I giornali che un tempo amplificavano i colpi di tosse dei pidocchi

Via FasiPress

Quattro ragazzi provenienti dalle scuole di giornalismo (due da Urbino e due da Salerno) vengono inviati a Roma, al quotidiano diretto da Concita de Gregorio, dovranno stare lì per due mesi. Carichi di speranza, i primi giorni trascorrono sull’onda dell’entusiasmo, con l’occasionale gratifica di qualche articolo firmato. Ne ammazza più la penna che la spada, diceva qualcuno, figuriamoci se quella penna, nelle mani di un giovane e inesperto scudiero, si azzarda financo a firmare i propri delitti. Il cdr insorge contro il nemico : “un giornale in crisi – tuona – non può prendere stagisti, e la deroga dell’Ordine, in questo senso, a niente vale”. Niente firma e tutto risolto dunque? Nient’affatto, il cdr pensa bene di precisare che i giovani non possono nemmeno accedere al programma informatico di produzione del giornale. Da qui inizia una sorta di romanzo kafkiano per i giovani scudieri della penna: redattori che li accusano di essere entrati abusivamente, continue “ronde” di controllo da parte del cdr (non sia mai che venissero meno all’obbligo di nullafacenza).

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Ordine dei Giornalisti 2010: qualche riflessione pre elettorale

Abbiamo cercato di fare un po’ di trasparenza per capire e far capire chi siano i potenziali candidati per le Elezioni dell Ordine dei Giornalisti Piemontesi. Domani ci saranno le votazioni. Che serve per salvare il giornalismo piemontese ? Qualche spunto di riflessione per capire.

  • I giornalisti sono sempre più un mondo diverso e sfaccettato che solo nel confronto, e ben venga nello scontro, possono trovare un futuro. Cercare soluzioni unitarie è solo un tentativo per fare plebisciti che difendano i soliti noti.
  • Sono le elezioni di un Ordine professionale non di un sindacato: ci vuole onestà umana e intellettuale per salvare una professione vilipesa dai suoi stessi iscritti e per salvare l’informazione in Italia. Si tratta di comprendere e fare propria l’appartenenza ad un un ordine professionale non di avere un tesserino da giornalista.

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Nuove forme organizzative del lavoro giornalistico

Via il Barbiere della Sera

La contestata vicenda dei prepensionamenti “forzati” porta però ad altre interessanti conclusioni sulla nuova forma di organizzazione del lavoro che si sta creando a Repubblica, e che potrebbe presto applicarsi ad altre testate. Un nucleo di colleghi relativamente giovani e poco costosi, preferibilmente quarantenni, sta prendendo in mano le redini della macchina. Mentre gli ex, grazie ai contratti di collaborazione, in molti casi possono svolgere un ruolo importante di copertura qualificata delle notizie, soprattutto laddove ci vuole una certa esperienza, conoscenza dei settori e frequentazione delle persone.

In altre parole, Repubblica sta creando un “apparato giornalistico esterno”, poco pagato perché “protetto” da un minimo pensionistico ma anche molto efficiente e preparato, e facilmente utilizzabile perché si è formato in azienda.

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L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, precario (e sottopagato)

Via Francesca Ferrara

Un blog, Il lavoro nobilita il portafoglio, fonte degli annunci di lavoro con remunerazioni non a norma e cinque fogli, che denunciano, regione per regione, la condizione economica in cui versa lo status del collaboratore.

“Vergogna” e “ResponsaBilità” sono le due parole, in nome della Libertà di Stampa e della Dignità professionale, emerse stamane al tavolo di confronto a cui hanno partecipato il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni e l’On. Antonio Borghesi dell’IdV.

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Gli editori smascherati o quasi: si fa largo l’idea di non dare finanziamenti a quelli che fanno i furbi

Oggi è stata presentata all’Ordine Nazionale dei Giornalisti una semplice ricerca su quanto sono pagati e sfruttati i giornalisti freelance da alcune testate nazionali. La ricerca riporta i compensi lordi pagati dalle testate, quando disponibile i tempi di pagamento e il contributo statale annuale alla testata. La ricerca non riporta nessun dato relativo a testate piemontesi dove evidentemente non esistono irregolarità o molto più facilmente nessuno ha avuto il coraggio di raccontarle.

Durante la presentazione è stata rilanciata l’auspicabile idea, che deve diventare legge, che non ricevano sussidi gli editori che hanno compiuto azioni illegali di sorta per sfruttare i giornalisti.

Un bollino blu” per dire all’opinione pubblica che quelle testate rispettano il lavoro dei giornalisti. E’ la proposta che Giorgia Meloni, ministro per la Gioventù, ha lanciato nella sede dell’Ordine nazionale in occasione della presentazione della ricerca “smascheriamo gli editori”, conclusione di un precedente studio messo a punto dal gruppo dei free lance nell’aprile del 2009.

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La piaga dei falsi corsi da giornalisti

Via l’Espresso

Diventare giornalisti in un giorno. Lo promette una locandina in bella mostra in un bar lungo la centralissima via Roma, sospesa tra i Quartieri Spagnoli e i Palazzi del potere napoletano. Prezzo modico: solo 50 euro «per le pratiche di segreteria». Ai formatori bastano – dicono loro – quelle poche ore per capire chi è più dotato, chi potrà cioè accedere al corso vero e proprio, a numero chiuso. «Un’occasione irripetibile: la mia occasione», pensa il giovane studente appena diplomato: due anni, 35 ore settimanali, teoria e pratica, soprattutto la pubblicazione degli 80 articoli per iscriversi all’albo dei pubblicisti. Tremila euro e nemmeno all-inclusive. Perché non solo non si viene pagati per i servizi pubblicati su una testata collegata alla scuola di formazione, com’è invece buona norma. Ma bisogna sborsare di tasca propria la ritenuta d’acconto, cioè le tasse da versare all’erario per dimostrare di aver percepito reddito per quelle prestazioni. Altrimenti, addio iscrizione all’Albo dei pubblicisti.  È una delle tante proposte che a Napoli offrono corsi full-immersion, semestrali o biennali ai tanti giovani che inseguono il sogno di diventare cronisti.

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