Continua la maledizione del Grinzane

Ora ci vuole una terza asta (via Lastampa.it)

L’affaire Grinzane salta di nuovo: nulla pure la seconda asta. Entro fine mese sarà indetta una nuova gara, come ha deciso ieri il tribunale di Torino. Era il 15 dicembre. Presso lo studio del notaio Giovanna Ioli (per la seconda volta nel giro di un mese) la Fondazione Lattes vinceva per 336 mila euro tutto il bottino che fu un tempo di Giuliano Soria. Asta vinta a tavolino per mancanza dell’altro contraente, Gianni Aringoli della romana fondazione Epoké.

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Un nuovo pasticcio per il Grinzane

Via La Stampa.it

Nella giornata trionfale del Salone del libro si materializza ancora il fantasma del Grinzane Cavour. C’è stata la seconda asta dei beni dell’associazione, che per la seconda volta sono andati alla Fondazione Lattes; ma il grande rivale, Gianni Aringoli, patron del premio Capalbio, minaccia ricorsi, dopo aver mancato in modo clamoroso e anche un po’ rocambolesco l’appuntamento con il liquidatore. Il Salone ha avuto il tempo di presentare l’edizione 2010 (Paese ospite l’India) oltre ai risultati clamorosi di una ricerca sul suo ritorno economico, e subito il pendolo della giornata si è spostato dal notaio Giovanna Ioli. Si doveva assegnare al miglior offerente ciò che è rimasto del Grinzane: la biblioteca, l’archivio, un immobile ma non i marchi, perché requisiti dal tribunale che giudica i fratelli Soria, e l’esito pareva scontato.

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Si fanno i conti sul Grinzane

Perizia sulle fatture del Premio (via Lastampa.it)

Lo scandalo sul premio Grinzane Cavour – che a marzo portò all’arresto del patron Giuliano Soria e del fratello Angelo, funzionario regionale – si arricchisce di una perizia tecnica. Servirà a stabilire il costo reale dell’Orangerie a Costigliole d’Asti, realizzata dallo chef Bruno Libralon – fondatore dell’ Icif (talian Culinary Institute for Foreigners) – l’unico ancora in carcere. O meglio, la perizia punta a dimostrare alla procura torinese che i soli spesi furono i 2 milioni stanziati dalla Regione e non i 500 mila, come risulta dalle fatture.

Tutto per convincere i magistrati che quelle fatture non sono false. Almeno questo nelle intenzioni del difensore di Libralon. L’avvocato Claudio Strata confida, infatti, negli esami dello studio torinese degli ingegneri associati «Angelino» per rafforzare la richiesta di scarcerazione. «La chiusura delle indagini da parte dei pm non ha addebitato al mio assistito altri capi d’imputazione – spiega – che restano quelli di peculato, truffa, malversazione e frode fiscale. Ho chiesto un nuovo interrogatorio, che avverrà giovedì. Dimostreremo che quelle fatture non sono false: i lavori per la costruzione dell’Orangerie sono stati pagati in parte in nero e alcune fatture devono ancora essere emesse. I calcoli degli ingegneri, inoltre, proveranno che 500 mila erano del tutto insufficienti a pagare l’attività svolta».

Bruno Libralon, intraprendente titolare di ristoranti ha rilanciato il suo nome nel mondo grazie alla sua creatura, l’Icif appunto. Una scuola di cucina destinata agli stranieri per celebrare nel mondo l’ars gastronomica piemontese. Con sedi in Brasile e Cina e una location faraonica a Costigliole d’Asti: prima nel Castello, poi nell’Orangerie edificata poco più in basso, dove c’era il tennis del castello. L’inchiesta condotta dai pm Stefano Demontis, Valerio Longi, Gabriella Viglione e dall’aggiunto Pietro Forno, in collaborazione con la Guardia di finanza, ipotizza che per quel cantiere Libralon ottenne dalle casse regionali denaro intascato e mai utilizzato. Nel precedente interrogatorio si avvalse della facoltà di non rispondere, giovedì invece offrirà la sua versione dei fatti.

