Turin is also elegant and perbene

Il WSJ su Marchionne, Torino, Fiat, …

The holidays in Turin have certain rituals that set the city apart from others in Italy. That’s because Turin is home to the country’s largest manufacturing company, the multinational auto maker Fiat SpA, and like all big companies, Fiat is a sort of state within a state.

Besides traditional winter festivities, such as buying orange-colored boxes of handmade hazelnut chocolates at Gobino and stopping for a cup of hot chocolate mixed with coffee and cream at Café al Bicerin to fight off the Alpine cold, Turin offers parallel Fiat activities.

In this photo from 1955, Fiat 600s are driven on the roof track of the Lingotto factory in Turin. Like the car maker that calls it home, Turin, more than any other Italian city, mixes old with new, tradition with innovation.

Fiat auto workers’ kids receive gifts at the company’s annual Christmas party as the car maker’s sprawling Mirafiori factory shuts for the break. Fiat Chief Executive Sergio Marchionne delivers his annual speech to hundreds of managers gathered at the Lingotto—a former factory modeled on the Ford plant in Detroit where the Model T was born—that now houses Fiat’s executive offices.

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La Fiat che verrà

Marina Cassi su Lastampa.it sono confermati, per il 2010, alcuni modelli Idea, Musa, Mi.To; altri sono annunciati in fine produzione come Punto e Multipla. E due sono, nel 2011, in arrivo: si tratta del monovolume L0 che sarà realizzato a cinque e a sette porte; si potrebbe dire una sorta di prosecuzione ideale della Multipla. … Leggi tutto

Gentile John Elkann, può salvare la Juve ?

Paolo Griseri su Repubblica

Gentile ingegner John Elkann, detto Jaki.
Sono abbastanza vecchio per poterle raccontare come si comportò suo nonno, Gianni Agnelli detto l´Avvocato, in una situazione nella quale la Juventus si trovava ad affrontare difficoltà molto simili a quelle odierne.

Suo nonno, ne siamo convinti, non l´avrebbe pensata allo stesso modo e neppure suo prozio, il dottor Umberto. Entrambi (lo fecero prima con Boniperti e poi con Giraudo e Moggi) avrebbero capito che, prima di tutto, il vero problema della Juventus è rappresentato dalla sua gestione societaria piuttosto che soltanto dalla sua guida tecnica. Ed entrambi, ne sono altrettanto sicuro, non avrebbero esitato a intervenire, in una struttura dove quasi nessuno capisce qualcosa di calcio, dove Blanc adesso assomma i poteri sia di presidente e di amministratore delegato e dove la campagna acquisti è stata affidata, negli ultimi anni, all´ex ragazzo di fatica di Luciano Moggi. Serve qualcuno che sia in grado di non sprecare 50 milioni di euro per due buoni giocatori che non sono però dei fuoriclasse (Diego e Melo) e soprattutto qualcuno che sappia distinguere un regista (Xabi Alonso, D´Agostino) da una pletora di mediani (Sissoko, Melo, Marchisio e Poulsen). Poi, forse, servirà anche un allenatore.

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Quaranta torinesi nella maxi aula a Palazzo di Giustizia

Via Repubblica

C´è la maxi aula ma manca il pubblico delle grandi occasioni. Non sono più di una quarantina i torinesi che si siedono in tribuna ad assistere al match tra i dirigenti del gruppo Agnelli e i magistrati che contestano loro di aver detto il falso alla Borsa con l´operazione che nel 2005 consentì alla Famiglia di mantenere il controllo della Fiat. Eppure l´udienza ha un valore storico: è la prima volta che il principale esponente degli Agnelli depone in un´aula di giustizia, sia pure come semplice testimone.

L´udienza consente di apprezzare i tre volti del gruppo torinese: il tono brillante dell´amministratore delegato, Sergio Marchionne (in maglione d´ordinanza), quello asciutto di John Elkann (vestito scuro e cravatta azzurra) e la dialettica dell´avvocato Franzo Grande Stevens (elegante come d´abitudine). Tutti impegnati a sostenere una tesi per la verità assai ardua: che nella primavera-estate del 2005 nessuno in corso Matteotti pensò mai di trasformare in azioni il denaro scommesso con Merrill Lynch sul valore del titolo Fiat. Questo infatti sostengono i comunicati ufficiali con cui il 24 agosto di quell´anno Ifil e «Giovanni Agnelli Sapaz» risposero a una precisa richiesta della Consob. E quei comunicati vengono giudicati falsi sia dalla Consob sia dal pm al processo.
Nel confronto nessuno concede molto all´avversario di turno. Il presidente della corte, Giuseppe Casalbore, è a tratti sferzante: «Avvocato Grande Stevens, facciamo il gioco delle tre carte?». Il confronto diventa presto vivace. Grande Stevens si spazientisce: «Signor giudice, solo un minus habens avrebbe potuto interpretare quel comunicato diversamente». Interviene il pm Avenati Bassi: «Io infatti sono un minus habens e non l´avevo capito».

