Eyjafjallajkull il giustiziere e la morte della distanza

Il vulcano islandese Eyjafjallajkull e le sue nuvole di ceneri hanno ripreso a mandare in tilt il traffico aereo di mezza Europa. Ci si chiede perchè milioni di businessman o presunti tali, debbano muoversi come dei birilli impazziti per l’Europa o per il mondo per incontri e riunioni quando con gli odierni strumenti di rete … Leggi tutto

Il cda di Eutelia e i suoi lavoratori in corteo

Via Il Mesaggero

Lancio di monetine, sputi sulle auto, urla “ladri ladri”. È finita così la manifestazione della rappresentanza di lavoratori di Agile e Eutelia che protestava davanti all’hotel Minerva di Arezzo dov’era in corso l’assemblea dei soci e il cda dell’Azienda.

Ingiurie e sputi sono toccati ad un socio proveniente dalla Repubblica di San Marino, il primo a uscire dall’albergo e a imboccare il cancello d’uscita dal parcheggio prima che la polizia creasse un corridoio protetto. I manifestanti hanno appoggiato sui finestrini del suo suv i volantini con gli slogan e le loro storie: “Sette mesi senza stipendio”, “Ci avete rubato il futuro”, “Siamo senza presente, senza Cassa integrazione e senza mobilità”.

Poi, in corteo, sono usciti tutti gli altri soci, compresi i componenti della famiglia Landi che hanno fondato la società, anche oggi non la gestiscono più. I sindacati hanno confermato che il 26 maggio Eutelia è stata convocata in tribunale ad Arezzo per una verifica sulla solvibilità a fronte di eventuali sanzioni o condanne.bLa protesta andrà avanti anche domani, Primo Maggio davanti alla sede della società in via Calamandrei.

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Lo sporco che cola del giornalismo italiano

Sarebbe importante che si iniziassero a fare i nomi degli stfuttatori, che sono ad oggi molto più frequenti nei media tradizonali e che spesso restano impuniti per le omertà di giornalisti o sindacalisti complici. E così la credibilità di giornalisti ed editori finisce ai minimi storici. Si potrebbe dire l’omicidio di massa per ingordigia del sistema dell’informazione italiana. Via Larepubblicaceglistagisti

Ho 26 anni e il giornalismo è la mia grande passione: compro cinque-sei quotidiani ogni giorno, leggo di tutto e mi informo su qualsiasi argomento. Se potessi lavorare per Report vedrei avverarsi un sogno. Per diventare pubblicista, ho accettato di pagarmi da sola i contributi scrivendo per un blog online con incarichi da freelance ufficialmente retribuiti. In realtà, il mio direttore mi rilascia le ritenute d’acconto e io gli restituisco i soldi in contanti. Ovviamente non ho nessuna retribuzione: di fatto, pago in tasse circa 160 euro ogni sei mesi e in più lavoro gratuitamente per scrivere gli 80 articoli in 2 anni richiesti dall’Ordine del Lazio

Come sono arrivata a questo punto? La mia storia è semplice: mi sono laureata nel 2007 alla facoltà di Scienze umanistiche della Sapienza di Roma. Avevo già in mente l’obiettivo del giornalismo, ma ho voluto evitare la laurea in scienze delle comunicazioni perché è considerata un po’ un “parcheggio” e perché qui a Roma c’erano già migliaia e migliaia di iscritti con lezioni tenute nei cinema. I miei sono della provincia, quindi ho anche i problemi e le spese di chi vive fuori sede. Dopo la laurea mi sono messa in cerca di annunci da parte di giornali disposti a pagare le ritenute d’acconto per diventare pubblicista. Ho trovato soltanto un quotidiano che però non pagava gli articoli, neanche in nero: ne ho approfittato per fare più o meno un anno di pratica in redazione, a titolo totalmente gratuito, e nel frattempo mi sono cercata uno stage. Sono stata tirocinante in una grande emittente televisiva per circa 6 mesi, dove mi sono occupata dell’ufficio stampa di una trasmissione d’informazione, poi sono stata per qualche altro mese in una radio della capitale, e infine ho iniziato uno stage in un’agenzia stampa. Me ne sono andata subito, però, perché ormai avevo capito l’andazzo ed ero proprio stufa: anche qui facevano moltissima leva sul lavoro dei ragazzi, chiedendoci di lavorare per nove ore al giorno, il tutto senza nessuna retribuzione o rimborso spesa, neanche i ticket per la mensa.

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Il tribunale fallimentare ha commissariato Agile ex Eutelia

Il Tribunale fallimentare di Roma ha disposto il commissariamento del gruppo Agile ex Eutelia, rigettando la richiesta di concordato preventivo avanzato dall’azienda. Lo rendono noto i lavoratori della sede torinese. I dipendenti, che in Italia sono 1.900, esprimono viva soddisfazione e ricordano che, nonostante da mesi siano privati dello stipendio e, dallo scorso novembre, siano … Leggi tutto

Espatria l’omino Bialetti

Via Repubblica.it

Chiude la fabbrica dove nel 1919 fu fondata la Bialetti, per decenni sinonimo di caffettiere. E Mette in mobilità i 120 dipendenti dell’impianto piemontese, tra operai e impiegati. L’annuncio è stato dato oggi dall’azienda che ha ventilato la possibilità di trasferire l’intera produzione italiana di moka express dallo stabilimento di Crusinallo, vicino ad Omegna, a un paese dell’est europeo.