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9 indagati per lo scandalo Grinzane

Via Lastampa.it Stop, fine. Sono state chiuse le indagini sullo scandalo del premio Grinzane Cavour, esploso lo scorso marzo con l’arresto dell’ex patron Giuliano Soria. Quasi 4 milioni di euro l’addebito che gli è stato contestato per la «disinvolta» gestione dei soldi pubblici spesi in acquisti personali, come quello per l’alloggio. Nove gli indagati in … Leggi tutto

Primi segni di rinascita del Grinzane

Via Lastampa.it A nove mesi dal ciclone giudiziario, la vicenda del Grinzane Cavour è giunta a una svolta. Il Premio che rischiava di scomparire, travolto dallo scandalo che tra marzo e giugno aveva anche portato in carcere il suo inventore e padrone assoluto per 27 anni, Giuliano Soria, risorgerà dalle sue ceneri. Da ieri è … Leggi tutto

Grinzane gnam

Via Lastampa.it Va in carcere anche lo chef che ha inventato l’Italian culinary institute for foreigners, più noto negli uffici della Regione Piemonte con l’acronimo di Icif: là, bussando a più direzioni, Bruno Libralon ha ottenuto sostanziosi contributi pubblici per «celebrare» nel mondo l’ars gastronomica piemontese. Il suo referente principale era Angelo Soria che l’ha … Leggi tutto

Arrestato anche Angelo Soria

Una nuova perla della culturopoli sabauda Angelo Soria, fratello dell’ex patron del Premio Grinzane Cavour, Giuliano, è stato arrestato ieri sera dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Torino. Ex responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Piemonte e trasferito ad un altro incarico dopo l’apertura dell’inchiesta della Procura di Torino, è accusato di … Leggi tutto

Tutti a casa

Via Repubblica

Licenziati e senza l´ultimo stipendio. Quello che più temevano i lavoratori del premio Grinzane Cavour si è avverato. Lunedì il liquidatore dell´associazione, il commercialista Enrico Stasi, ha convocato negli uffici di via Montebello le 13 persone che da anni lavoravano lì – 5 assunti a tempo indeterminato, 8 contratti a progetto – e ha annunciato che il loro incarico era sospeso con effetto immediato. E ha aggiunto che nelle casse del Grinzane non c´erano i soldi né per pagare i loro stipendi di marzo, né per i Tfr, che per qualcuno, che negli uffici di via Montebello lavora da 18 anni, sono consistenti.

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La Torino da imbucarsi

Massimo Numa su Lastampa.it Gli inquirenti hanno sequestrato, nell’agenzia di viaggio di Santa Rita, i borderò delle trasferte mondiali e locali; dal data-base dell’amministrazione sono stati estratti rendiconti e fatture di alberghi e di un prestigioso auto-noleggio di Torino per ricostruire anche questo aspetto. I regali e i «piaceri» personali di Soria a questa piccola … Leggi tutto

La Quaresima del Grinzane

Rocco Moliterni su Lastampa.it

Le dimissioni di Soria aprono una fase nuova nella vicenda Grinzane. E anche la decisione dell’assessore Oliva di «congelare» per un anno il premio (decisione fuori tempo massimo: la mattina in cui arrestavano Soria, il suo assessorato sollecitava le pratiche per un nuovo finanziamento di 730 mila euro). Così se il fiume di finanziamenti pubblici si arresterà il premio si troverà a vivere una salutare Quaresima. Una Quaresima utile a tutti per riflettere se un’istituzione di questo tipo abbia ancora senso e cosa si possa fare perché in futuro non crescano più simili «mostri» (se è vero quanto trapelato in questi giorni si arrivava al punto che talora non essendo numerosi i partecipanti a demenziali concorsi per le scuole, tipo «scrivi il paesaggio dell’olio», presumibilmente lanciati solo per ottenere ulteriori finanziamenti, era il premio stesso a far scrivere a collaboratori compiacenti testi da inviare). La mia ipotesi è che la crescita ipertrofica del Grinzane abbia un’origine  e responsabilità politiche precise: è figlia del modello di gestione bipartisan della cultura varato negli Anni 90, al tempo delle giunte Ghigo. Allora il potere era in mano da un lato a Leo, assessore alla cultura di centro-destra, e dall’altro a Vanelli, l’attuale patron della Venaria, potente direttore dei beni culturali (ex pci approdato in Regione ai tempi di Giovanni Ferrero Vanelli era il plenipotenziario per la cultura del centro sinistra).

