Separare il grano dal loglio

Matteo Bordone saluta con eleganza e pacatezza la RAI dopo la chiusura di Condor, ricordando che nelle aziende editoriali esistono professionisti straordinari e geni insieme a zoccole e incapaci intruppati. Per salvarle è necessario che i competenti e gli onesti riescano ad isolare ed eliminare nani e ballerine. Qui per approfondimenti su loglio e grano … Leggi tutto

Il lungo addio di Editor & Publisher

Molti giornali cartacei stanno chiudendo e da buoni cultori della rivoluzione digitale non abbiamo grossi rimpianti. Qualche lacrimuccia simbolica lo richiede la chiusura di Editor & Publisher per anni la vera Bibbia del settore dell’editoria. Un giornale serio, storico, ma che non si è mai tirato indietro rispetto all’innovazione. E che pare soccombere prina di molti altri giornali che si sono arroccati nella loro arretratezza. Ma per loro è solo questione di tempo. E&P quasi sicuramente avrà un futuro on-line dato che rappresenta ancora un punto di riferimento di tutto il mondo dell’editoria. Ma il numero datato gennaio 2010 sarà quasi certamente l’ultimo su supporto di derivati della cellulosa.

Gli aggiornamenti della redazione

Yesterday, at 2 p.m., we shipped the possibly final issue of Editor & Publisher from our office here at Astor Place in New York City.  For the record, it is the January 2010 issue, so we made it into our 126th year, at least. But hope remains that we will continue.

As many know, we got our inexplicable closing notice from The Nielsen Co. on December 10, which was met by outrage, thousands of supportive messages and even an unlikely place on the Twitter trending list.

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I numeri della crisi verticale delle news old media

Via nuova Informazione

541 uscite per pensionamenti e prepensionamenti, di rado volontari e di rado incentivati. 103 colleghi coinvolti dalla cassa integrazione, fortunatamente spesso con rotazione, e 104 in contratto di solidarietà, ma tutti senza prospettive di pensione e a rischio di perdita del posto di lavoro. Giro un riassunto, preparato da Enrico Ferri, delle vertenze seguite dalla FNSI che si sono aperte quest’anno. Altre se ne erano aperte a fine 2008, come alla 7 e alla poligrafici, e fanno salire i numeri. A questo vanno aggiunti i numeri delle vertenze seguite dalle associazioni regionali senza l’intervento federale e quelli dei posti di lavoro persi alla spicciolata, dall’oggi al domani, in una infinità di aziende che hanno chiuso lasciando a casa uno o due giornalisti senza seguire alcuna procedura sindacale.
Guido

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I numeri della crescita dei media digitali e dell’ecatombi di quelli tradizionali

I numeri dell’Osservatorio New Tv & Media del Politecnico di Milano. Nel 2009 il settore italiano dei Media tradizionali (stampa, radio, tv analogica) “brucia” oltre 2,2 miliardi di Euro. I Media digitali, invece, crescono di 600 milioni di Euro (+13%) e arrivano a rappresentare il 29% del mercato complessivo dei Media (erano il 24% nel … Leggi tutto

Dall’ecatombe dei media tradizionali al futuro dei media digitali

Via Repubblica.it

Oltre un miliardo e mezzo di euro andati in fumo. E’ questo il bilancio per il 2009 dei media italiani: una flessione nel giro d’affari complessivo del settore compresa fra l’otto e il 10 per cento. Ovvero meno di 17 miliardi di euro contro i 18 e mezzo del 2008. Però potrebbe andare ancora peggio, perché una parte dei dati del 2009 deve essere ancora elaborata visto che l’anno ancora non è finito. La fotografia scattata dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel suo rapporto intitolato New Tv & Media 2009, che verrà reso noto ufficialmente domani 15 dicembre, è cupa. E per di più potrebbe diventare ancora più pessimistica.

Almeno per una parte importante dei mezzi di comunicazione, ovvero i media “tradizionali”.
Il rapporto racconta infatti di due tendenze opposte: il crollo verticale e senza ritorno della carta stampata e la flessione delle radio da una parte, dall’altra la crescita dei nuovi media come Internet, televisione satellitare e digitale terrestre, mondo dei cellulari. Crescita che però difficilmente riuscirà a compensare le perdite nel breve periodo.

