Il 5 Settembre è stato pubblicato dal World EconomicForum il Global Competitiveness Report 2012-2013, rapporto con cadenza annuale che analizza, sulla base di 12 fattori di competitività e un sondaggio d’opinione tra gli imprenditori, il livello di competitività di 144 nazioni del mondo. L’Italia si posiziona al 42° posto a livello mondiale e, ancora una volta fanalino di coda in Europa, dopo Spagna, Repubblica Ceca e Polonia. A pesare, come mostra l’ immagine sottostante, sono soprattutto:
- Rigidità del mercato del lavoro [127° posto] malgrado l’approvazione della recente riforma
- Arretratezza del mercato finanziario [111° posto]
- Diffusa corruzione, scarsa fiducia nell’indipendenza del sistema giudiziario e contesto istituzionale che fa crescere i costi per le imprese e gli investitori [97° posto]
Italia
Bip Mobile denuncia all’antitrust Telecom, Vodafone e Wind
Il nuovo operatore Bip Mobile denuncia i competitori In seguito a una denuncia di Bip Mobile, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deciso di avviare un’istruttoria per verificare se Telecom, Vodafone e Wind stiano mettendo in atto un’intesa restrittiva della concorrenza, finalizzata ad escludere dal mercato il nuovo operatore mobile virtuale. «Per il … Leggi tutto
A Napoli il Festival del Giornalismo Giovane da 21 al 23 settembre
Via YouthMediaDays Presentata a Napoli la prima edizione del Festival del Giornalismo Giovane, organizzato dal 21 al 23 settembre da Youth Press Italia, l’associazione nazionale di giovani giornalisti, che riunisce tutti gli under 35 che lavorano o aspirano a lavorare nel giornalismo e nella comunicazione. L’evento, che ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica ed … Leggi tutto
Un garante chiamato Raoul Chiesa?
Pierluigi Todaro fa una proposta curiosa ma interessante
Raoul Chiesa, una garanzia: tra i maggiori esperti italiani e uno dei migliori al mondo in fatto di sicurezza informatica, già “ethical hacker” di successo, consulente per le maggiori corporation. Che idee politiche ha Chiesa? E chi lo sa, non mi pare che le abbia mai esternate e, comunque, non ha mai fatto politica attiva.
Chiesa potrebbe essere l’uomo giusto per fare da garante per le primarie on line (retribuito ovviamente) da cui dovrebbero uscire, nei prossimi mesi, i candidati del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Sono candidati che saranno certamente in buona parte eletti deputati e senatori, visti i sondaggi che danno alla formazione ultraprotestaria di Grillo un consenso variabile dal 16% al 20%.
Beppe Grillo descrive compiutamente parte dell’illegalità dell’informazione italian
Probabilmente nessun giornale riprenderò il post sul blog di Beppe Grillo con titoloni … Chissà perchè ? :-)) Dal Blog di Beppe Grillo
“Dove vanno a finire i soldi che lo Stato da ai giornali? Di sicuro non servono a pagare i giornalisti. Anzi. Perché in Italia tranne rare eccezioni fare il giornalista significa rassegnarsi ad una vita da precario.
Se c’è un microcosmo lavorativo che riassume tutti i difetti del sistema Italia è quello del giornalismo. E allora, dove finisce il finanziamento pubblico? Nei mega stipendi a direttori, capiredattori, amministratori delegati e a tutte quelle penne illustri (?) che si ergono a guide morali che da anni non portano un straccio di notizia, ma commentano, avvertono, monitano.
Vi hanno detto che la libertà di stampa è minacciata dalla mafia, da Berlusconi, dalle mille leggi bavaglio. Minchiate. La libertà di stampa è minacciata dalla miseria in cui vivono e lavorano migliaia di giornalisti sfruttati: dagli editori, dai direttori e, infine, dai loro stessi colleghi assunti con contratto a tempo indeterminato che quando scioperano, protestano, denunciano è solo per i loro privilegi di giornalisti professionisti e assunti mentre gli altri muoiono di fame. Facciamo un esempio.
