Giornali e crisi: istruzioni per l’uso

Via EJO e LDSI

“Per cogliere le opportunità del nuovo mondo editoriale, tutti devono cambiare approccio: giornalisti, editori, pubblicitari”.  La nuova ricerca dell’Osservatorio europeo di giornalismo, condotta da Piero Macrì con la supervisione di Marcello Foa, parte da una constatazione paradossale: i giornali non sono mai stati letti come ora. Tuttavia l’editoria è in una crisi che non è passeggera, ma strutturale. Per capire come affrontarla bisogna considerare diversi aspetti.

Di seguito la sintesi analitica della ricerca.
1) Nonostante il notevole aumento dei lettori online, la pubblicità non aumenta proporzionalmente. Anzi, gli incrementi sono poco significativi e la migrazione della pubblicità dalla carta all’online è molto contenuta: il valore dell’investimento pubblicitario su web mediamente non supera il 10% dei ricavi complessivi dei giornali.
2) Il tentativo di imporre accessi a pagamento sembra avere poche possibilità di successo: i lettori sono abituati a ottenere gratis le informazioni e tendono a rifìutare qualsiasi forma di abbonamento o micropagamento. Un cambiamento di tendenza potrebbe essere possibile solo in presenza di una strategia condivisa dai principali gruppi editoriali. In questa prospettiva vanno considerate le mosse di  Rubert Murdoch, che si è detto intenzionato a estendere la formula a pagamento, oggi attiva sul Wall Street Journal, ad altri siti web dei giornali di proprietà di News Corporation. Basterà il traino di Murdoch a cambiare le dinamiche?

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Panorama.it offline

Via Il Barbiere della Sera (su Kaizenology con i commenti)

In tutto il mondo i giornali vanno online, le loro versioni cartacee sono destinate a sparire. Non è solo una questione di forma ma anche, e soprattutto, di sostanza. La rete permette aggiornamenti continui, dibattiti, interazioni ecc ecc. La “sicurezza” dell’informazione poi non ha nulla a che fare con la carta. Il New York Times, il Washington Post, il Wall Street Journal (per rimanere sul “classico”) hanno la stessa attendibilità sia che siano concreti, sia che siano virtuali.

Non è così, naturalmente, i soldi statali salvano il culo a tutti. La situazione è comunque critica, ma a farne le spese sono i veri giornalisti, che di solito non sono nemmeno iscritti alla loggia, ops intendevo l‘ordine, dei giornalisti. Al limite sono pubblicisti e cioè pagano le tasse e i contributi ma non hanno praticamente nessun vantaggio. Sono loro che tengono in piedi le redazioni, con la pioggia e con il vento. Sottopagati, sfruttati, presi a calci e scaricati quando la barca fa acqua perché senza contratto. Eppure senza di loro i giornali non potrebbero nemmeno andare in edicola. Sono loro i giornali.

Da sette anni mi barcameno tra un periodico e l’altro. Prima o poi qualcosa è andato a puttane. Si sono salvati sempre tutti, tranne quelli che fanno il grosso del lavoro, i precari del giornalismo (su cui bisognerebbe aprire un lungo e feroce post a parte, anche solo per descrivere la modalità di accesso al “titolo” di giornalista). L’ultima bordata è arrivata, pochi giorni fa. Con un preavviso degno di quello di uno stupratore che avverte la sua vittima. Mi/ci è arrivata questa mail relativa alla mia attività giornalistica in Panorama.it. la versione online del magazine più noto del paese:

“carissimi, ecco la mail che non avrei mai voluto scrivere: dal 1° giugno chiudono il sito di Panorama. l’azienda ha comunicato oggi ai nostri fiduciari sindacali che le news online non portano pubblicità, quindi niente soldi. e quindi il sito verrà trasformato in un non meglio identificato portale “maschile”, con direttore responsabile Marco Mazzei sotto la gestione della mondadori digital publishing (la società che cura tutti i siti mondadori) […] vi ringrazio per tutta la passione che ci avete sempre messo.”

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Alveari operosi ma senza nome

Lucia Annunziata interpreta a modo suo il tempa dei contenuti a pagamento Oggi l’editoria internazionale, in testa l’imprenditore dalle uova d’oro Rupert Murdoch – e, pare, anche l’editoria italiana raccolta a Bagnaia – vuole passare su Internet, e vuole far pagare i contenuti. Il ragionamento funziona più o meno così: le notizie sono più o … Leggi tutto

WWP: World Wide Pay

La scelta di una parte degli editori italiani, che va però modulata con chiarezza nei tempi e nei modi, di portare in rete prevalentemente informazione a pagamento e non retribuita dalla pubblicità, richiede che si mettano d’accordo praticamente tutti gli editori mondiali: eventualità non propriamente praticabile. Dopo il consorzio WWW il consorzio WWP ? «Credo … Leggi tutto

