Ex Guru

Via Alberto Fattori

Tempo fa, leggendo un libro sul Made in Italy, con tanto di prefazione del Presidente di Confindustria Montezemolo, ho avuto modo di conoscere da vicino la storia di alcuni dei nostri “campioni” del Made in Italy, mostrati quali esempi da imitare per aver successo nel futuro globalizzato che avanza.

Una di queste storie, riguardava il giovanissimo Matteo Cambi, che attorno ad una semplicissima margherita stampata su una T-Shirt, ha creato un impero ad altissimo tasso VIP: la famosissima GURU.

Nella descrizione che lui stesso faceva del suo successo, mi avevano colpito due cose:

la prima, il ruolo dei genitori, reali “deux ex machina” della società, con una competenza del settore reale, con il risultato che il ruolo del figlio, poteva essere al massimo considerato quello di un semplice Public Relation, di alto profilo.

La seconda, che poco realmente fosse prodotto in Italia, ma in altri paesi ben più a basso costo del lavoro, fatto che lo stesso Cambi sottolineava, una anomalia non secondaria, in un libro riguardante il Made in Italy, oltretutto sottoscritto dal Presidente di Confindustria

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Il futuro dei giornali

Via Janejacobs

La rete e’ un sistema di distribuzione gratuita dei prodotti che i giornali aggregano. La distribuzione non solo costa meno, ma e’ anche migliore, perche’ non ha i limiti di tempo dei giornali che sono distribuiti una volta al giorno e non ha limiti di spazio, perche’ le notizie in rete non sono costrette dallo spazio cartaceo dei giornali. La rete offre notizie su misura che permettono di identificare i gusti personali dei lettori e di soddisfare istantaneamente e senza costi di trasporto la consegna di prodotti rispondenti nel dettaglio al gusto dei lettori.

Un studio della societa’ comscore effettuato nel marzo di quest’anno ha rilevato che le persone con piu’ di 65 anni hanno una probabilita’ di leggere un quotidiano che e’ sei volte maggiore alla probabilita’ di lettura di un quotidiano da parte delle persone tra i 25 e i 34 anni. Il motivo principale non sta nel fatto che gli anziani hanno piu’ tempo a disposizione dei giovani, ma che i givani sono piu’ a loro agio nel cercare e trovare informazioni in rete degli anziani. I giovani sono cresciuti nel mezzo della rivoluzione elettronca e le loro abitudini non dovrebbero modificarsi con l’eta’.

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Dove va il giornalismo?

Antologico del dibattito in coroso (via Apogeonline) Da tempo ci si interroga su quale possa essere il futuro del giornalismo, su che cosa debba succedere in futuro con la sempre maggiore importanza dealla Rete. Se lo chiede Vittorio Pasteris, che ragiona su come il giornalismo online sia ancora, a livello di budget e di idee, … Leggi tutto

Un futuro roseo, basta ripensare il proprio lavoro

Via LSDI Sebbene le preoccupazioni di giornalisti ed editori sulla diminuzione dei ricavi pubblicitari siano giustificate, il futuro – dice Roy Greenslade del Guardian – appartiene ancora ai giornalisti. Greenslade ritiene che i mali economici non siano terminali – i giornali si possono adattare – ma l’ era dei mass media, dice, “potrebbe essere finita”. … Leggi tutto

Mediaset Premium: i rimborsi complicati e costosi

UPDATE: leggete anche Mediaset Premium: sportello reclami Il bloggante continua a seguire il continuo crescere di visite e di commenti, oramai stile forum piuttosto che da blog, relativi ad un post di oramai un anno fa dedicato alla gabella di Mediaset Premium. In effetti pare che un anno dopo le cose siano solo apparentemente cambiate. … Leggi tutto

Ascoltare una canna

Via Macchianera l GAT, ovvero il Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guarda di Finanza, forte di una supposta competenza in campo informatico che in quanto ad allarmismo è pari solo a quella che Don Di Noto può vantare nell’ambito della lotta pedofilia, ha lanciato l’allarme per gli “mp3 droganti”. La notizia ha origine da TgCom … Leggi tutto

Della dignità del giornalismo digitale

Qualche considerazione per aprire un dibattito su importanza e valori del giornalismo on-line

Un recente scritto da Lsdi ripreso dal Barbiere della Sera, molti fatti vissuti in prima persona o letti in rete, sono segni dei tempi e richiamano a una riflessione importante su quello che in senso esteso potremmo chiamare dignità del giornalismo digitale.

