Affanculo la ragion di stato o la paura di crollo del regime: vogliamo chiarezza nei rapporti fra stato e mafia

In questi giorni sta crescendo in me l’inquietudine per il tentativo di ostruzionismo o di silenziamento da parte del sistema omogeneo dei giornali tradizionali e dei partiti sulla vicenda trattative stato-mafia, sulle telefonate fra Mancino e Napolitano e sull’azione di pestaggio morale nei confronti dei giudici  di Palermo e Caltanissetta.  Per questo al Fatto Quotidiano stiamo facendo una raccolta di firme per uscire dal silenzio e ridare verità e dignità all’Italia e alla sua informazione.

Il punto sulla situazione da Marco Travaglio

Il regime dei Cinque dell’Apocalisse (Quirinale, Avvocatura dello Stato, Procura della Cassazione, Csm e Governo) che assedia la Procura di Palermo può ritenersi soddisfatto. La notizia anticipata dal Fatto sul procedimento disciplinare contro i pm Messineo e Di Matteo, rei del terribile delitto di intervista, ha raccolto l’audience mediatica auspicata: omertà assoluta di politici, giornali e tg. Fa eccezione il Foglio che, per quanto clandestino, fa il suo sporco mestiere: plaude al Pg della Cassazione e lo esorta a radere al suolo la Procura, “luogo di mille abusi”, anche con processi penali per “violazione del segreto istruttorio”.

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Bisogna pagare la stampa: il rapporto fra offerta e domanda

Dai verbali del caso Ilva E quando si tratta di impiantare negli stabilimenti a rischio (non solo l’Ilva, ma anche Eni per esempio) le centraline per i rilevamenti, il direttore dell’impianto, l’ingegnere Capogrosso se ne esce: «Col cavolo che gli consentiamo – dice in sostanza – di metterle nell’area dello stabilimento». E infatti chissà perché … Leggi tutto

Ordine dei Giornalisti: tutto cambia, pardon poco cambia di sostanziale

Il sito dell’Ordine dei giornalisti tempestivamente informa che Il governo ha approvato venerdì 3 agosto quello che è il DPR sulla riforma delle professioni, come con enfasi viene definito. Sono contenute in esso alcune norme che riguardano l’Ordine dei giornalisti e penso sia utile fornire ai colleghi una sintesi e una spiegazione del contenuto delle stesse. … Leggi tutto

Tre anni e mezzo fa: un articolo che nessun deve avere letto

Scusandosi per l’autocitazione, ma tre anni su LSDI uscì un articolo sul tracollo dell’editoria italiana che evidentemente pochi hanno letto dato che molti elefanti dell’editoria italiana, grazie a dio non tutti, non hanno ancora capito che sono finiti e continuano a ballare ingozzandosi sulla tolda di un Titanica che affonda. Qualche editore sostiene la tesi … Leggi tutto

Il giorno più lungo degli editori italiani

Ieri  come annunciato ieri da Linkiesta è stato un giorno storico per grandi gruppi editoriali che pubblicano quotidiani

Una giornata importante quella di domani per il mondo dell’editoria italiana. Si riuniscono infatti in contemporanea i consigli d’amministrazione della Rcs e del Sole24Ore per esaminare i conti semestrali. ma più che i numeri della prima parte dell’anno, che comunque si annunciano secondo i ben informati negativi, i consiglieri delle due società saranno chiamati a valutare e decidere sul futuro della carte stampata, uno dei principali asset per entrambi i gruppi, e comunque quello politicamente predominante. la pubblicità, una delle fonti primarie di ricavi dei quotidiani, sta infatti svanendo, e ora in Italia, come nel resto del mondo, gli editori si devo interrogare sul modello di business. In particolare, chi si occupa di conti, deve decidere se valga ancora la pena drogare e gonfiare i quotidiani per mostrare i muscoli e sedurre qualcuno, ovvero gli investitori pubblicitari, che non ha più la voglia e forse nemmeno la possibilità di essere sedotto.

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Continuano le perplessità della Fornero sull’equo compenso

Continua il minuetto fra enti giornalistici italiani e Elsa Fornero Con un comunicato ufficiale, il Ministero del Lavoro fa chiarezza sulle intenzioni del ministro a proposito dell’equo compenso e sgombra il campo da un equivoco che era nato durante la sua audizione davanti alla commissione Lavoro del Senato che potrà, così, riprendere in maniera più … Leggi tutto

Elsa Fornero, la legge sull’equo compenso e i vertici per modo di dire del giornalismo italiano

Nei giorni scorsi  si sono assommati gli strali dei vertici ordinistici e sindacali del giornalismo italiano nei confronti delle parole del ministro Fornero sulla legge sull’equo compenso. Partiamo da un presupposto: nell’ultimo periodo non ho condiviso azioni e pensieri del ministro Fornero nonostante stimi la persona e la professoressa. E non ho neppure intenzione di … Leggi tutto

I fake follower dei media italiani e il celolunghismo promozionale degli stessi

Via il Giornalaio

E’ ormai una settimana che quello che più di qualcuno inizia addirittura a definire come “Twittergate” tiene banco in Rete e sui principali quotidiani italiani. Il sottoscritto se ne è tenuto volutamente lontano anche perchè il caso vuole che un paio di giorni prima della pubblicazione della desk research su Grillo avessi detto quel che penso, al di là dei casi specifici, sulla corsa ai followers.

Per restare in tema mi sono divertito a produrre una provocazione analizzando i followers falsi e quelli inattivi dei principali quotidiani italiani e dei cosidetti superblog.

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Un’Italia NIMBY

Oramai l’Italia è un paese NIMBY: tutti vogliono la salvezza del paese, ma nessuno si rende disponibile ad aiutarlo. Meglio larsciare gli oneri agli altri e al massimo prendersi gli onori

Dig.it memories (2)

Via Daniele Chieffi

Due giorni a discutere di giornalismo digitale a Firenze, per Dig.it, un evento che ha riunito più o meno tutte le “teste pensanti” del web e della professione. Difficile trovare un momento di maggior approfondimento su tutte le tematiche e le problematiche che intrecciano le “frontiere digitali” del giornalismo. Tecniche, ruolo dei professionisti, accesso alla professione, modelli economici, prospettive, sul tavolo c’era davvero tutto e le discussioni sono state intense e ricche. Quello che rimane, però, è la sensazione che tutto questo sia sbagliato in origine. Non certo la necessità di approfondire temi e problemi, che pure ci sono e spesso gravi e complessi, quanto il fatto stesso di dover, ancora oggi, pensare a un “giornalismo digitale” che, per definizione, si contrappone a quello “tradizionale”.

Nel denso flusso di twitter che ha accompagnato la manifestazione di Firenze, del 4 e 5 luglio scorsi, uno, a mio parere, spicca sugli altri: “siamo rimasti a due anni fa”. Una sintesi brutale, se volete, ma aderente alla realtà. Due anni fa, infatti, e negli anni precedenti, si parlava degli stessi temi, in una sorta di battaglia che vedeva da una parte i colleghi garantiti delle grandi testate “tradizionali”, con accanto schierati sindacato e ordine, arroccati sull”‘hamburger hill” della professione, rintuzzare l’assalto delle truppe di “nuovi giornalisti” digitali, dei sostenitori delle forme di “giornalismo dal basso”, del “citizen journalism”, dell’informazione partecipata e, soprattutto dei giovani che tentavano di forzare le difese e iniziare a fare questo mestiere, chiedendo una cosa semplice: essere retribuiti il giusto.

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