Il Secolo XIX si rinnova

Mentre continuano le voci di un accordo fra La Stampa e il Secolo XIX, il quotidiano genovese si rinnova (via PrimaOnline) Ai primi di febbraio il ‘Secolo XIX’ cambia formato (simile a quello del ‘Corriere della Sera’) e grafica (curata da Mario Garcia). Il quotidiano diretto da Umberto La Rocca ha anche approvato una serie … Leggi tutto

Nuovissime prospettive sul futuro dell’informazione

Si è aperta una nuova discussione sui temi dell’informazione on-line a partire da una felice sintesi per punti di Luca de Biase, già annotata da Marco Formento e (il giornalaio) Pier Luca Santoro. e probabilmente fra poco da altri. Il bloggante titolare decide di dire la sua, con particolare declinazione al mercato dell’informazione italiano

1. L’informazione di qualità ha valore e costa tempo o denaro. Il modo in cui viene pagata contribuisce a qualificarla: può pagarla il pubblico che compra un prodotto editoriale, la pubblicità che compra l’attenzione del pubblico, una comunità di sottoscrittori o uno stato che la finanzia.

L’informazione è un bene particolare, ma è un bene suscettibile a quelle che sono le leggi del mercato legate a domanda ed offerta, e alla distribuzione. L’evoluzione storica dei media e dei prodotti editoriali aveva staticizzato il concetto editoriale di infornazione in un oggetto cartaceo distribuito in media quotidianamente detto giornale. Il giornale veniva distribuito attraverso dei canali distributivi rigidi e soggetti a parcellizzazione. Poi è arrivata la rete che ha demolito e ricostruito dal nulla canali distributivi, ha allargato enormemente l’offerta di informazione,  ha distrutto la scala dei tempi portando tutta l’informazione al tempo reale (TV, radio, Internet) e relegando la carta stampata all’approfondimento.
Il sistema distributivo fisico italiano, molto “viscoso” è ancora un’ancora di salvezza per  il futuro degli editori cartacei. D’altra parte nessuno ha cercato ad oggi di mutarlo, evidemente sta bene così come è a editori, distributori e punti vendita. E’ come il rapporto fra concessionarie e case di produzione automobilistiche, spesso criticato, ma mai modificato seriamente.

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Un grande giornale cerca trasparenza e discute dei suo problemi con i lettori

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella discutono con il loro direttore sul prezzo del giornale e su altre cose insieme ai lettori in piena trasparenza e direttamente sul Corriere

Caro direttore, siamo convinti che sarebbe stato meglio aspettare prima di alzare il prezzo del giornale. Sappiamo che la situazione di tutta la stampa italiana è difficile. Sappiamo che i conti economici delle aziende editoriali soffrono per il calo della pubblicità: un po’ per la crisi economica, un po’ per colpa di un sistema scientificamente costruito per dirottare le risorse verso la televisione. Però…

Nel 2008, se abbiamo capito bene, i ricavi della Rcs quotidiani sono calati da 716 a 666 milioni di euro e il fatturato pubblicitario si è ridotto da 288 a 265 milioni: il tutto continuando a fornire con Corriere.it una informazione totalmente gratuita a un milione e mezzo di lettori on line. Nel 2009, poi, la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata. Concordiamo: sono dati che non possono non preoccupare, nonostante i buoni segnali, a dispetto dei tempi non propizi, di aumenti delle vendite del Corriere. Dati che hanno costretto anche la redazione, con il buonsenso e lo spirito di sacrificio sempre dimostrati già in passato, a farsi carico di tagli dolorosi alle retribuzioni e ai posti di lavoro.

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La montagna incartata

Bruno Perini Sul manifesto via Dagospia

La crisi della carta stampata in Italia la si può sintetizzare in una minuscola ma amarissima percentuale che rappresenta il calo delle vendite nel periodo che va dall’ottobre 2008 all’ottobre 2009: -5,2%, pari a 176.000 copie, circa la diffusione di un grande quotidiano. Se si aggiunge il tracollo della pubblicità, la crisi verticale dei collaterali e la crescita dell’editoria online a scapito della carta stampata la diagnosi è assai seria e la prognosi è del tutto riservata.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: non c’è gruppo editoriale che non sia in stato di crisi. La strategia delle dimissioni incentivate è parzialmente fallita ed ora i grandi editori devono ricorrere agli ammortizzatori sociali per potersi liberare di giornalisti e tecnici, nella speranza che il mercato della pubblicità torni a fornire ossigeno in modo permanente.

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Incertezze sulla strada per Omaha

Via Marco Formento Nella concitazione del momento attuale riguardo a eBook, iSlate, etc vale la pena focalizzarsi sul perché tale momento sia così partecipato dai quotidiani  e magazine e non visto da essi come una partita soprattutto libraria. I quotidiani si sento accerchiati. Hanno perso senso le rotative (il potere), la distribuzione (esclusività) la stampa … Leggi tutto

Il nuovo anti Kindle si chiama Skiff reader

Via Engadget

Skiff Reader is largest, thinnest reader yet, hitting a Sprint Store near you

Amazon’s Kindle DX may be big, but it’s not the biggest any more. The Skiff Reader is here to take that crown — despite being a mere quarter inch thick. It packs a 1600 x 1200 11.5-inch touchscreen (finger and stylus) that, as you can see from the above screenshot, should do much better justice to magazine and newspaper layouts than we’ve yet seen from an e-ink-based reader. That’s exactly the sort of advance Hearst was promising when it first mentioned the device last month. Skiff includes 4GB of on-board storage (just over 3GB is available for content) with SD card expansion, and there’s a 3.5mm headphone jack for tunes and, hopefully, text-to-speech. Content can be side-loaded over a mini USB jack or delivered via WiFi but, more importantly, 3G is also on offer thanks to Sprint, who will also dedicate some space in its retail stores to sell the thing when it launches sometime this year. Price? That we don’t know.

Il video e il comunicato stampa

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