La Fieg, la cosiddetta Federazione Italiana Editori di Giornali, una lobby costituita per la sua parte più influente di editori impuri che hanno impoverito e infangato l’informazione in Italia, che hanno voluto trasformare il mercato dell’editoria in una oligarchia di potenti, che hanno condiviso con una lobby di giornalisti vecchi nella mente e nelle azioni i destini del paese, ha scritto una patetica lettera aperta sul suo sito in cui cerca di salvarsi. L’incipit è patetico, il resto peggio. Per molti di loro è finita: game over.
Noi editori consideriamo la tutela della libertà di stampa e la diffusione delle notizie una funzione pubblica e insieme un’attività d’impresa che va salvata perché essenziale alla vita democratica del Paese. Abbiamo una doppia responsabilità: offrire ai lettori un prodotto di qualità, vale a dire corretto, ben fatto, utile e adatto ai tempi che viviamo; e garantire un lavoro ai nostri collaboratori in condizioni di equità. Si tratta di un equilibrio difficile da mantenere, la cui ricerca richiede grande capacità di adattamento alle nuove sfide. L’editoria italiana sta vivendo un passaggio epocale: agli effetti della congiuntura economica si aggiunge il rapido avanzare delle tecnologie digitali, con effetti rivoluzionari nelle abitudini delle persone e sul mercato.
In questo difficile contesto è urgente un ripensamento complessivo del settore editoriale come base per una politica industriale capace di frenare la flessione produttiva e di cogliere le occasioni di sviluppo attraverso una decisa modernizzazione.