Vogliamo un Paese che rispetti le donne” è stato il grido di un milione di donne italiane scese in piazza a febbraio per rivendicare maggiore dignità e pari opportunità in un Paese ancora molto maschilista, dove l’apparenza conta più di qualsiasi merito, competenza professionale o qualità personale. Un Paese dove fare la velina è tra le professioni più ambite, dove grazie alla politica abbiamo imparato che cosa sono le escort e, grazie alla tv e alla pubblicità, siamo convinti che il modello femminile al quale assomigliare sia quello di una bambola di gomma tanto perfetta e lucida, quanto finta ed effimera, tanto sorridente, quanto muta e vuota.
Come si è arrivati a tutto questo? È tutta colpa dei media, della tv in particolare, e dei falsi modelli che trasmettono? O i media fanno da cassa di risonanza, amplificatori di una questione che è prima di tutto sociale e culturale, insita nel nostro vivere quotidiano e nel nostro sentire comune?
Qualunque sia la risposta è necessario parlarne apertamente, sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i media affinchè passi un nuovo messaggio. Bisogna individuare modelli alternativi ai quali guardare, giungere a una diversa definizione e comunicazione del femminile.