Qualche numero sull’immigrazione in italia
Dossier immigrazione 2013 from Vittorio Pasteris
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Dossier immigrazione 2013 from Vittorio Pasteris
Venerdì 10 giugno inizia su RAI 3 Radici: quattro viaggi, quattro storie, alle origini dell’immigrazione in Italia di e con Davide De Michelis che è un ottimo giornalista, una persona straordinaria e un caro amico. Un viaggio nel mondo dell’immigrazione – quella regolare, quanto silenziosa. Un viaggio in direzione contraria, alle radici di una persona: … Leggi tutto
Via Leggo Il Perù ha vinto la quarta edizione di Balon mundial, la coppa del mondo dei migranti. Ieri pomeriggio, alla Colletta, i sudamericani hanno superato 2-1 i campioni in carica del Senegal in una finale spettacolare, decisa nei supplementari: al gol del senegalese N’Daye hanno risposto Donaire e Cabrera, per la gioia della torcida … Leggi tutto
Said, Anca, Asnaa, Jetmir, Russel, Fei Li, Robert. Sono loro i nuovi «mezzibusti» della Torino multietnica. Ragazzi fra i diciannove e i venticinque anni, da Marocco, Egitto, Romania, Albania, Cina, Filippine, Perù, che per la prima volta si mettono davanti a una telecamera per realizzare una serie di notiziari rivolti agli stranieri. Il progetto, realizzato dal Comune con il servizio civile volontario per giovani immigrati, prevede sette notiziari in sette lingue diverse una volta alla settimana. Arabo, cinese, albanese, romeno, filippino, spagnolo, per raggiungere il più vasto numero possibile di spettatori stranieri.
Cesare Martinetti su Lastampa.it
La rivolta di Rosarno è scoppiata nelle stesse ore in cui il ministro dell’Interno, a distanza di pochi chilometri, discuteva con i responsabili dell’ordine pubblico in Calabria la risposta dello Stato alla bomba esplosa contro la procura. Una coincidenza casuale ma davvero simbolica che nella saldatura tra l’emergenza cronica chiamata mafia (‘ndrangheta, camorra, ecc.) e la nuova emergenza che si chiama immigrazione ci consegna all’inizio di questo 2010 un’agenda sociale drammatica. Quello che sta accadendo a Rosarno in queste ore ci riguarda tutti: il nostro quartiere, le nostre periferie, a Sud e a Nord, interroga la nostra coscienza di cittadini, sfida l’intelligenza e mette alla prova quello che si chiamava il sentimento democratico. Non è un problema solo italiano. Una rivolta del tutto analoga a quella di Rosarno è scoppiata qualche mese fa a Calais, nel Nord della Francia, da dove le bianche scogliere di Dover appaiono come un miraggio alle migliaia di migranti (soprattutto afghani, pakistani, iracheni) che premono per sbarcare in Gran Bretagna. Gli ammiratori acritici di quanto avviene al di là delle frontiere vadano al cinema a vedere «Welcome» di Philippe Lioret: avranno di che meditare su come la questione rappresenti un rompicapo per ogni governo, compreso quello del muscolare Sarkozy che ha trasformato in reati anche i piccoli gesti di solidarietà verso i clandestini senza aver disinnescato le polveriere sociali disseminate nelle banlieues francesi. È anche per questo che appare particolarmente irritante la litania tutta italiana del rinfaccio di responsabilità tra destra e sinistra, governo e non governo perché le responsabilità vanno equamente distribuite nel corso degli anni. Altra cosa è il confronto su quanto sta accadendo a Rosarno: accusare di clandestinità dei poveracci che accettano condizioni di vita disumane per svolgere lavori che gli italiani non vogliono più fare non ci sembra la strada migliore.
Si chiama Joliet, è una città a circa 60 chilometri a sud ovest di Chicago nell’Illinois. E’ la città dello stato dell’Illinois con maggiore tasso di crescita demografica negli ultimi anni, e una di quelle a maggiore crescita negli USA. Ed è la città degli Stati Uniti con maggiore presenza di immigrati dalla amata Villareggia.
L’ondata migratoria che ha investito il nostro paese negli ultimi anni non ha tolto lavoro agli italiani, ma ha aumentato le possibilità di occupazione per i cittadini del nostro paese, se non altro quelli più istruiti che mirano a posti di gestione e di amministrazione rispetto alla massa di stranieri con mansioni tecniche ed operaie e per le donne che, grazie a badanti e baby sitter, riescono a poter far fronte agli impegni fra famiglia e lavoro. A evidenziare la situazione è uno studio della Banca d’Italia dedicato al fenomeno immigrazione e contenuto nel rapporto sulle economie regionali del 2008 che afferma come “la crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazioni per gli italiani” e in cui si evidenzia “l’esistenza di complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne”.
Putroppo gli italiani di un certo tipo non ricordano la storia degli italiani nel mondo (Via RaiNews24) Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al … Leggi tutto
Luca Ricolfi su Lastampa.it
L’astrattezza, prima di tutto. Astrattezza vuol dire non voler vedere la dimensione pratica, concreta, materiale di un problema. Se non fossero ammalati di astrattezza i dirigenti del Pd capirebbero che il problema dell’Italia è che attira criminalità e manodopera clandestina più degli altri Paesi perché non è in grado di far rispettare le sue leggi, e che l’unico modo di scoraggiare l’immigrazione irregolare è di convincere chi desidera entrare in Italia che può farlo solo attraverso le vie legali. A questo serve il «respingimento», ma a questo serviva anche la norma che prolunga da 2 a 6 mesi la permanenza nei centri di raccolta degli immigrati (i vecchi Cpt, ora ridenominati Cie), una norma necessaria ma ottusamente combattuta dall’opposizione. Senza il respingimento (in mare) i trafficanti di immigrati continuerebbero a scaricarli sulle nostre coste, senza il prolungamento dei tempi di permanenza (nei Cie) l’identificazione sarebbe perlopiù impossibile, e continuerebbe la prassi attuale, per cui il clandestino viene trattenuto qualche settimana e poi rimesso in circolazione senza possibilità di riaccompagnarlo in patria. Io capisco che si possano avere seri dubbi sulle cosiddette ronde, o sui medici-spia (denuncia dei malati clandestini) o sui presidi-spia (denuncia dei genitori clandestini di bambini accolti nelle nostre scuole), e io stesso ne ho molti. Ma non capisco il rifiuto pregiudiziale di provvedimenti di puro buon senso, la cui unica funzione è di ristabilire quello che tutti i governi degli ultimi vent’anni avevano sbriciolato, ossia un minimo di deterrenza. Tra l’altro questo è uno dei pochi punti fermi degli studi sulla lotta al crimine: minacciare pene più severe serve pochissimo, quel che serve è rendere credibile la minaccia.
UPDATE: L’amico di Gilioli ha ritrattato la sua versione Una brutta brutta brutta storia in un potenziale paese civile Ottenuto il regolare visto, dunque, S.T. è arrivato questa mattina a Fiumicino. Alla dogana, ingresso per i non comunitari, i poliziotti di frontiera l’hanno ovviamente fermato e gli hanno chiesto i documenti, tutti perfettamente in regola. … Leggi tutto