Ci siamo giocati il rugby a Torino

Lo Spiffero racconta una patetica vicenda che dimostra quanto ce ne capiscano i politici torinesi di eventi sportivi

Alla fine vince sempre il calcio”. Torino perde la sfida di rugby tra Italia e Tonga. Non tragga in inganno, il nome dei nostri avversari, sono tra le nazioni più quotate in questa disciplina. Perde una sfida che sarebbe stata un evento, proprio come quella contro l’Argentina del 2008, quando l’Olimpico si riempì per ammirare i Puma sudamericani. Il match si giocherà a Brescia e sono in tanti a credere che nella città che potrebbe presto diventare capitale europea dello Sport 2015 si sia persa un’occasione incredibile. Ma perché alla fine la città, e in particolare il suo assessore allo Sport Stefano Gallo si sono rifiutati di ospitare l’evento, che si sarebbe dovuto svolgere il 10 novembre?

Ricapitoliamo: il 16 marzo scorso il consiglio federale della Federazione italiana rugby individua Torino come possibile città ospitante. Il Cus Torino, punto di riferimento del movimento rugbistico torinese – in questi giorni sta disputando i playoff per l’accesso alla serie A – riceve da Roma l’incarico dell’ organizzazione locale e avvia l’iter classico per ottenere la disponibilità dello stadio. Contatta gli uffici comunali dello Sport e la società che gestisce lo stadio e riceve una richiesta fidejussione di 180 mila euro a copertura dei possibili danni. Una bella cifra, grosso modo il triplo del costo per il rifacimento complessivo del manto erboso, ma l’evento è troppo importante e gli organizzatori s’impegnano a versarla. Sembra tutto a posto e, invece, succede qualcosa.

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La Kazzata dell’anno

Via Gazzetta.it

Borat al posto dell’inno nazionale kazako. E’ successo in Kuwait, durante la cerimonia di premiazione di un trofeo internazionale di tiro a segno. La medaglia d’oro Maria Dmitrienko non ha potuto trattenere il sorriso quando dagli altoparlanti sono partite le note dell’inno-parodia, colonna sonora del famoso film demenziale interpretato dal comico britannico Sacha Baron Cohen, al posto di quello originale. Secondo l’allenatore kazako, che ha chiesto le scuse ufficiali, gli organizzatori hanno scaricato per errore la canzone da internet, sbagliando anche l’inno serbo.

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