Carlo De Benedetti: pagherete poco pagherete il meglio

Carlo De Benedetti interviene dal Sole 24 ore sull’annoso problema dei contenuti digitali a pagamento Tutto a pagamento’ rischia di diventare una formula magica esattamente come ieri lo era il tutto gratis . Let’s take a pizza s’intitolava lo scorso anno il capitolo principale del rapporto Newspaper Next, voluto dall’American Press Institute. E quell’invocazione era … Leggi tutto

Business model possibili per i giornali

Andrea Fama via LSDI

Secondo Frédéric Filloux di Monday Note, la pubblicità on-line “fa schifo” e la maggior parte delle campagne sono solo un incentivo ad installare un AdBlock software. Vista così, non c’è da meravigliarsi se il business model fondato solo sulla pubblicità (che finora ha imperato su Internet) stia gradualmente disgregandosi lasciando emergere dubbi strategici, errori di valutazione e nuove prospettive di business. E che l’advertising on-line sia in crisi (sebbene in Italia il trend sia ancora positivo) lo dicono i numeri.

– La crescita dei volumi pubblicitari, se ci sarà, sarà minima. Negli U.S.A., ad esempio, si è registrata una crescita del 10,6% (il peggior risultato dal 2002), e secondo le previsioni Nielsen il 2009 vedrà una contrazione drammatica, portando il volume di crescita  al 4,6%.

– I prezzi sono in caduta libera. In Francia, molti grandi siti sono passati da 10€ CPM (cost per thousand impression)  a 7 o 8€.  L’azienda di marketing PubMatic prevede una contrazione del 48% del CPM tra l’ultimo trimestre 2008 e il periodo corrispettivo nel 2009.

Più crescono gli spazi, più scendono i prezzi. Quest’anno molti siti svenderanno circa il 50% dei propri spazi pubblicitari invenduti ai network pubblicitari.

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L’Altro mangerà il panettone ?

Incredibile, ma vero: ai tempi del digitale pervasivo lanciano un quotidiano politico di carta E’ da oggi in edicola L’Altro. L’idea è di Piero Sansonetti, i soldi di un gruppo di imprenditori che operano nella comunicazione, nelle industrie ‘verdi’ e nelle nuove tecnologie, la redazione è di sei persone, i lettori sono tutti quelli pensano … Leggi tutto

Per non uscire dalla conversazione in rete

Il maestro Vittorio (Zambardino) analizza lo stato dell’arte dell’editoria dopo la proposta di Murdoch di mettere i contenuti digitali a pagamento

Bisogna leggerlo dal fondo

La dura verità è che il senso del passaggio al regime “pay” non è commerciale. E’ culturale. I giornali usciranno dalla “conversazione”, e riducendo la rete a pura piattaforma distributiva, si isoleranno dalle persone che in rete si informano e vivono. Se si sceglie di essere quelli che si fanno pagare, si smette di essere soggetti attivi della rete e fonte accreditata delle sue notizie. Che poi è l’unica battaglia vinta dai giornali negli ultimi 20 anni, l’unico traguardo raggiunto con successo.

Poi ripartire con il resto

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La salvezza dei magazine

Via Techcrunch

There’s an obvious option for these magazines, and I’m surprised more people aren’t talking about it: Ruthlessly collapse the print and online staffs, run everything online as soon as they write it, except one or two cover-length, long-form glossy pieces. Those will anchor the print issue, rounded out by the best stories from online. Then cut the money spent on trying to court new subscribers, shifting the entire marketing budget to promote the Web or real-life conferences and branded events. You could even use reader comments to flesh the online pieces out more for the print edition, driving more engagement in both the print and online versions. Voila! One publication, not two pretending to be one. And guess what? One publication is a hell of a lot cheaper, even if it’s printed on dead trees.

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L’era dei lettori di ebook extralarge e il futuro dei giornali tradizionali

Maggio parte con notizie relative al lancio di nuovi lettori di ebook extralarge.
Amazon presenterà il suo mercoledì 6 a New York

The last time Amazon held a press conference in New York City was in February, when it introduced the Kindle 2.0. Now the company has scheduled another one for Wednesday morning at Pace University in lower Manhattan.

Expect a new large-format device that’s optimized for reading newspapers and magazines.

Here’s the full text of the invitation that just showed up in my inbox: “We’d like to invite you to an Amazon.com press conference scheduled for Wednesday, May 6 at 10:30 am ET. The press conference is scheduled to take place at the Michael Schimmel Center for the Arts at Pace University, located at 3 Spruce Street, New York City. Doors will open for registration at 9:30 am ET.”

Engadget al solito ha già informazioni e immagini fresche

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