Numeri e incognite del Fatto Quotidiano

Pazzo per Repubblica riporta i dati da Advpress sulle vendite del Fatto Quotidiano e sulla sua raccolta pubblicitaria A una settimana dal debutto in edicola della nuova testata di Antonio Padellaro e Marco Travaglio, ADVexpress ha chiesto un primo bilancio a Maurizio Ferrini, Ad della concessionaria Poster Pubblicità, che ha dichiarato: “La diffusione si è … Leggi tutto

Chi vende, chi no, chi vendererà tra i giornali tradizionali

Tutto il panorama fotografato dal Barbiere della Sera subirà a breve un nuovo scossone per il successo (ad oggi) anche in edicola del Fatto Quotidiano che dovrebbe rubare copie ad alcune testate

Collaboro all’Osservatorio sull’Informazione che gestisce il sito www.malainformazione.it, e proprio in questi giorni alcuni colleghi hanno avviato una ricerca interessante. Mi piacerebbe… ‘aprire il dibattito’ su una prima pillola di dati grezzi che stanno raccogliendo.

Arrotondando almeno sulle centinaia, scopriamo poi che il calo di vendite tra il 2008 e il 2009 ha fatto scendere il totale da 4.005.000 a 3.715.000 di copie. Perdita assoluta totale 2009 su 2008: 290.000 copie, pari al 7,2%.

Dividiamo ora i 57 quotidiani (56+1, in realtà, per la doppia testata del piccolissimo Quotidiano di Sicilia) e li organizziamo in 5 fasce dimensionali:

Serie A – I ‘nazionali’ che vendono più di 300.000 copie, e che sono solo 2: Corriere (512 mila) e Repubblica (456), per un totale di 968 mila. (media: 484.000)
Serie B – I regionali (Stampa, Messaggero, ecc.) più il Sole, che stanno tra le 100 e le 300 mila: sono 7 testate e sfiorano in totale 1,2 milioni di copie. (media: 170.000)
Serie C – Un pool di provincial-regionali che vanno dal Tirreno alla Nuova Sardegna: 9 testate tra le 50 e le 100 mila copie vendute, con un totale di 639 mila copie (media: 71.000).
Serie D – Altro pool di provincial-regionali (dalla Gazzetta di Parma alla Provincia Pavese) più qualcosa di partito (Unità, Manifesto, Avvenire): 21 testate tra 20 e 50 mila copie per un totale di 707 mila copie. (media: 33.000).
Serie E – I fanalini di coda, piccolini o nati da poco che cercano di crescere: dalla Tribuna di Treviso a Taranto Sera sono 17+1 testate in un range tra 2.000 e 20.000 copie e un totale di 200 mila. (media: 11.000).

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Il tablet di Apple può ridefinire giornali, libri e riviste

Via Gizmodo

Steve Jobs said people don’t read any more. But Apple is in talks with several media companies rooted in print, negotiating content for a “new device.” And they’re not just going for e-books and mags. They’re aiming to redefine print.

Several years ago, a modified version of OS X was presented to Steve Jobs, running on a multitouch tablet. When the question “what would people do with this?” couldn’t be answered, they shelved it. Long having established music, movie and TV content, Apple is working hard to load up iTunes with print content from several major publishing houses across several media.

Two people related to the NYTimes have separately told me that in June, paper was approached by Apple to talk about putting the paper on a “new device.” The R&D labs have long worked on versions of the paper meant to be navigated without a keyboard or mouse, showing up on Windows tablets and on multiple formats using Adobe Air. The NYTimes, of course, also publishes via their iPhone application. Jobs has, during past keynotes, called the NYTimes the “best newspaper in the world.”

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Abbiamo pagato il canone per Libero e Feltri

Lorenzo Campani scopre che Libero e Feltri non sono troppo “cultori del libero mercato” Indovinello: lo scorso anno (2008 per il 2007) qual’è stata la testata (compresi periodici, tv, radio ) che ha incassato la cifra più alta dei contributi pubblici stanziati dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria del Governo Italiano ? Risposta : Libero, … Leggi tutto

Travi di trasverso

Luca Sofri riassume la situazione nella guerra dichiarata dai vecchi media nei confronti dei nuovi Per fare un riassunto che valga come risposta nei mesi a venire a ogni capriccioso attacco dei media tradizionali all’informazione in rete: – “su internet si usano i contenuti, gli articoli e il lavoro altrui senza ricompensarlo”: ovvero quello che … Leggi tutto

Stop the presses

via Antonio Dini

Il mercato italiano non pare altrettanto in balìa degli andamenti di mercato a causa di una rigidità contrattuale interna molto forte. Nel momento che si arrivasse al punto di rottura di questa, nonostante i correttivi e i salassi pensionistici che si stanno tentando in questi mesi, gli argini potrebbero franare molto rapidamente.

Tradotto: secondo me andremo avanti ancora un po’ senza che succeda niente, e poi il patatrac arriverà molto rapidamente e tutto insieme. Come il conto dell’osteria.