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E alla Fine GM non ha ceduto Opel

Il consiglio di amministrazione della General Motors ha deciso di mantenere il controllo della filiale europea Opel/Vauxhal cancellando ogni piano di vendita. La decisione di mantenere Opel da parte del consiglio di amministrazione di General Motors  è stata presa alla luce del miglioramento della situazione della stessa Gm ma anche a un contesto economico più … Leggi tutto

Fiat tratta per la cessione del palazzo de La Stampa

Via il Giornale

Torino L’idea è di vendere, anzi: di buttare giù il palazzo per farne tanti appartamenti. Costa troppo al gruppo Fiat il palazzo di via Marenco dove hanno sede La Stampa e la concessionaria di pubblicità Publikompass, un gigantesco cubo di vetro con vista collinare che succhia 3,5 milioni all’anno solo di manutenzione. In un periodo di vacche magre è decisamente troppo. Troppo soprattutto per le tasche di chi ha imparato, da Sergio Marchionne in poi, a non buttare il denaro della finestra. E mai definizione fu più azzeccata.

Di piani con finestre in via Marenco ce ne sono tre, ma molte fanno soltanto da separé tra il cielo e il nulla. Dentro non c’è niente. E mezzo palazzo vuoto, è troppo. Dunque la parola d’ordine è vendere. Vendere per monetizzare il valore dell’immobile che fu costruito negli anni ’60 dal pioniere dell’architettura industriale Vittorio Bonadé Bottino. Ma vendere in questo caso significa anche ridimensionare i costi del quotidiano la cui sede verrebbe trasferita in via Giordano Bruno. Dove costa meno. Ma prima di catapultarsi in operazioni senza rete, l’azienda ha mandato in avanscoperta, a palazzo civico, alcuni emissari per sondare il terreno.

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Auto sottocosto

Via Lastampa.it Un Fiat Fiorino a metano a 3.990 euro: per il lancio della nuova versione a doppia alimentazione (metano-benzina) del modello premiato «International Van of the Year 2009», la Fiat scommette sul prezzo. «Il prezzo di listino – precisa la casa automobilistica – è fissato a partire da 12.950 euro, iva esclusa. Le versioni … Leggi tutto

Agnelli gestiva da solo i suoi beni

Via Corriere Oltre due anni di riserbo, quasi assoluto. Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron, accusati da Margherita Agnelli de Pahlen di essere stati i gestori del patrimonio del padre (anche di un presunto «tesoro» occulto), si sono difesi con memorie giudiziarie di cui non è mai trapelato nulla. E la madre, Marella, … Leggi tutto

Bertone ceduta al gruppo Fiat

Bertone dopo una difficile crisi e diversi colpi di scena viene ceduta al Gruppo Fiat. Il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato i Commissari della Bertone a cedere l`azienda al Gruppo Fiat sulla base del piano industriale valutato positivamente dai Commissari stessi e approvato dal Comitato di Sorveglianza, che rappresenta anche gli interessi dei creditori. … Leggi tutto

Ha vinto Torino (di una volta)

Aldo Cazzullo su Corriere.it

Alla fine non è stata la nuova Torino a conquistare l’America, ma l’antica. A vincere non è la città neogozzaniana mai stata così bella, con le mostre sul barolo e sul cioccolato, i caffè restaurati, le signorine sempre più graziose che mangiano le paste nelle confetterie.

È la sapienza tecnica della metropoli industriale aspra e sobria, squadrata come la città dell’Apocalisse, l’abilità dei capisquadra che sapevano fe’ i barbis a le musche, rifilare i baffi agli insetti, e dei geni ignoti come Dante Giacosa che disegnavano le auto più belle al mondo e nel contempo sapevano progettare un carburatore. Non la città delle Olimpiadi e del turismo e neppure quella inquietante dell’occulto (tutte frottole in verità come i torinesi sanno benissimo) e della movida notturna che ispira l’ultimo preoccupato romanzo di Culicchia: lo sballo all’ombra dei Murazzi del Po, feste, alcol e gioventù bruciata. Bensì la Torino dell’Avvocato, che ovviamente è molto cambiata ma dev’essere ancora parente di quella che Giovanni Agnelli raccontava come «una città di guarnigione, in cui i doveri vengono prima dei diritti, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto».

La Torino di oggi ha un clima più mite e non solo. La vita sociale è più ricca, come testimonia l’antico centro storico, il quadrilatero romano, un tempo deserto già alle sette di sera e divenuto ora una Brera torinese. L’economia si è diversificata. È cominciata l’era terziaria, se è vero che a Torino ci sono più dipendenti comunali (comprese le aziende controllate) che operai Fiat. Non si tratta ovviamente di mettere in contrapposizioni due città e due epoche. Ma forse adesso si capisce meglio che la nuova Torino è figlia di quella antica. Che le eccellenze di oggi —il design, il Politecnico, la ricerca, la comunicazione, il cinema, l’arte contemporanea, financo le Olimpiadi —non ci sarebbero state senza la grande industria, insomma senza quella Fiat con cui la borghesia torinese ha sempre avuto un rapporto ambivalente: da un lato, era spaventata dall’immigrazione e dalle trasformazioni imponenti; dall’altro, orgogliosa per ciò che la Fabbrica Italiana Automobili Torino rappresentava nel resto del Paese.

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Detroit provincia di Torino

L’accordo è stato raggiunto. Fiat e Chrysler hanno trovato l’intesa che passerà attraverso la bancarotta controllata della casa automobilistica americana. Il presidente Usa Barack Obama farà alle 18.00 italiane un annuncio sull’intesa Fiat-Chrysler. Marchionne AD in pectore. La diretta dalla Casa Bianca