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Trema la Torino VIP con la coscienza sporca

Questa mattina il primo interrogatorio di Soria: negherà i fatti imputatigli o chiamerà altri a correi ?

Nel frattempo spunta il super schedario di vip, politici, banchieri, attori, chef, giornalisti …

Massimo Numa su Lastampa

Quindicimilaquattrocentosettancinque schede di Vip, politici di altissimo livello, amministratori locali e non. Poi industriali, banchieri, attori, attrici, cantanti, grandi e piccoli chef. E tanti, tantissimi giornalisti. Carta stampata, le tre Reti Rai, Mediaset, le tv regionali. Direttori, capo-redattori, cronisti, collaboratori sino ai corrispondenti del paesino più sperduto della Langa o del Monferrato. Gigantesco data-base. Ci sono i numeri di telefono, casa, ufficio, cellulari personali. Poi gli indirizzi. Se il soggetto fa parte della «sua» cerchia, il professore aggiungeva di suo pugno, o attraverso i suoi fedelissimi, sintetiche note personali. Tipo: «….conosciuto da Soria alla cena di X, ottobre 2008….La moglie è Y, la figlia lavora a Z…». Nemmeno dopo la morte del titolare, la scheda viene cancellata. Al fianco del nome, viene aggiunto «deceduto» ma tutto il resto rimane. Compresi i contatti personali del defunto. Quando il vip è veramente vip, vicino al numero «riservatissimo» del cellulare, faceva aggiungere frasi tipo «personalissimo Soria», «riservato Soria», «solo per Soria», «uso esclusivo di Soria». Degli amici ha tutti gli indirizzi: città, montagna, mare. Ne elenca diligentemente le abitudini e anche i nomi dei congiunti più stretti. Non si sa mai, servissero per un regalo o per un invito a un galà.

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Il sonno della Regione genera mostri

Maurizio Tropeano su Lastampa.it

C’è chi ha parlato di «sonno della Regione che genera mostri». Una sintesi giornalistica che riassume la domanda che in tanti si sono fatti in questi anni: chi doveva fare i controlli sul presidente dell’associazione Premio Grinzane di Cavour che da 28 anni riceve cospicui finanziamenti pubblici? Già i controlli. L’attuale presidente, Mercedes Bresso, si sforza di ripetere che «un’amministrazione pubblica non ha compiti di polizia» anche se per quanto «nei nostri poteri i controlli dovuti li abbiamo svolti. Chissà se il governo avrà fatto lo stesso». Già, perché i fondi per il Grinzane sono arrivati anche da Roma (dalla presidenza del Consiglio e dai ministeri dei Beni culturali e della Sanità) da altre regioni come Liguria, Puglia e Molise. E poi da province e comuni e da Fondazioni bancarie, la Crt di Torino in primis. Insomma tanti «mecenati», così li definiva Soria, ma pochi controllori perché l’Associazione senza fini di lucro non è sottoposta al controllo pubblico e «nessuno poteva sapere quanti contributi venivano dati da altri enti», spiega la Bresso. Soprattutto solo «gli investigatori possono capire se una fattura è falsa oppure no». Detto questo però, c’è da chiedersi, e lo fa Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo regionale del Pd, «perché in questi anni siano lievitati i premi e i relativi contributi. E perché gli uffici non siano stati in grado di verificare la congruità dei ricchi proventi e dei consuntivi riconosciuti».

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