Per una universale dignità dei giornali digitali

Dal blog di Anso

“Oggi l’informazione online deve essere primariamente riconosciuta e secondariamente inserita in un quadro normativo che non solo riformi il mondo dell’editoria ma che lo faccia tenendolo in pari considerazione rispetto agli altri media tradizionali. Altrimenti parlare di pluralismo dell’informazione nel nostro paese rischia di diventare un puro e semplice esercizio di stile”.

“Lo ribadiremo finchè non sarà chiarita questa ambiguità: le testate giornalistiche online non possono essere equiparate, in ogni obbligo di legge, alle testate tradizionali; abbiamo una serie di peculiarità e caratteristiche che nessun altro media possiede. La possibilità per gli utenti di interagire con la redazione, di instaurare un confronto e un dialogo tra loro, di pubblicare contenuti propri, di utilizzare account di altri servizi (ad esempio Facebook) per commentare notizie: sono tutte opportunità che solo i quotidiani online offrono e sulle cui responsabilità va fatta chiarezza”.

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Inquinamento dell’informazione: di chi le colpe ?

Via Massimo Cavazzini

Alberto – giornalista – parla della campagna di sensibilizzazione delle PR contro l’inquinamento da comunicato stampa. Troppi comunicati inutili inquinano il mondo della comunicazione?

Secondo la campagna, questi i dati raccolti:
– 1,7 miliardi di comunicati stampa inutili sono stati ricevuti in totale in un anno solo dai giornalisti inglesi e americani
– il 78% dei comunicati stampa ricevuti sono stati considerati irrilevanti
– il 55% dei destinatari hanno proceduto a bloccare le mail dei mittenti.

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La vestizione di valore economico dell’Ipad

Via Vittorio Zambardino

Ora io ritengo molto seria e degna di attenzione questa stringa di eventi. Perché di tutte le cose che si son dette dello iPad, quelle giuste sono nella considerazione che senza contenuti il “super iPhone” è come un treno senza passeggeri. E l’operazione è piuttosto semplice da intravvedere: rendere l’iPad il veicolo di un nuovo modo di distribuire contenuti, ripetendo con l’informazione (e altre aree dell’intrattenimento) il successo dell’iPhone con la musica.

Convergono con la giustezza del ragionamento anche le considerazioni che qualche giorno fa ha fatto Hal Varian, chief economist di Google e da sempre studioso dell’economia del contenuto, a proposito di cosa funziona e cosa no nel modello dei giornali a pagamento. Funzionano, dice l’autore di Information Rules, i dispositivi dedicati, che racchiudono e custodiscono il valore dentro un dispositivo. Non funzionano i “pay wall”, traduciamolo con “pacchetti a pagamento”, ma nell’accezione americana è qualcosa di più ed ha a che fare col “tassametro” cui pensa il NYT. Sono troppo aggirabili e  non danno niente in più rispetto al web ormai consolidato.

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La strage della freepress

Via LSDI La diffusione di giornali gratuiti è triplicata fra il 2003 e il 2008, passando da 14 a 42 milioni di copie. Nel 2008 però la tendenza si è fermata e la diffusione è rimasta allo stesso livello del 2007. E nel 2009 invece la diffusione dei quotidiani free ha cominciato a declinare, in … Leggi tutto

Un Ipad Malinconico

Franco Abruzzo riporta una intervista al Carlo Malinconico presidente Fieg

Come si stanno preparando i giornali per sbarcare sull’iPad?
L’arma più efficace che abbiamo è senza dubbio la qualità. Proprio leggendo in questi giorni, su vari quotidiani, il livello degli approfondimenti e delle inchieste sul lancio del nuovo computer di Apple, uno su tutti l’intervento su l’Unità firmato Serge Latouche, mi sono convinto che questa sfida si può vincere.
Si vince anche lasciando le notizie gratuite sul web?
No, in qualche modo, quella qualità, quel livello di ricerca e accuratezza che si richiede ai giornali deve essere remunerato.
Come?
Magari proprio con le modalità dell’Apple Store con cui tanti produttori di musica stanno vincendo la battaglia contro la pirateria, oppure con una tesserina prepagata a scalare che riunisca i servizi di tutti i principali siti internet di notizie.
La pubblicità ancora non basta?
Ancora no, per ora è una prospettiva, interessante, ma ancora non pienamente sviluppata.
Ma un giorno si rinuncerà alla carta?

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Apple Ipad: ora c’è il contenitore che serviva, la sfida è sui contenuti

Tutti aspettavano che Apple partorisse la next big thing, il nuovo contenitore multimediale multiuso con casello di accesso e pagamento del pedaggio per arrivare al grande mare dei contenuti digitali. E Apple non ha deluso. L’Ipad è più o meno quello che tutti si aspettavano e che molti avevano anche rappresentato esteticamente con forme vicine a quello che con l’orgoglio di padre Steve jobs ha presentato ai convenuti allo Yerba Buena Center di San Francisco. E’ arrivata la piattaforma che tutti speravano: unificante, in stile sexy alla Apple, con un marketing che farà miracoli. Per molti, ma forse ancora lontana dalle masse.

