Walzer estivo di poltrone giornalistiche

Via Dagospia (praticamente l’unico sito che cerca notizie … )

Il terremoto è appena iniziato: come dago-anticipato, tra i rosicamenti di Feltri, il direttore a pallini di “Libero” se ne va con Sallusti condirettore e l’amministratore Di Giore, ritorna a far casino a “Il Giornale”.

Chi andrà a prendere il posto del permalosissimo orobico infeltrito – che aveva di certo qualche motivo di rompere con l’editore Giampaolo Angelucci? Il vice direttore del giornale, il para guru Paragone? Nisba. Trombato in Rai, trombatissimo anche su carta. Il toto-nomime fa un nome invece, davvero interessante: Franco Bechis. L’unico che può sparare ogni giorno un editoriale ad alto tasso di populismo incazzato modello Feltri, ma che a differenza del Vittorio a pallini ha nel cassetto tutte le notizie per rendere bombastico il quotidiano (e Minzo ha fatto di tutto pur averlo al suo fianco al Tg1).

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Il condono anche per i reati di abusivismo giornalistico

Via Franco Abruzzo

I Ministeri vigilanti hanno approvato la delibera adottata dall’Inpgi il 13 maggio scorso riguardante il condono. Le aziende avranno sei mesi di tempo per  presentare la relativa istanza. Oggetto del provvedimento di condono potranno essere le irregolarità contributive determinatesi fino al 30 aprile 2009, già accertate e contestate dall’Istituto ovvero denunciate spontaneamente dalle aziende.

Potranno formare oggetto di condono anche le situazioni per le quali risultino pendenti controversie in sede amministrativa o giudiziale (in qualunque stato o grado di giudizio). Le Aziende potranno condonare anche debiti contributivi  rateizzati in corso di pagamento, limitatamente all’importo delle rate non ancora scadute alla data di presentazione della domanda di condono. L’ultima sanatoria  attuata dall’Inpgi risale al 2004. Le aziende interessate furono circa 167 per un totale di contributi pari a circa 13,5 milioni di euro  e circa 4,1 milioni di euro a titolo di sanzioni civili.

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Continua la caduta libera dei giornali cartacei

Via Pazzo per Repubblica Secondo i dati trasmessi dagli editori alla Fieg, il mese di giugno si conferma negativo per le diffusioni dei quotidiani. Nonostante il clamore per i festini a Villa Certosa e Palazzo Grazioli, La Repubblica (che ha seguito giorno per giorno le note vicende che hanno visto coinvolto il presidente del Consiglio) … Leggi tutto

70% di costi di struttura: ecco perchè l’editoria deve virare al digitale

Via LSDI

La natura della struttura dei costi dell’ industria dei giornali sta provocando le attuali sofferenze del settore,  che richiede invece una profonda trasformazione per ridurre i costi fissi e spostare all’ esterno la stampa. Sono i risultati di una analisi di Moody’s Investors Service, citata da Sfnblog.

La struttura dei costi attuale – spiega Sfnblog – vede mediamente il 14% dedicato alla creazione dei contenuti, il 16% alla vendita della pubblicità, mentre tutto il restante 70%  va a stampa, distribuzione e mantenimento della struttura aziendale. Moody’s vede in questo squilibrio la causa della mancanza di flessibilità del settore.

“Questa situazione è una eredità dell’ integrazione verticale fra il momento della creazione dei contenuti e la produzione e distribuzione dei giornali’’, ha spiegato John Puchalla, vicepresidente di Moody’s  e senior newspaper analyst, secondo un articolo del CoStar Group. Tra l’ altro, mentre i ricavi pubblicitari continuano a calare, la crescita dei costi di stampa sta creando dei grossi problemi di liquidità per i giornali.

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Gli esuberi dei giornali: riassunto

via Blitzquotidiano

Dopo settimane di voci, indiscrezioni e  soprattutto numeri approssimativi, sembra delinearsi un quadro completo sulla stagione dei tagli che coinvolgerà le principali testate italiane. Fra pensionamenti, prepensionamenti e mancati rinnovi ecco le cifre dell’autunno caldo della stampa italiana, come riporta il sito Affari Italiani.

La cura dimagrante al gruppo Rcs comprende i 90 esuberi al della Sera, cui si aggiungono le 180 unità in meno previste per il gruppo spagnolo  Unedisa, controllato dall’editrice del .

Fra i primi a varare un piano di ristrutturazione è stato , poco dopo l’insediamento del nuovo direttore Mario Calabresi: il quotidiano della Fiat dal 1 settembre entrerà ufficialmente in stato di crisi per due anni. Il quotidiano torinese prevede di portare l’organico giornalistico al di sotto delle 190 unità: 26 i pensionamenti (ordinari) già concordati, cui si aggiungeranno altri 34 prepensionamenti volontari dopo il 1° settembre.  Previsto anche il taglio di 76 poligrafici, sfruttando le nuove tecnologie che consentono di affidare direttamente ai redattori le funzioni di impaginazione.  La strategia complessiva della società – scrive Italia Oggi – comporterà anche uno spostamento di pesi sulla parte multimediale e la chiusura del settimanale Specchio, il cui ultimo numero uscirà a luglio.

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Pillole per vendere più giornali

Via GiornalismoBlog Regalare pillole ai lettori del quotidiano. E’ l’ultima frontiera dei gadget in allegato ai giornali, studiata per cercare di incrementare le vendite di un prodotto sempre meno popolare tra gli italiani. L’idea è venuta a “Il Tempo”, quotidiano romano che da venerdì scorso ha iniziato a offrire ai propri lettori un integratore alimentare … Leggi tutto

Assolto Pino Maniaci

Via Articolo 21 Pino Maniaci, il cronista antimafia di Partinico, animatore di Telejato e’ stato assolto dal giudice monocratico di Partinico dall’accusa di esercizio abusivo delle professione “perche’ il fatto non sussiste”. Il giudice Giacomo Barbarino ha fatto valere da una parte l’articolo 21 della Costituzione che sancisce la liberta’ di espressione e, dall’altra,  la … Leggi tutto

Vedere le grandi transizioni dal vivo

sunsetIeri sono stato testimone a latere dell’assemblea sindacale di uno dei maggiori quotidiani italiani. Un incontro in cui si chiedeva di ratificare un piano di ristrutturazione finalizzato a ridurre di più di 130 in totale  i lavoratori nell’arco di due anni. Un piano mai visto di tali dimensioni, dato che i passivi in passano erano risanati  da un noto imprenditore italiano del settore delle automobili morto da tempo.

L’atmosfera era pesante, palpabile, triste oltre che preoccupata. Sembrava davvero la fine di un era, un momento di transizione importante. Numeri pesanti ed addii simbolici e concreti.

Sono oramai 15 anni che noi vecchi lupacchiotti della rete profetizziamo  questa progressiva e inesorabile contrazione dei cosiddetti media tradizionali. Ma a vedere i fatti dal vivo ci si sente un po’ stringere il cuore umanamente. Nonostante nel passato e purtroppo nel futuro un certo sistema dei media tradizionali continui a cercare di vessare quelli che lottano per difendere i principi sani dell’informazione e coloro che cercano di rinnovare il sistema dell’informazione in Italia.

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