Un paese a decrescente libertà di stampa

Il rapporto di Freedomhouse retrocede l’Italia

Via Corriere

L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.

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Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto.

Via Repubblica

La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l’Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese ‘libero’ (free) a ‘parzialmente libero’ (partly free), unico caso nell’Europa Occidentale insieme alla Turchia.

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Un’aria di pay per content…

Una chiara e lunga analisi di Roberto Venturini su Apogeonline

In fondo potremmo decidere di dividere il mondo dell’editoria (e sul web siamo tutti editori) in quattro macro aree alquanto disomogenee. Proviamoci e vediamo che succede. Primo: ci sono i mezzi che nascono a fini politici, di lobby o associazionistici – mezzi che possono anche essere no profit nel senso che il loro fine è far passare un messaggio al proprio pubblico, al di fuori di logiche commerciali – per capirci come una volta erano i giornali di partito – oppure di fare un servizio ai propri associati o al pubblico in generale. Questi media i soldi li fanno dalle quote associative, da fondi pubblici, finanziamenti privati e così via.

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L’ufficialità del Direttore

mario-calabresi(Apcom) – Mario Calabresi è il nuovo direttore della Stampa. Lo ha indicato oggi il consiglio di amministrazione della Editrice La Stampa che si è riunito a Torino sotto la presidenza di John Elkann. Il cda, si legge in una nota, ha preso atto delle dimissioni del direttore Giulio Anselmi, che lascia La Stampa per assumere la presidenza dell’Ansa.

Le dimissioni diventeranno effettive a partire dal 29 aprile 2009. “Voglio ringraziare Giulio Anselmi per quello che ha fatto e per come lo ha fatto – ha dichiarato Elkann – se La Stampa oggi è tra i quotidiani più autorevoli e apprezzati nel panorama dell’informazione nazionale, lo si deve al suo lavoro in questi anni, durante i quali tra l’altro è stata vinta la sfida del nuovo formato e del full color. Lascia La Stampa per assumere un incarico di assoluto prestigio: un fatto che va ad ulteriore riconoscimento della sua professionalità”.

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Un racconto da direttore

Mario Calabresi racconta la storia di suo padre E’ l’unico contributo serio che si trova su youtube alla voce Mario Calabresi. Buon segno: un direttore giovane, serio, preparato, non troppo presenzialista, pacato, equlibrato, moderno … Non si nota che chi scrive sta stappando il moscato o meglio il brachetto ?

Google: un miliardo di visitatori ogni mese verso gli editori

Via Lsdi Mentre continua ad infuriare la discussione sul presunto parassitismo di Google rispetto ai produttori di informazione giornalistica (gli editori della carta stampata soprattutto), il servizio giuridico del gigante di Mountain View diffonde una informazione interessante: Google invia ogni mese un miliardo di visite (e cioè il  3% della sua attività di ricerca) dai … Leggi tutto

La crisi della stampa in parole piane

Via Mantellini

La crisi economica mondiale, con il suo noto effetto a cascata ha messo a dura prova piccole e grandi convinzioni appena consolidate (per esempio quella che l’informazione la pagava la pubblicità): i grandi investitori pubblicitari (banche e costruttori di auto in primis) hanno tagliato i loro budget e per gli editori è iniziato un periodo di grande sofferenza economica. Nel corso degli ultimi mesi del 2008 e nei primi mesi di quest’anno i conti sono andati male per quasi tutti: i cali sono stati molto consistenti per la pubblicità su carta (quella più remunerativa e costosa) mentre i numeri positivi della pubblicità sul web (numeri complessivamente assai più piccoli) hanno subito una brusca frenata.

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Pubblicità febbraio: giornali -28%, internet +6%

Via Prima Comunicazione Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato nel periodo gennaio-febbraio 2009 un andamento in flessione rispetto allo stesso periodo del 2008 (-28%). Questo dato è la conseguenza di andamenti diversi all’interno dei mezzi stampa rilevati. Internet: il mese di febbraio 2009 rispetto al mese di febbraio 2008 risulta essere … Leggi tutto

Giornali vs Google: tentativi legulei e postumi di riscossa

Vittorio Sabadin su Lastampa.it

Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine gli editori americani hanno forse scoperto come è possibile uscire dalla crisi che ha colpito i giornali: basta smetterla di rifornire di armi il proprio nemico. E’ stato come sempre Ruperth Murdoch, il proprietario del «Times» e del «Wall Street Journal», a chiamare a raccolta i suoi colleghi in questa nuova, decisiva battaglia. Murdoch ha quasi ottant’anni, ma continua a vedere le cose con più chiarezza di chiunque altro. «La questione è molto semplice – ha detto -. Dobbiamo smetterla di permettere a Google di rubare i nostri copyright». E Robert Thompson, il direttore del «Journal», è stato ancora più esplicito del suo capo: «Non c’è dubbio che molti siti web sono veri e propri parassiti, sono come una tenia tecnologica nell’intestino di Internet».

L’idea di Murdoch è che i giornali non devono più consentire ai motori di ricerca o agli aggregatori di notizie che sono prosperati in questi anni sul web di utilizzare gratuitamente gli articoli pubblicati. Se Internet è il nemico della carta stampata, non ha senso che ad alimentarlo e a farlo crescere siano proprio le sue vittime. «Siamo stati pazzi, ma ora non lo saremo più – ha sottolineato l’amministratore delegato dell’Associated Press Dean Singleton, un rispettato veterano dell’editoria -. Non possiamo più starcene fermi a guardare gli altri portarsi via il nostro lavoro sulla base di principi giuridici male interpretati».

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La creatività al potere purchè alla Boston Globe

Le versioni digitali dei tre maggiori quotidiani generalisti italiani stanno proponendo in questi giorni della tragedia del terremoto abruzzese delle testate dei siti con grandi fotografie. L’origine di queste foto ha già creato grosse polemiche in rete. UPDATE: con le corrette risposte alle polemiche E’ per lo meno curioso che tutti abbiano scelto di copiare … Leggi tutto