Le (non) dimissioni Mentana raccontate in ordine cronologico

Arianna (Ciccone) sta raccontando con Storify tutta la vicenda delle dimissioni o meno di Mentana dalla direzione de La7 … Se ne va perché denunciato dal sindacato e dal comitato di redazione per comportamento antisindacale. Ma il sindacato smentisce e anche l’azienda smentisce di aver ricevuto le dimissioni. E intanto il titolo crolla in borsa…

Wolfgang Achtner si candida alla direzione del TG1: il direttore tecnico che serve

Ricevo e pubblico. Per quelli che non sapessero chi è Wolfgang Achtnerun breve CV di Wolfgang

Caro Vittorio,  Ti scrivo per informarti che ho deciso di avvisare il CdA della Rai che sono disponibile ad accettare l’incarico di direttore del TG1.

Credo di avere le carte in regola per questo incarico: sono indipendente politicamente, la mia carriera di giornalista televisivo include oltre vent’anni di esperienza con alcune delle principali testate giornalistiche televisive mondiali tra cui l’ABC News, la CNN e la Press TV, sono uno dei pionieri del videogiornalismo – il giornalismo televisivo praticato da un giornalista che effettua da solo le riprese per i suoi servizi sul campo – e autore di numerosi documentari d’attualità. Inoltre, ho una notevole esperienza nel campo della formazione: sono l’autore dell’unico testo accademico sul giornalismo televisivo in italiano e, oltre ad essere stato titolare di corsi universitari, ho gestito corsi di formazione per videogiornalisti e sulla comunicazione televisiva per il Gruppo Espresso e altri importanti aziende italiane.

Nel momento in cui un nuovo governo è al lavoro per salvare il Paese, sono convinto che un buon esito dipenda da una consapevole partecipazione dei cittadini italiani e questo richiede una buona informazione, in particolar modo televisiva, che attualmente non c’è. Per cui, ritengo che sarebbe indispensabile offrire agli italiani quello che in questo Paese è sinora sempre mancato: un telegiornale pubblico comparabile per qualità giornalistica e tecnica ai migliori telegiornali internazionali, come la BBC, la CNN, o Al Jazeera International, tanto per fare alcuni esempi.

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L’oggi da sostenere dei giornalisti onesti (ce ne sono) non giovani

Via Stefano Tesi

A trent’anni sei ancora in tempo a cambiare vita e mestiere, a cinquanta no. A trent’anni puoi pensare solo a te stesso e contare sull’aiuto, almeno morale, dei genitori. A cinquanta, no: ben che vada, hai una famiglia da mantenere. Non puoi riciclarti. Non puoi reinventarti. Ne sai e ne hai viste troppe per cadere nelle lusinghe del cosiddetto “lavoro più bello del mondo” (variante del più celebre “sempre meglio che lavorare“), ma neppure puoi permetterti di rassegnarti ed affogare. La tua professionalità è un handicap. il tuo disincanto è una zavorra. La tua conoscenza del giornalismo e del suo mondo è un ostacolo. Se perdi il lavoro sei morto, ma spesso lo mantieni solo per non far fallire l’editore che non ti paga. Paradossi non dissimili da quelli dei principianti che, credendo di lavorare, lo fanno in perdita e in pratica finanziano il giornale prestando la loro opera gratis.
La pensione è una chimera alla quale, primo, mancano quindici anni (e non entriamo nel merito dell’aumento dell’età minima) e, secondo, che non si sa mai bene se la prenderai e quanto ti darà. Nel caso dei freelance, poi, è peggio: già si sa che sarà una miseria.

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L’Italia la terra del giornalismo servile

Via lettera 43 L’Italia è un Paese abituato al giornalismo servile. E i pochi professionisti coraggiosi che si lanciano in inchieste o critiche fuori dal coro, finiscono per diventare vittime delle vendette politiche. Lo pensa Milena Gabanelli che, ospite di ’24 Mattino’ in vista della ripresa del suo programma Report, da domenica 23 ottobre in … Leggi tutto

Omissioni di atti giornalistici

Negli scorsi giorni molti giornali e molti giornalisti ed editorialisti di testate “importanti” (immeritatamente) hanno denunciato sdegnati con toni forti i problemi di dissesto geologico del paese Italia. La domanda sorge spontanea: gli stessi giornali e giornalisti ed editorialisti perchè in passato non hanno dedicato prima del disastro inchieste, editoriali, analisi sui problemi del dissesto … Leggi tutto

Operazione sassolini – uno

Oggi mi ha chiamato un “giornalista” piemontese che si è costruito una carriera e rubando lo stipendio attraverso frequentazioni sindacali e ordinistiche. Dopo una sviolinata di un dieci minuti su quanto avevo ragione sul giornalismo digitale, su quanto ero bravo e forse bello mi ha chiesto se gli procuravo collaborazioni giornalistiche perchè “sai il mestiere … Leggi tutto

Occupare le redazioni

Via il Giornalaio David Carr, dalle sue celebri colonne dedicate al mondo dei media del «New York Times», tratteggia gli effetti della crisi del mondo editoriale per i giornalisti d’oltreoceano, dipingendo una situazione che pare molto simile a quella della finanza e delle banche. Perdita di posti di lavoro e, per chi resta, condizioni sempre … Leggi tutto

Un pezzo molto Malinconico

Eleonora Voltolina su la Repubblica degli stagisti

La settimana scorsa a Firenze si sono dati appuntamento oltre trecento giornalisti precari, chiamati a raccolta dall’Ordine dei giornalisti e dalla Fnsi per discutere dei problemi della professione. stageAppuntamento clou dei due giorni la tavola rotonda «Cinquanta centesimi a pezzo: è dignità?», molto attesa anche per la presenza di Carlo Malinconico, presidente della Fieg – la Federazione italiana editori giornali – a confronto con il segretario della Fnsi Franco Siddi ed Enzo Carra, relatore della proposta di legge sull’equo compenso giornalistico. Moderatore Giancarlo Ghirra, segretario dell’Odg.
Più di duecentocinquant’anni anni in quattro: non propriamente i protagonisti del dramma della sottoretribuzione, dato che l’età media dei discussant era 63 anni. Ma tant’è.
Malinconico ammette subito in apertura che «il problema degli articoli pagati troppo poco sussiste: non tutti possono essere assunti all’interno di una redazione, quindi l’apporto dei collaboratori è fondamentale». E assicura che la Fieg «pensa che il compenso debba essere correttamente proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto». Sulla definizione di «proporzionato» Malinconico però non si sbilancia: «Non tutti i pezzi sono uguali, noi chiediamo di differenziare. Questo comunque non vuol dire tollerare gli abusi».

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La “sindrome di Stoccolma” del precariato e la condivisa ipocrisia che rende cronico l’effimero

Via Stefano Tesi Finchè le cose stanno così, si può anche tuonare contro il presunto sfruttamento e il comprensibile disagio di chi non riesce ad avere sotto piedi un terreno lavorativamente fermo. Ma la verità è che quando un contratto a termine diventa cronico e si perpetua per lustri, perfino decenni, con ciò restando sempre … Leggi tutto