L’ha detto da subito Steve jobs nello show di presentazione dell’Ipad: il grande gioco è quello mobile. Apple è una mobile company e ad Apple interessa inserirsi nel segmento fra l’Iphone e il Macbook. Jobs ha anche precisato che ad  Apple non interessa il concept di netbook. Quella che cerca la casa di Cupertino è una terza via al device mobile che si mette in mezzo fra telefonini-pda e laptop. Un device a sfioramento che perde la tastiera convenzionale e si alleggerisce drasticamente. Visto lo show di presentazione ora resta l’attesa di vedere e toccare in Europa gli Ipad. Oggetti innnovativi del genere vanno palpati per capire come reagiscono prima di comprendere se sono killer application. Nel frattempo restiamo alla finestra per capire che diranno gli americani a cui a marzo ed aprile verranno consegnati i primi device wifi e 3g.

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Il mondo dei giornali visto con gli occhi del Giornalaio

Pierluca Santoro approfondisce un tema sempre dimenticato: la distribuzione dei giornali cartacei.

La struttura della distribuzione di quotidiani e periodici a livello nazionale risulta piuttosto concentrata. Due principali operatori, Press-Di e M-Dis, rappresentano oltre metà del mercato di prodotto editoriale distribuito da distributori nazionali, mentre il restante 45% è riconducibile a cinque altre imprese. In particolare, i distributori nazionali operanti in Italia sono M-Dis (33% circa del volume d’affari complessivo), Press-Di (24%), Sodip (17%), A&G Marco (11%), Parrini & C. (9%), Messaggerie Periodici Me.pe. (6%) e Pieroni (1%) partecipata a sua volta da M-Dis.

In primis mi sento di suggerire uno studio approfondito del settore del fresco alimentare per verificarne logiche e operatività che se adattate ed implementate nell’ambito della distribuzione delle testate sono certo apporterebbero benefici significativi.

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Ragazzi, dal prossimo anno facciamo partire il tassametro

La comunicazione interna al NYT di Arthur Sulzberger Jr

Today we are announcing that we will be introducing a paid model for NYTimes.com at the beginning of 2011. As you will see in the press release, we have chosen a metered approach that will offer users free access to a set number of articles per month and then charge users once they exceed that number.

The metered model implementation is an integral part of our comprehensive plan for enhancing NYTimes.com. In 2010 we will continue initiatives such as Times Open, Times Topics and our work to develop more active communities and more fully integrate the real-time Web. We will continue to develop new online products and offerings as part of our effort to enhance the user experience for our readers and advertisers.

Our strategy is to build the metered model while we remain focused on making NYTimes.com more compelling, interactive and entertaining, providing many more reasons for online audiences to visit our site and stay longer. In the weeks ahead, we will be adding resources to achieve these critically important goals.

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La versione pay del NYT digitale partirà nel 2011

Il NYT ha reso pubbliche parte delle sue strategie per il futuro on-line. Arthur Sulzberger ritiene che i lettori pagheranno per i contenuti e servizi di qualità. Ma quanti altri giornali al mondo possono vantare, qualità, serietà, imparzialità, credibilità come il NYT ?

The New York Times announced today that it will be introducing a paid model for NYTimes.com at the beginning of 2011. The new approach, referred to as the metered model, will offer users free access to a set number of articles per month and then charge users once they exceed that number. This will enable NYTimes.com to create a second revenue stream and preserve its robust advertising business. It will also provide the necessary flexibility to keep an appropriate ratio between free and paid content and stay connected to a search-driven Web.

Through 2010, NYTimes.com will be building a new online infrastructure designed to provide consumers with a frictionless experience across multiple platforms. Once the metered model is implemented, New York Times home delivery print subscribers will continue to have free access to NYTimes.com.

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I lettori di Google News non cliccano, leggono

Se la ricerca citata da PayContent ha fondamento le speranze degli editori di trovare ricavi dalla vendita delle informazioni on-line sono una mera chimera. In effetti moltissimi nostri comportamenti di lettura sulle directory di news sono più a scorrimento veloce, che a click compulsivo.

Some data that is certain to be used to back up assertions that news aggregators—like Google News—are competing with newspaper sites as much as they are driving traffic to them. A survey of nearly 3,000 U.S. news consumers by research firm Outsell shows that 44 percent of Google News visitors say they scan headlines on the site without actually going on to the news sites themselves; “power news users” (people who check the news at least twice a day) are even more likely not to click. The survey also shows that search-news aggregators are increasingly being turned to as a primary source for news.

Google contends that Google News drives billions of clicks each month to news sites, which news sites can then monetize. When we asked the company for comment today, a spokesman said, “We show just enough for users to identify the stories they’re interested in—a headline, a short snippet and a link to the publisher’s site—and we direct users to those news sites to read the stories.”

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