Da che pulpito

Aldo Forbice, il conduttore radiofonico che non zittisce mai i suoi acoltatori, pontifica (Via Alessandro Gilioli) «Tutto quello che vediamo nei siti Internet, sui blog, eccetera è veramente or-ri-bi-le! Non c’è nessuna possibilità di smentita e di correzione, le notizie passano in modo osceno, c’è il diritto di calunniare e tu non puoi rispondere. Insomma … Leggi tutto

Car sharing a confronto: il fenomeno Zipcar

Uno dei futuri possibili della mobilità urbana è il car sharing ovvero i servizi che permettono di condividere a pagamento automobili in città: buono per i privati ottimo per le aziende. Il servizio in Italia e a Torino decolla molto lentamente e macchinosamente, negli USA l’idea di Zipcar è diventata un grande successo che porta … Leggi tutto

Editoria in tempi di crisi: la lezione di Economist e Bild

Via Corriere.it

La vita è curiosa. Nel 2006 The Economist profetizzava, con pi­glio provocatorio, la scompar­sa dalle edicole dell’ultimo quotidia­no nel 2043. Ora la recessione accele­ra i processi. Molti quotidiani e setti­manali, travolti dal calo della pubbli­cità, vanno male. Ma The Economist Group no. Anzi, il 31 marzo 2009 ha chiuso il suo bilancio record. Quando diede l’allarme al resto dell’informa­zione, la Cassandra londinese dichia­rava ricavi per 218 milioni di sterline con un utile netto di 22. Adesso, gua­dagna 38 milioni su 313 fatturati. L’al­fiere della globalizzazione – lettura obbligata dell’iperclasse che trasvola sulle patrie – miete i suoi successi. Vende quasi 1,4 milioni di copie, il doppio di 10 anni fa, il quintuplo ri­spetto agli anni Ottanta. Dell’autorevolezza della testata, fondata nel 1843 da James Wilson, un sostenitore del free trade, si sa tutto. Rupert Pennant-Rea, già direttore ne­gli anni Ottanta, è stato vicegoverna­tore della Banca d’Inghilterra e ora presiede l’editrice. Negli anni Trenta, Luigi Einaudi, esule volontario dal Corriere espugnato dal fascismo, era il corrispondente dall’Italia. Si sa me­no, invece, dell’azienda.

The Econo­mist Group riunisce, attorno alla sto­rica ammiraglia, mensili specializza­ti, siti internet, l’Economist Intelli­gence Unit e il notiziario del Congres­so Usa, Roll Call, cui si è aggiunto Ca­pitol Advantage, comprato l’anno scorso per 21 milioni di sterline forni­ti senza battere ciglio dalle banche benché – circostanza insolita a oc­chi italiani – il gruppo abbia un pa­trimonio netto negativo e l’acquisita abbia solo avviamenti. La verità è che, dopo oltre un secolo di bilanci contenuti, la società ha co­minciato a fare tanti soldi. E a distribui­re agli azionisti perfino un po’ di più di quanto guadagni. Negli ultimi 4 esercizi, ha pagato dividendi per 152 milioni avendo realizzato 126 milioni di profitti. Una scelta non rara nel Re­gno Unito: il London Stock Exchange si regola allo stesso modo. E resa possi­bile dal flusso di cassa abbondante. Ai soci interessa meno, evidentemente, il valore della società. In base al prezzo indicativo dell’azione a bilancio, il gruppo vale 500 milioni di sterline, ma la società non conferma perché non tutte le azioni sono uguali e The Econo­mist Group non è quotato. Anzi, una struttura proprietaria curiosa. Il capitale è infatti formato da 4 ca­tegorie di azioni: 100 azioni senza di­ritti patrimoniali ai trustees, 22,68 mi­lioni di ordinarie pressoché senza di­ritti di voto (gli Agnelli ne hanno ap­pena comprate 50 mila, parecchie so­no destinate ai dipendenti), 1,26 mi­lioni di azioni speciali A in mano a una novantina di soci tra i quali Lynn Forester de Rothschild con il 19%, e poi i Cadbury e gli Schroeders, e altret­tante di classe B di proprietà del Fi­nancial Times, gruppo Pearson, che le ha acquistate nel 1928. I 4 trustees controllano i passaggi azionari e le no­mine al vertice del giornale e della so­cietà.

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70% di costi di struttura: ecco perchè l’editoria deve virare al digitale

Via LSDI

La natura della struttura dei costi dell’ industria dei giornali sta provocando le attuali sofferenze del settore,  che richiede invece una profonda trasformazione per ridurre i costi fissi e spostare all’ esterno la stampa. Sono i risultati di una analisi di Moody’s Investors Service, citata da Sfnblog.

La struttura dei costi attuale – spiega Sfnblog – vede mediamente il 14% dedicato alla creazione dei contenuti, il 16% alla vendita della pubblicità, mentre tutto il restante 70%  va a stampa, distribuzione e mantenimento della struttura aziendale. Moody’s vede in questo squilibrio la causa della mancanza di flessibilità del settore.

“Questa situazione è una eredità dell’ integrazione verticale fra il momento della creazione dei contenuti e la produzione e distribuzione dei giornali’’, ha spiegato John Puchalla, vicepresidente di Moody’s  e senior newspaper analyst, secondo un articolo del CoStar Group. Tra l’ altro, mentre i ricavi pubblicitari continuano a calare, la crescita dei costi di stampa sta creando dei grossi problemi di liquidità per i giornali.

