Ci rifletto da giorni. Uno sta a studiare per diventare giornalista e poi si vede scavalcato da quello col cognome figo. Deve averlo pensato il ragazzo – un po’ provocatore – che domenica ha assistito alla tavola rotonda sui giovani e sul precariato al Festival del Giornalismo. C’era Claudio Cerasa, firma nota perché leggo il suo blog su il Foglio. Cerasa è caporedattore del giornale di Giuliano Ferrara. Cerasa è del 1982 e ha 28 anni. Claudio Cerasa – s’è scoperto grazie a questo ragazzo un po’ provocatore – dà buoni consigli su come entrare in una redazione, ma è figlio del caporedattore delle pagine romane di la Repubblica.
Nulla contro i figli di papà. Penso che anche loro abbiano bisogno della loro chance. E nulla contro Cerasa. Però non vorrei diventare anche io un provocatore perché – a un certo punto -mi ritroverò scavalcato, o perché mi ritroverò come collega un incompetente dal cognome che “mi suona già qualcosa”. I segnali ci sono tutti. L’ambiente è malato, lo si dice, sembra un cliché, ma è vero e nessuno fa niente. (Anzi, piuttosto si cercano maniere di limitare l’accesso alla professione di chi studia e fa il praticantato, vero caro sindacato nazionale dei giornalisti? Vero Franco Siddi?)