Come diceva Giulio Andreotti a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e a proposito della gestione del Master in giornalismo di Torino avevo pensato male e ci ho azzeccato. Ero convinto che nonostante tutto certi personaggi che si sentono sopra alle parti e intoccabili avrebbero capito che i tempi dei maneggi sono finiti e che conviene fare le cose per bene anche solo per evitare fastidi e perdere la già modesta crediblità. E invece no … continuano con una impalcatura concettuale e operativa fuori dai canoni della trasparenza e del buon gusto. L’Ordine si trincera dietro algide parole su applicazione di regolamenti e bizantinismi vari ovviamente senza addentrarsi nei contenuti operativi. Usciamo dalle metafore e raccontiamo i fatti.
Lo scorso anno denunciai come secondo me le graduatorie per la definizione dei tutor del master in giornalismo erano state gestite ad arte per fare in modo che i prescelti fossero quelli che la commissione voleva, non quelli che sarebbero stati ottenuti seguendo le regole del gioco. Una commissione che era sotto l’egida dell’Università di Torino, ma totalmente pilotata dal gruppo dirigente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Ho cercato di trovare un modo per avere risposte ma un vero muro di gomma ha continuato a rimbalzare responsabilità e a non dare chiarimenti come mi sarebbe dovuto trincerandosi dietro a risposte burocratiche di circostanza. Gli unici che hanno dato risposte sono stati i referenti dell’Università il cui ruolo nella vicenda era pero tipicamente notarile.
Allora quest’anno per tigna mi sono ricandidato al ruolo di tutor solo per poter poi accedere agli atti ed eventualmente ricorrere, dichiarando pubblicamente il mio pensiero e ricordando a chi di dovere che non era il caso di ripetere gli errori del passato.