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Editori,imparate a usare il web

Via LSDI “La denuncia presentata dagli editori di giornali della Fieg all’Antitrust per abuso di posizione dominante? Mi sembra un’operazione pretestuosa, strumentale, per ottenere vantaggi tattici a breve termine”. Lo sostiene Massimiliano Magrini, fino allo scorso luglio country manager di Google Italia, in un’ intervista pubblicata sull’ ultimo numero di ‘Prima Comunicazione’, in edicola dal … Leggi tutto

La proposta di una ADSL tax per pagare i giornali digitali

L’ing. De Benedetti propone una idea “creativa” e difficilmente praticabile concretamente. Una quota del prezzo che gli utenti pagano alle compagnie tlc per l’Adsl dovrebbe andare ai siti dei quotidiani on-line dato che questi generano una grossa porzione del traffico internet.
Se si applicasse una adsl tax quel quota andrebbe attribuita a blog e social network, e come andrebbe ripartita ?

Dietro ogni notizia che leggiamo sul giornale, scorriamo sul pc, riceviamo via sms, ascoltiamo alla radio,vediamo in tv c’è il lavoro di molte persone che l’hanno raccolta, controllata, valutata, scritta, registrata, filmata, trattata nel formato necessario, impaginata. Sono giornalisti, operatori, tecnici ad alta professionalità retribuiti con i ricavi della pubblicità e di quanto i clienti sono disposti a spendere comprando il giornale in edicola o pagando un abbonamento. Oggi un’informazione tempestiva, accurata e articolata è sempre più costosa perché le redazioni che un tempo producevano per una sola piattaforma – carta, radio o tv che fosse- sono chiamate a fornire news, video, audio, mappe interattive, fotogallerie, con linguaggi e tecnologie in costante e caro aggiornamento.

Con la pubblicità in drammatica diminuzione e le notizie che si possono trovare senza sborsare un centesimo, non funziona più un modello di business messo a punto nella seconda metà dell’Ottocento e, in alcuni periodi, in grado di dare buoni utili. Esplosione dei costi, calo dei ricavi. Fino a quando gli editori potranno garantire, in queste condizioni, un’informazione verificata e di qualità? E i lettori/ascoltatori/ clienti che disporranno di notizie meno controllate, saranno ancora cittadini consapevoli?

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Il Fatto Quotidiano di carta e la 600 Multipla

Il primo numero molto atteso del Fatto Quotidiano (pare andato a ruba in edicola) è sostanzialmente quello che ci sia aspettava. Molta informazione diversa da quello che si trova in altre testate, un chiaro schieramento politico, un forte senso di “gruppo” dei fondatori-giornalisti. Manca una maggiore informazione di politica estera, di solito snobbata da troppi … Leggi tutto

Oggi esce Il Fatto

In edicola, a breve online UPDATE: Pare che la curiosità degli abbonati di leggere in pdf e in anteprima il primo numero abbia intasato i server del Fatto UPD

Serious fact checking all’opera: l’Obama pensiero sui blog

Luca Sofri risponde ordinatamente e passo a passo all’attacco frontale de Lastampa contro blogger, blogxxx ecc… . Disclaimer: come noto il bloggante titolare non lavora più da due mesi in redazione.

A dimostrazione di quanto scrivevo ieri, oggi sulla Stampa si fanno dire a Obama cose che non ha mai detto contro i blog e i blogger, ma che stanno evidentemente nelle teste di molti giornalisti in stato d’assedio psicologico e in distratta rimozione di quali siano le più grandi fonti di notizie che non lo erano: le stesse per cui scrivono. Nella brevissima intervista ai due giornali di Toledo e Pittsburgh – che avevo linkato ieri – Obama dice solo queste cose.

“Journalistic integrity, you know, fact-based reporting, serious investigative reporting, how to retain those ethics in all these different new media and how to make sure that it’s paid for, is really a challenge”
“I am concerned that if the direction of the news is all blogosphere, all opinions, with no serious fact-checking, no serious attempts to put stories in context, that what you will end up getting is people shouting at each other across the void but not a lot of mutual understanding”
“What I hope is that people start understanding if you’re getting your newspaper over the Internet, that’s not free and there’s got to be a way to find a business model that supports that.”

Attenzione: che Obama abbia una diffidenza rispetto all’affidabilità delle discussioni che circolano in rete l’aveva già detto lui stesso in un’intervista al New York Times a marzo, ma niente più di questo. E come vedete, in questi passaggi di Obama ci sono solo due opinioni sulla rete: che si perda il “serious fact checking” (perso da tempo nelle redazioni dei giornali italiani) e che si debba trovare un modello di business per l’informazione online. Non discuto queste opinioni, anche se ce ne sarebbe: sono comprensibili e fondate, benché generiche, molto sintetiche e dimentiche del fatto che gli stessi difetti si trovino nei media tradizionali, che anzi li hanno insegnati e legittimati.

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Strategie ondivaghe e dati evidenti

Via Massimo Mantellini Mentre Albert segnala nei commenti che la App per iPhone di Repubblica e’ passata a pagamento (2,39 euro esattamente come quella recente del Corriere) e mentre Murdoch annuncia un primo dietrofront, la lettura del WSJ su smartphone restera’ infatti gratuita, il Guardian pubblica un report secondo il quale solo il 5% dei … Leggi tutto