Secondo quanto promesso nel dicembre scorso dal presidente Audiweb, Enrico Gasperini, il 2015 sarà l’anno in cui finalmente verranno resi pubblici i dati di traffico effettivi delle testate online, al netto degli accorpamenti fra brand che fino a questo momento hanno reso poco trasparente il mercato.
Alcuni editori, in pratica, in questi anni hanno stretto accordi con altre realtà editoriali (solitamente più piccole) per aggregare sotto il proprio brand i dati di traffico di altri siti, su cui non hanno alcun controllo o responsabilità del contenuti. Si tratta di un modo legale di “drogare” il mercato, che ha avuto come effetto quello di scontentare gli investitori pubblicitari che hanno chiesto, e alla fine ottenuto, maggiore trasparenza.
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I quotidiani old media perdono ad aprile un 11% sulla pubblicità dello scorso anno
L’Osservatorio stampa Fcp – Federazione concessionarie pubblicità ha reso pubblico l’andamento del mercato pubblicitario su quotidiani e periodici nel mese di aprile 2012: “il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale registra un calo del -11,1%. In particolare i quotidiani a pagamento nel loro complesso registrano un -10% a fatturato e un -2,5% a spazio. … Leggi tutto
La ricattabilità dei poveri (tra i giornalisti)
Via Stefano Tesi Secondo il supremo organismo giornalistico l’indipendenza dell’informazione dipenderebbe insomma, detto in soldoni, dal rischio – evidentemente inteso come costante minaccia – di licenziamento a cui, in base all’approvanda normativa, sarebbero sottoposti i cosiddetti “contrattualizzati”. Cioè quelli col posto fisso. I quali, per evitare di trovarsi a spasso, sarebbero in qualche modo costretti ad obbedire agli ordini disinformativi … Leggi tutto
I furbetti dell’advertising online che aggregano siti esterni sotto il proprio brand
Via Luca Lani Avete fretta di crescere nelle classifiche con pochi investimenti? La soluzione è semplice, ed ormai la usano un pò tutti. Basta aggregare siti esterni sotto il proprio brand. Il sistema funziona così: basta una barretta di qualche pixel in cima all’header con il logo del “network” e basta una comunicazione a Nielsen, … Leggi tutto
Dall’artigianato all’industria digitale in Italia
Dallo IAB Forum di Milano Osservatorio IAB Italia – Accenture View more documents from Vittorio Pasteris.
Perchè in UK la pubblicità digitale ha superato la tv
Dallo IAB Forum di Milano UK Online Advertising The Success Story by Guy Phillipson View more documents from Vittorio Pasteris.
Riconoscere i posti negli spot
Dove hanno girato lo spot Unipol ?
Negli Usa le regole sulla pubblicità valgono anche per i blogger
Dopo quasi trenta anni la Federal Trade Commission, l’ente americano incaricato della tutela dei consumatori, ha deciso di aggiornare il regolamento sulla pubblicità. Nella revisione del documento sono state introdotte nuove regole che riguardano ora anche i blogger, in modo che la loro testimonianza non diventi marketing truffaldino. La nuova guida federale pone attenzione a … Leggi tutto
Numeri e incognite del Fatto Quotidiano
Pazzo per Repubblica riporta i dati da Advpress sulle vendite del Fatto Quotidiano e sulla sua raccolta pubblicitaria A una settimana dal debutto in edicola della nuova testata di Antonio Padellaro e Marco Travaglio, ADVexpress ha chiesto un primo bilancio a Maurizio Ferrini, Ad della concessionaria Poster Pubblicità, che ha dichiarato: “La diffusione si è … Leggi tutto
Il silenzio assordante dei giornali se l’imputato è big spender e la crisi economica non è passata
La notizia: Dolce e Gabbana secondo la GdF devono allo stato 800 milioni di euro
La cattiva notizia: solo il Giornale ha avuto il coraggio di tirare fuori la notizia temendo ritorsioni dai due signori, mentre gli altri direttori non hanno avuto il coraggio di buttare lo stilista in prima pagina.
Ottocento milioni di euro, equamente suddivisi: quattrocento milioni a Domenico Dolce, quattrocento a Stefano Gabbana. È una cifra gigantesca, il conto più salato che il fisco italiano presenta da molti anni a questa parte a una persona fisica: otto volte, per dare un’idea, la megamulta consegnata al recordman precedente, il motocampione Valentino Rossi. E la colossale tegola piomba su due tra gli imprenditori italiani più famosi del mondo, i creatori di una delle griffe di punta della moda made in Italy: gli inventori del marchio «D&G». Secondo la Guardia di finanza, la raffinatezza del sistema architettato da Dolce e Gabbana per fare sparire redditi dalle loro dichiarazioni non ha nulla da invidiare alla raffinatezza delle loro collezioni di moda.
Il rapporto conclusivo del Nucleo di polizia tributaria di Milano è stato inviato nei giorni scorsi alla Agenzia delle entrate, che si occuperà materialmente di attivare la procedura per ottenere dai due stilisti il pagamento della monumentale sanzione. La consegna è avvenuta senza clamori: anche perché sia Dolce che Gabbana hanno dimostrato in passato di non apprezzare questo tipo di esposizione mediatica. Un anno fa, quando a finire nel mirino del fisco fu la loro società, reagirono minacciando di togliere la pubblicità ai quotidiani che avevano pubblicato la notizia. Il che non impedì che la storia facesse il giro del mondo.
La crisi è piena di buone notizie
La crisi dei giornali secondo Beppe Grillo
La crisi è piena di buone notizie. Una tra le migliori è la fine dei giornali. Il 30/40% della pubblicità li ha abbandonati da inizio anno. I lettori sono sempre più rari. I dati ufficiosi stimano tra il 10 e il 20% in meno le copie vendute nell’ultimo anno per molte testate. Rimane la carità del Governo e molti editori sono con il cappello in mano nelle sale d’aspetto a Palazzo Chigi. Per vivere grazie alle nostre tasse.
La discesa dei titoli dei gruppi editoriali è da infarto per chi li possiede. Nei primi due mesi e mezzo del 2009 Rizzoli Corriere della Sera ha perso il 43%, Mondadori il 33% e il Gruppo L’Espresso il 42%. In soli due mesi e mezzo! Indovinate quanto possono perdere in 12 mesi. Se si confrontano i valori minimi e massimi delle azioni nel 2008/2009 si può arrivare a prefissi telefonici. Il valore del Gruppo L’Espresso è sceso da 3,026 euro a 0,599, quello di RCS da 2,980 a 0,499, Mondadori da 5,790 a 2,305.