredibile sequenza che mescola cifre di assoluta fantasia, attacchi istituzionali e private ossessioni impressiona più di tutto la definizione autobiografica: forte duro e con le palle, non serve scomodare analisti per trovare analogie
Ieri, sabato, solo Stampa, Unità e Repubblica hanno scelto di ignorare il fatto che mercoledì prossimo uscirà un nuovo quotidiano. Si chiamerà il Fatto Quotidiano e sarà un giornale di giornalisti, come amano ripetere Antonio Padellaro e Marco Travaglio. ieri ne parlano diffusamente Corriere, Foglio (bellissimo articolo), Libero e Giornale, ognuno naturalmente con la propria impostazione e le sue critiche. Ma almeno non negano ai propri lettori il diritto ad essere informati di una novità – solitamente bene augurante per la democrazia – come la nascita di un giornale d’informazione.
Questo piccolo evento, però, a Ezio Mauro, Mario Calabresi e Concita de Gregorio è un po’ indigesto. Sarà perché dirigono giornali alle prese con tanti problemi, o perchè vengono tutti da una scuola ottima quanto altezzosa come quella di Repubblica, ma intanto oggi il prestigioso trio si è distinto per il silenzio. Perchè?
Le argomentazioni contenute nei due atti di citazione (nelle foto: le copertine dei due numeri del giornale “incriminati”) sono formalmente dirette a dimostrare che l’Unità ha colpito la reputazione di Berlusconi, ma nella sostanza delineano un illecito non previsto dal nostro ordinamento, quello di lesa maestà.
Il legale del presidente del Consiglio contesta le nostre opinioni politiche, le nostre valutazioni (peraltro condivise da opinionisti di altri giornali nazionali e internazionali e comunque attinenti alla libera manifestazione del pensiero tutelata dall’articolo 21 della Costituzione) sui rapporti tra la maggioranza e il Vaticano. O i giudizi sui comportamenti privati del premier e sulla loro compatibilità col suo ruolo pubblico.
Viene addirittura qualificato lesivo della onorabilità del premier il fatto di aver riportato giudizi espressi pubblicamente da Veronica Lario attorno alle sue condizioni e alle sue frequentazioni con minorenni. Persino l’opinione di una scrittrice come Silvia Ballestra viene inserita nell’elenco delle affermazioni non pubblicabili.
Il direttore, due giornaliste, un’opinionista e una scrittrice, tutte donne e tutte accusate di lesa dignità per avere scritto delle frequentazioni del premier con la escort Patrizia D’Addario, per avere messo in discussione i suoi rapporti con il Vaticano, per averlo sospettato di controllare l’informazione in Italia e anche per una battuta sull’impotenza sessuale”.
L’ultimo atto della guerra intrapresa da Silvio Berlusconi nei confronti della stampa non allineata è la citazione per danni al quotidiano l’Unità. Una “denuncia”, che segue di pochi giorni quella a Repubblica scatenata per tacitare le famose 10 domande: una causa civile per colpire economicamente l’editore e le giornaliste.
La direzione dell’Unità informa di avere ricevuto questa mattina due citazioni per danni per un totale di due milioni di euro. Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200mila euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornaliste Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l’opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra.