A ottobre 2017: crescono Corriere, Sole e Avvenire. Scendono ancora Repubblica e Stampa, perdite addirittura a doppia cifra per Gazzetta e TuttoSport.
Verso la fine dei giornali di carta
Via Prima Comunicazione Dati dicembre 2020
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Via Prima Comunicazione Dati dicembre 2020
A ottobre 2017: crescono Corriere, Sole e Avvenire. Scendono ancora Repubblica e Stampa, perdite addirittura a doppia cifra per Gazzetta e TuttoSport.
L’ecosistema editoriale di Facebook è diventato qualcosa di cui i media non possono fare a meno. Facebook ha vinto e le organizzazioni mediatiche francesi sono ora affette da una dipendenza che è triplice e le lega alla piattaforma di Menlo Park per tre ragioni: per l’espansione gratuita delle loro audience, per l’utilizzo degli strumenti di produzione e distribuzione del social network e per la raccolta di introiti aggiuntivi.
Il CDR del Sole 24 Ore ha iniziato la la pubblicazione di comunicati con i discorsi tenuti dal comitato di redazione all’assemblea degli azionisti nel corso degli ultimi anni. Una piccola controstoria del Sole 24 Ore, che non si capisce però perche resa pubblica solo ora … Prima Puntata Seconda Puntata Terza Puntata Quarta Puntata … Leggi tutto
Nel racconto della crisi dell’editoria in Italia spesso il declino dei grandi giornali viene narrato come un evento quasi inevitabile dovuto principalmente a due fattori: la difficile transizione nell’era digitale, con Internet che arriva d’improvviso a sparigliare le carte invadendo di contenuti gratuiti il mercato dell’informazione; e, secondo fattore determinante, la crisi economica e finanziaria globale del 2008. Come dire: cosa potevano fare in questi ultime tre lustri le navi ammiraglie dell’editoria nostrana se non imbarcare sempre più acqua? Ma è proprio così? Basta il combinato di questi due fattori a spiegare (quasi) tutto?
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L’industria dei quotidiani in Italia vediamo come, negli anni, tra alti e bassi, il volume delle copie vendute dai quotidiani abbia raggiunto un picco nel 2006 (con 1,68 miliardi di copie complessive in un anno) per poi continuare a calare.
Quel volume di vendite ha rappresentato l’ultimo, oggi, irraggiungibile picco. Cosa è successo? Molte cose, certo, ma sicuramente un fattore determinante è stata la crisi di un fenomeno editoriale tutto italiano: quello dei “collaterali”. La messa in commercio assieme al giornale di libri, enciclopedie, videocassette e dvd era stata la soluzione trovata dagli editori per rilanciare le vendite in edicola molto prima che cominciasse la concorrenza dei contenuti gratuiti su internet. E per un certo periodo ha funzionato molto bene.
Ma l’eccessivo entusiasmo attorno a questo tipo di vendita ha portato a saturare il mercato asfissiando il lettore con ogni tipo di articoli e gadget editoriali. Il risultato è stato che, secondo stime della Fieg (la Federazione degli editori dei giornali italiani) i ricavi dalla vendita di prodotti collaterali sono crollati nel biennio 2006-2008, con una flessione del 23% e del 49%.
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Secondo rilevazioni di Datamediahub i quotidiani italiani devono rendere invendute intorno al 31-33% di copie sul totale di quelle diffuse. Una percentuale nettamente più elevata rispetto ad altri Paesi come ad esempio la Francia dove le copie rese si fermano al 14-15%. Una differenza elevata perché in quel 16-18% in più rispetto a realtà meglio organizzate ci sono risorse economiche rilevanti letteralmente gettate via dall’industria dei quotidiani italiana. Un altro grosso difetto sul quale poco o niente si è riusciti a intervenire in Italia è il bassissimo peso degli abbonamenti sulla vendita totale dei quotidiani.
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Per un grande gruppo come Espresso-Repubblica i ricavi della divisione digitale rappresentano, nell’ultima semestrale del 2016, solo il 9% del fatturato totale; per Rcs – nonostante il piano industriale 2013/2015 puntasse a portarli al 21% – non hanno mai superato quota 16% sui ricavi totali. Unica eccezione il Gruppo 24 Ore con un peso del digitale sul fatturato del 32%. I dati del gruppo sono riferiti a giugno di quest’anno, ma sulla loro attendibilità ora viene sollevato più di un dubbio. Resta il fatto che uno dei grossi problemi per gli editori, e questo non solo in Italia, è come monetizzare il traffico e l’audience sul web. Molte testate straniere, da quelle tradizionali come il New York Times a quelle native digitali come BuzzFeed, stanno acquistando, o sviluppando al loro interno, tecnologie e competenze per leggere e fornire i dati necessari ai loro clienti con la stessa precisione millimetrica di Facebook e Google (che sul digitale sono gli assoluti padroni). Ma in Italia in questo senso si è fatto ancora molto poco, il che ha ridotto ancora di più il valore del traffico dei siti dei giornali agli occhi degli investitori pubblicitari.
Continua il tracollo dei giornali di carta: il mercato si apre, nonostante qualcuno ci provi ancora a fare azioni da monopolista – bulletto. La perdita media in un anno è del 15%. Ad aprile 2015 la Repubblica vendeva 233.457 copie; il Corriere, nell’ultimo mese di Ferruccio De Bortoli direttore, 225.064. A febbraio 2016 Mario Calabresi conclude il suo primo mese intero da direttore di Repubblica con 216.256 copie vendute in edicola; il Corriere diretto da Luciano Fontana ne ha vendute 213.010. Marzo 2016: Repubblica 215.705, Corriere 212.415. Aprile 2016: Repubblica 212.070, Corriere della Sera 208.530. Maggio 2016: Repubblica 208.538, Corriere della Sera: 204.507.
Le nozze tra Repubblica e Stampa? È un matrimonio di necessità, ci si integra per mantenere la barra di galleggiamento, ma resta una ‘notiziona’ solo per noi addetti ai lavori, cosa vuoi che interessi ai lettori?».
Enrico Mentana, direttore del Tg di La7, ex Rai, ex Tg5, non ha molta voglia di parlare della fusione tra il Gruppo Espresso e la Stampa di Torino. Ma alla fine due battute sull’incontro tra la famiglia Agnelli e i De Benedetti le concede. «Ma non è una notizia spiazzante», spiega a Lettera43, «lo storico direttore della Stampa, Giulio De Benedetti era il suocero di Eugenio Scalfari, Carlo è stato amministratore delegato della Fiat, Gianni Agnelli ha sposato una Caracciolo»
Via Formiche: La Befana ha portato cenere e carbone alla stampa italiana. Da un lato, la legge di stabilità comporta una drastica riduzione dei contributi pubblici (che riguardano quasi esclusivamente la stampa su carta). Dall’altro lato, sta continuando l’epidemia fatale che affligge le piccole televisioni locali. Da un altro ancora, tre dei maggiori quotidiani italiani … Leggi tutto
Sta per uscire il nuovo sito di Internazionale, un vero quotidiano online. il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro presenta il progetto
Ci sono voluti vent’anni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Sarà il quotidiano di Internazionale. Sul web l’informazione in tempo reale, sulla carta, come sempre, l’approfondimento. È solo l’inizio di un progetto più ampio e lungo. Ci lavoriamo da due anni. Internazionale è stato uno dei primi giornali italiani ad andare online, nel dicembre del 1994. Ma non avevamo mai davvero capito quale potesse essere il ruolo del nostro sito. Semplice vetrina del settimanale? Luogo d’incontro per lettrici e lettori? Spazio di approfondimento? Niente ci convinceva fino in fondo. Finché ci siamo resi conto che in Germania i principali siti d’informazione non sono quelli dei quotidiani, ma quelli di due settimanali, Die Zeit e Der Spiegel. Abbiamo capito che niente impedisce ai newsmagazine di offrire sul web notizie in tempo reale. Così abbiamo deciso di fare un sito d’informazione.
Il testo completo del rapporto 2014 sull’industria dei quotidiani in Italia Rapporto 2014 sull’industria dei quotidiani in Italia from Vittorio Pasteris
La storia dell’Unità è quella di un giornale glorioso che poi non ha capito quasi nulla di quello che gli capitava intorno ed è stato tenuto in vita con iniezioni di denaro e finanziamenti pubblici che però non hanno cambiato le cose …. A voi il video dell’appello della redazione e il pensare come interpretare … Leggi tutto
A proposito dei conti del Sole 24 Ore Il consiglio d’amministrazione del Sole 24Ore ha esaminato i conti 2012 del gruppo editoriale e ha preso atto di un nuovo peggioramento del risultato netto. Il rosso 2012, come anticipato da Economiaweb.it, è di 45,8 milioni. Ben più pesante di quello del 2011 (archiviato con una perdita … Leggi tutto