Diclaimer: Carlo Felice Dalla Pasqua è un caro amico e un giornalista e un uomo che stimo moltissimo per cui potrebbe essere che dopo la lettura dell’e-libro Il Giornalista Fantasma mi esibisca in giudizi eccessivamente positivi: me ne scuso con i miei lettori
Fino a dieci anni fa nelle redazioni c’era chi si vantava di non saper usare un computer. Ora – spiega una nota dell’ editore – senza conoscere la grammatica del digitale, un giornalista rischia di non poterci più stare, nelle redazioni. Il mestiere è cambiato, sono cambiati i tempi e gli strumenti. Sono cambiati pure i lettori: sempre più capaci di cercare e verificare da soli le notizie in rete. E se il giornalista non si adegua, rischia di diventare come quei fantasmi che vagano per la realtà senza abitarla davvero.
Da tempo penso che le redazioni siano – quando va bene – luoghi nei quali vivono persone competenti e preparate che però non hanno un futuro. Non per colpa loro, ma perché il mondo sta trascinando in un buco nero l’ informazione tradizionale (non a caso è sempre più difficile trovare modelli di business che stiano in piedi). Non è la fine di una colonna della democrazia contemporanea, è soltanto la fine di un modello recente di informare: sia che vogliamo farlo risalire ai canards francesi del ’200 sia che, più fondatamente, vogliamo partire dalla Relation aller Fürnemmen und gedenckwürdigen Historien di Johann Carolus, la storia del giornalismo, così come lo conosciamo, è una storia recente ed è legata a due fattori: la riproducibilità del giornale (o delle notizie via etere) e la possibilità di diffonderlo con una certa velocità.