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Le prime richieste di rettifica ex ddl sicurezza

Via Byoblu

Tralasciando la responsabilità, presunta o meno, dell’Ing.Frezza, che non è rilevante ai fini di questa discussione e sulla quale lo studio legale Marazzita & Associati ha già chiarito la sua posizione, prontamente pubblicata nell’articolo incriminato, nella diffida si legge che: «Lo stesso brano, con il medesimo titolo, è stato da Lei pubblicato sotto lo pseudonimo di “Byoblu” in altri siti web, tra cui http://hardcorejudas.tumblr.com, http://umanesimo.tumblr.com, http://gravitazero.tumblr.com, http://aubreymcfato.tumblr.com […] Con riserva di agire per le vie giudiziarie La invito, anche ai sensi dell’Art.8 della Legge n. 47/1948, a rimuovere immediatamente dal suo sito e dagli altri sopracitati il brano, ed a pubblicare tempestivamente la presente rettifica.»

Voilà. La frittata legale è servita! I nostri legislatori, con il DDL Sicurezza, stanno per applicare una legge del 1948, pensata per la carta stampata, al mondo di sessant’anni dopo, dominato dal TCP/IP, dai Feed RSS, dai Blog, dai Trackback, dai Social Network, dai forum di discussione, dalla cache dei motori di ricerca e da mille altre diavolerie. Lo studio legale mi chiede di rimuovere contenuti duplicati da altri, presenti su altre piattaforme, sui quali io non ho alcun potere nè alcuna responsabilità.

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Effetto funeral party di MJackson sulla rete

Via Gigaom

Michael Jackson’s memorial held today at the Staples Center in Los Angeles turned out to be one of the biggest online events ever, according to various reports. Akamai says that it was the second-largest day in terms of total traffic on its network. Akamai delivered more than 2,185,000 live and on-demand streams in both the Flash and Windows Media formats. Total traffic on the Akamai network surpassed a rate of more than 2 terabits per second during the memorial service. Akamai says that it delivered 548 Gbps of live and on-demand Flash streams utilizing Adobe Flash technology.

mjmemorialtraffic

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Michael Jackson memorial ceremony: rete intasata ?

Verso le ore 19 italiane si prevede un discreto intasamento mondiale di internet perchè moltissimi siti trasmetteranno in streaming dallo Staples Center di Los Angeles la cerimonia di commemorazione di Michael Jackson. Hanno annunciato che trasmetteranno l’evento: CBSNews.com,   TV.com, CNN , ABCNews.com , Fox News , Hulu , MySpace , Facebook

La Sicilia snodo vitale della rete veloce

Maurizio Molinari su Lastampa.it

Il commercio digitale del XXI secolo viaggia alla velocità della luce attraverso le fibre ottiche contenute in cavi sottomarini che collegano l’Estremo Oriente al Nordamerica passando per la Sicilia, con il risultato di trasformare l’isola nel tassello strategico più ambito dalle compagnie di comunicazione e più osservato dall’intelligence. Per avere idea del «grande gioco che si svolge attorno alla Sicilia» bisogna ascoltare gli addetti ai lavori. Kevin Summers, direttore del magazine «Submarine Telecoms Forum», stampato in Virginia, dice che «l’importanza della Sicilia per i cavi a fibre ottiche è simile a quella che ha per i militari perché si trova in mezzo al Mediterraneo ed è accessibile facilmente da ogni sponda».

Se fino agli Anni Ottanta i cavi sottomarini a fibre ottiche si diramavano soprattutto dal Nordamerica verso l’Europa il boom degli ultimi 20 anni dovuto alla crescita delle economie dell’Estremo Oriente ha portato a rivalutare l’importanza del Mediterraneo come area di transito fra Occidente e Oriente. Basta osservare la mappa dei due principali cavi che collegano la Cina all’Europa e quindi al Nordamerica: il Sea-Me-We 3 e 4. In un caso lo snodo siciliano è Palermo e nell’altro Mazara del Vallo. «Sono due aree che, sommate alla terza di Catania, consentono di portare velocemente i cavi dalla bassa profondità alla superficie con costi ridotti» spiega Jonathan Wright, che ha studiato a fondo la mappa dell’isola per «Interoute» la società internazionale che sta lavorano per creare un nuovo collegamento sottomarino fra la baia di St Paul a Malta e Mazara del Vallo.

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La nuova resistenza da internet

Via Lastampa.it «Dai blog ai social network fino al recentissimo, e già quasi invecchiato, sistema twitter, sempre di più oggi l’informazione è il prodotto di una comunicazione continua e collettiva a livello mondiale». Ne è convinto il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti, che nella sue relazione annuale al Parlamento … Leggi tutto

I forzati del web atterrano sul pianeta dell’informazione

Via LSDI ’’OS, Operai Specializzati’’, ‘’forzati’’ dell’ informazione, ‘’pakistani del web’’: le immagini usate qualche giorno fa da Xavier Ternisien su le Monde per descrivere i giornalisti dei siti web*  sembrano a Benoit Raphael – un acuto osservatore francese di quello che accade nell’ online – una semplificazione eccessiva e una forzatura caricaturale della situazione … Leggi tutto