L’omino con i baffi, logo che l’ha resa famosa in tutto il mondo e che imperversò sul Carosello dal 1958, potrebbe, dunque, espatriare e, insieme con lui, un pezzo di storia italiana, industriale e culturale. Il padre dell’industria della moka per eccellenza, Alfonso Bialetti, aprì l’officina di Crusinallo per produrre semilavorati in alluminio, ma nel 1933 lo spirito imprenditoriale unito all’intuizione creativa, lo portò a sposare la causa del caffè. La moka, dal design art decò, da lì a pochissimo tempo entrò nelle case degli italiani per non lasciarle più. Nonostante i cambiamenti, nell’assetto societario come nelle diversificazione produttiva, il marchio Bialetti resiste e uno studio recente ha calcolato che il 90% delle famiglie italiane possiede una caffettiera dell’omino con i baffi.

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Monte dei Paschi ed Eutelia: opinioni contrastanti

Via La Nazione

“Banca Monte dei Paschi di Siena — ha detto Mussari — non ha mai avuto, non ha, e non avrà in futuro, niente a che fare con Eutelia. Lo abbiamo detto piu’ volte e lo ribadiamo oggi”. Mussari è intervenuto nel corso dell’assemblea ordinaria dei soci che ha votato la nomina di Serpi, gia’ subentrata nella sua qualità di supplente a Pizzichi dimessosi il 16 novembre 2009, e quella di Francesco Bonelli come sindaco supplente.  Leonardo Pizzichi si era dimesso dal collegio sindacale proprio per evitare strumentalizzazioni e slegare Mps dalla sua autonoma scelta di entrare in Eutelia. La crisi dell’azienda di telecomunicazioni di via Piero Calamandrei, aveva in qualche modo chiamato in causa anche Mps, accusata dai dipendenti che lottavano per il posto di lavoro, di essere coinvolta direttamente nelle nomine dei vertici di Eutelia, un’azienda quest’ultima precipitata anche nel vortice di un’indagine giudiziaria attraverso suoi esponenti di primo piano, alcuni dei quali appartenenti alla famiglia Landi.

“La banca Monte dei Paschi — ha aggiunto Mussari — è stata uno dei finanziatori, non il principale, di Eutelia ma non ha mai detenuto azioni e non ha mai determinato niente a proposito dei vertici di Eutelia stessa. Certo l’accostamento della banca a quest’azienda non ci ha fatto bene, come la presenza del sindaco di Mps titolo personale, negli organi di governo. Ma davvero noi non c’entriamo niente”. Si chiude dunque anche questo capitolo, peraltro mai aperto. Pur se il gruppo aretino delle telecomunicazione e il suo presidente Pizzichi sono alle prese, nella fase attuale, con ben altri problemi.

Ma gli ex dipendenti di Eutelia, ora Agile,  la pensano diversamente

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La rai di Torino in agitazione

Via Futura Il 5 marzo alle ore 13.30, in via Cernaia 33 a Torino, ci sarà una manifestazione dei giornalisti Rai per dire NO all’ipotesi di esternalizzazione dei settori tecnologicamente avanzati e dei settori amministrativi e finanziari dell’azienda. Sarà quindi organizzato una sorta di “girotondo” intorno al palazzo Rai, sede degli uffici amministrativi, davanti ad … Leggi tutto

Licenziata, in quanto sindacalista, ma il giudice le da ragione

In certe aziende si sfrutta la crisi per restaurare le prassi del ventennio fascista

Nel salotto buono, in piazza San Carlo. Lì, negli ovattati uffici di Intesa-Sanpaolo, secondo la Cgil e anche secondo il giudice, si consuma una sorta di persecuzione antisindacale. Una giovane donna, Cristina Burato, è dipendente di una azienda, la Fidelity, che svolge in appalto servizi di portineria nel prestigioso palazzo.
Lo scorso anno decide di iscriversi alla Filcams-Cgil – la categoria che si occupa dei più deboli nel mercato del lavoro come imprese di pulizia, addetti alle vendite, guardie giurate – e incomincia a parlare con i colleghi, a mettere in discussione orari e retribuzioni, a discutere con il contratto alla mano.

Dopo qualche mese – come racconta la segretaria della Filcams Elena Ferro – apre una breccia tra i suoi compagni e ne iscrive altri sei-sette. E a sua volta diventa delegata sindacale. Dice Ferro: «Tra mille peripezie riesce a fare qualcosa. Evidentemente dà fastidio». Dopo otto anni nello stesso posto viene spostata negli uffici di via Alfieri. Lavora da sola. E così la delegata rimane senza rappresentati e i lavoratori senza delegata. Con lei viene spostata una seconda lavoratrice, anche lei iscritta alla Filcams che però fa turni inversi a quelli di Cristina.

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