Il post Il giornalismo dopo internet: un mestiere al ribasso? tratto da Ldsi (Libertà di Stampa Diritto all’informazione) e poi rilanciato dal Barbiere della Sera, presenta riflessioni a partire dal libro Le journalisme après internet , del ricercatore francese Yannick Estienne, sul futuro stesso del giornalismo ai tempi della rete o per meglio dire dopo che più di 10 anni di internet di massa lo hanno rivoltato e modificato.

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Un miliardo di computer

Via Repubblica.it I computer raggiungono i nove zeri. Un miliardo, tanti sarebbero i pc in uso nel mondo. Più o meno uno ogni sette abitanti. Con una crescita del 12% all’anno. E se la “densità” al momento vede ancora in vantaggio l’Occidente, le previsioni per il futuro lasciando intravedere una travolgente rimonta dei paesi emergenti. … Leggi tutto

Il difficile del giornalismo dopo internet

Via LSDI e il Barbiere della Sera

Le journalisme après internet » , un libro di un ricercatore francese, Yannick Estienne, compie una immersione profonda nelle viscere del giornalismo online come viene praticato in Francia – Ne emerge (spiega un’ ampia nota editoriale di Narvic su “Novovision”, di cui pubblichiamo la traduzione) il quadro di “un giornalismo asservito, dai contorni vaghi”, un giornalismo banalizzato fra « la professionalizzazione dei lettori e la de-professionalizzazione dei giornalisti », sotto l’ egemonia del marketing e testimone dello sbriciolarsi definitivo del “muro del danaro”, quella separazione tradizionale fra il redazionale e il promozionale su cui è stata costruita la stampa moderna e la coscienza del giornalista professionale – L’ online come laboratorio del giornalista del futuro, caratterizzato da un profilo professionale ibrido, a mezza strada fra il manager e il giornalista – E la cultura partecipativa come una sorta di “astuzia” della logica commerciale, che strumentalizza la carica libertaria delle origini per puntare invece a un doppio obbiettivo: fidelizzare l’ internauta e metterlo al lavoro, sub-appaltandogli una parte del carico di informazione

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L’inarestabile ascesa dell’ebook

Luca Conti segnala che A quanto riporta Il Sole 24 Ore – sul sito del Governo e sul quello del Tesoro non c’è ancora nulla di preciso – nella scuola italiana arriva la rivoluzione del libro elettronico: Dall’anno scolastico 2008-2009 scuole e università potranno adottare libri di testo disponibili on line, gratuitamente o dietro pagamento … Leggi tutto

Altrimenti ci arrabbiamo

Walter Veltroni: In questi giorni si decide il futuro di questa legislatura: se il comportamento rimane come quello delle ultime settimane il clima non potrà che cambiareSi sono perse le elezioni, ma non per questo c’è la questione dell’identità del Pd. La nostra identità è quella di una grande forza riformista. Meno male Veltroni si … Leggi tutto

Tolleranza è creatività

Francesco Ramella su Lastampa.it

Qualche anno fa un professore americano di studi urbani, Richard Florida, ha sviluppato un’interessante teoria che associa lo sviluppo economico alla proliferazione della cosiddetta «classe creativa»: le professioni ad alto contenuto di conoscenza e ricerca sia nel campo tecnico-scientifico che in quello artistico. Nei nuovi scenari della globalizzazione, l’innovazione rappresenta una risorsa chiave per lo sviluppo. La formula magica per la crescita economica è quella delle «3 T»: tecnologia, talento e tolleranza. Se i primi due assets costituiscono gli ingredienti fondamentali dell’innovazione, il terzo rappresenta però il fattore chiave per mobilitarli. La nuova geografia dello sviluppo premia soprattutto i territori capaci di attrarre i detentori del «capitale creativo». E questi soggetti prediligono le città che – afferma Florida – si contraddistinguono per «maggiore apertura, diversità e tolleranza». I luoghi in cui si costruisce il futuro sono quelli «aperti agli immigrati, agli artisti, ai gay e all’integrazione razziale». Per individuare questi contesti lo studioso ha utilizzato un indicatore piuttosto inusuale – un «indice gay» che misura la percentuale di omosessuali sul totale della popolazione – mostrando che questo risulta uno straordinario predittore della localizzazione geografica e della crescita dei settori produttivi più innovativi.

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