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La morte dei contenuti fatti “a mano” e il successo del “fast food content”

Via Techcrunch

But as one of the innovators in the last go round, I think there’s a much bigger problem lurking on the horizon than a bunch of blogs and aggregators disrupting old media business models that needed disrupting anyway. The rise of fast food content is upon us, and it’s going to get ugly.

Old media frets over blogs and aggregators that summarize content and link back to the original source. They can’t make a business in that world, they say, so they run the other way and try to find a way to protect and charge for content.

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Segni dei tempi: chiude Editor & Publisher

Via LSDI Editor and Publisher, la ‘’bibbia’’ del settore dei quotidiani Usa, chiuderà il 31 dicembre, dopo 125 anni di attività. Lo segnala Reflexion of Newsosaurus, spiegando che la rivista e il sito web, così come la Kirkus Book Reviews, non sono state incluse nella cessione di un pugno di pubblicazioni annunciata ieri dalla proprietà, … Leggi tutto

Dilettanti.com a Milano

Andrew Keen pensa che la rivoluzione dello user generated content stia uccidendo la nostra cultura. Se sempre più contenuti vengono prodotti da persone che come qualifica hanno poco più dell’accesso a internet, come faremo a riconoscerne e a valutarne la qualità?

Vogliamo parlarne con chi ha deciso di produrre contenuti online perché crede nel valore di una Rete democratica ed in particolare con chi vive a cavallo fra nuovi e vecchi media.Se chi produceva carrozze non ha poi inventato l’automobile, forse è sbagliato aspettarsi che siano gli editori a trovare un modello di informazione 2.0. Che forma avrà l’informazione del futuro, e chi ha in mano gli strumenti per produrla?

Non si può poi descrivere il fenomeno senza considerare l’aspetto istituzionale: cosa fa la politica per promuovere la rete come forza positiva e portatrice di progresso? Che dire dei tanti tentativi di imbavagliare il web? L’informazione online, in Italia, è libera?

?Martedì 15 dicembre Sgt Pepper’s. Via Vetere 9  Milano
Happy hour, ore 19.30 – Inizio della tavola rotonda, ore 21.00

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Due massime per il successo dei media digitali

I giornalisti devono metterci la faccia ed imparare a comportarsi con una etica trasparente che unisce le caratteristiche di un medico e un ristoratore Per riuscire a conquistare il mercato dei lettori digitali bisogna convincere i non nativi digitali che e’ meglio un ottimo barbecue fra uoimini veri che una triste minestra scaldata fra finti … Leggi tutto

L’esplosione del press divide

Federica Bianchi via l’Espresso

Gli under 30 cominciano a leggere sempre meno i giornali e ancora meno i periodici. Non posso biasimarli. Confessione: se non sto in redazione i giornali cartacei li compro per lavoro. Altrimenti Internet mi basterebbe alla grande.Questo vuol dire che tra qualche anno l’espresso (e panorama del resto) potrebbero non esistere più nella forma attuale e noi tutti giornalisti costretti a reinvetarci. una bella fatica per chi ha già una certa età (d’altra parte, storicamente, ci sono sempre state generazioni sfigate che hanno subito i cambiamenti drastici e altre che ne hanno beneficiato) e in un mercato chiuso come quello italiano. ma forse un gran bene per il grande pubblico.

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Come Google può aiutare i giornali

Eric Schmidt CEO di  Google sul WSJ ripreso da Paidcontent

This is a long way from where we are today. The current technology—in this case the distinguished newspaper you are now reading—may be relatively old, but it is a model of simplicity and speed compared with the online news experience today. I can flip through pages much faster in the physical edition of the Journal than I can on the Web. And every time I return to a site, I am treated as a stranger.

So when I think about the current crisis in the print industry, this is where I begin—a traditional technology struggling to adapt to a new, disruptive world. It is a familiar story: It was the arrival of radio and television that started the decline of newspaper circulation. Afternoon newspapers were the first casualties. Then the advent of 24-hour news transformed what was in the morning papers literally into old news.

Now the Internet has broken down the entire news package with articles read individually, reached from a blog or search engine, and abandoned if there is no good reason to hang around once the story is finished. It’s what we have come to call internally the atomic unit of consumption.

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