Scontro fra titani: Iacopino vs Beppe Grillo
Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha così commentato le dichiarazioni del leader del Movimento 5 stelle:
“Beppe Grillo usa il web per le sue battaglie politiche, puntando a portare il M5S in Parlamento. È suo diritto, incontestabile e incontestato. Il diritto che non ha è di ricorrere, con altri termini rispetto a quelli usati da leaders politici che critica, alla denigrazione degli altri, conseguenza inevitabile del suo ragionare per mucchi. Gli insulti ai giornalisti rientrano in uno stantio repertorio di chi considera liberi solo quanti scodinzolano perfino davanti alle sciocchezze che non solo in agosto vengono dette. Se Grillo ha nomi, e prove, di chi si “vende l’anima” tra i giornalisti li faccia. Vedrà che l’Odg saprà agire tutelando il diritto dei cittadini alla verità. Abbia rispetto per chi guadagna anche molto meno di 15, 20 euro ad articolo. Sono in migliaia che onorano questo dovere costituzionale ogni giorno. Nel silenzio di troppi, anche di Grillo che potrebbe denunciare le vergogne delle quali si rendono responsabili gli editori, ma invece preferisce “stare sugli spalti” come quanti restavano a guardare nel maxi processo. Qui non è un “incontro tra la Procura di Palermo e la mafia”, ma una guerra tra “i ladri di sogni e di verità”, che ci sono tra gli editori, e i diritti dei cittadini. Grillo aggiusti il tiro, dimostri di voler capire che cosa accade nel mondo dell’informazione. Se lo desidera siamo pronti a fornirgli ogni elemento utile. Senza bisogno di cercare la luce dei riflettori”. Ecco quel che aveva dichiarato Beppe Grillo:
Roberto Dagostino, il Movimento 5 Stelle, il commissariamento italiano, il marcio dei politici
Senza essere grillini non si può che dare ragione a Roberto Dagostino
Presidente Napolitano, ci consenta
Per chi non è mai stato comunista, non è comunista adesso e neppure ha intenzione di diventarlo in futuro, a meno di improbabili sbandamenti cerebrali, il dibattito che si è innestato intorno alla figura del presidente Napolitano è semplicemente lunare. Nel senso che appare così distante da una ragionevole comprensibilità da sembrare paradossalmente un corpo estraneo allo Stato. Eppure niente di così materialmente istituzionale si sta consumando come in questi giorni, in attesa che l’Alta Corte si esprima sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale.
Ai cittadini qualcosa però andrà spiegato. Anche perché non capiscono, non ne hanno gli strumenti, meno che mai leggendo le quattrocento righe quotidiane che i protagonisti di questa disfida propinano ai lettori dei loro giornali (Scalfari, Zagrebelsky, Bonsanti, Macaluso, Violante e altri comunisti e non). Sembra esattamente roba loro. Solo roba loro.
Storie di inciuci, tangenti, impianti siderurgici, salute pubblica a Taranto (Puglia, Italia)
Il consulente della procura accusato d’aver intascato una “mazzetta” da 10mila euro. Il responsabile dell’Arpa, Giorgio Assennato, che diventa un obiettivo da “distruggere”. Le ispezioni della Commissione ministeriale che devono essere “pilotate”. Non soltanto inquinava, l’industria della famiglia Riva, ma adottava un sistema volto a eludere i controlli, a condizionare le verifiche, a premere sull’Agenzia regionale, sulla Regione e sul Governo, per non subire danni. Il motore di queste operazioni, secondo l’accusa, è il dirigente dell’Ilva Girolamo Archinà, in grado anche di “ricevere notizie riservate – in quanto coperte dal segreto istruttorio – sull’andamento delle indagini”. Gli indagati ormai sarebbero una dozzina.
Il gip Patrizia Todisco aveva già sottolineato come, tra il 2003 e il 2006, l’Ilva avesse firmato ben quattro atti d’intesa “volti a migliorare le prestazioni ambientali” operando, invece, soltanto un inefficace “maquillage”. Il sistema partiva dall’interno dell’industria: Todisco segnala che quattro responsabili delle aree, “forti del sostegno della ‘proprietà’ e ossequiosi alle indicazioni che ricevevano”, cedevano “alla logica del profitto personale” e reprimevano “ogni rigurgito di coscienza”. Ma nell’informativa redatta dalla Guardia di Finanza si trova anche di più. Man mano che l’inchiesta della procura va avanti, che l’Arpa diventa più esigente, il sistema si muove all’esterno, decide di corrompere il consulente della procura, professor Lorenzo Liberti.
Corrado Passera ha gettato la maschera: al via la trivellazione dell’Italia e la morte delle energie pulite
Via Maria Rita D’Orsogna stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l’Italia petrolizzata. Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni ’60 per aggiustare l’Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro. Invece qui sono pianti amari, perche’ non si … Leggi tutto
Il silenzio spaventoso dei media mainstream italiani sui depistaggi e sulla corruzione all’Ilva di Taranto
Da quando sono venute alla luce queste notizie sui comportamenti dei manager dell’Ilva di Taranto non casualmente i problemi delle acciaerie pugliesi sono sparite dalle prime pagine dei giornali mainstream. Una volta ci lamentavamo che era colpa di Berlusconi per la scarsa libertà della stampa italiana. Ora la colpa di chi sarà ?
La Procura ha infatti aperto un nuovo fascicolo dopo i dati sul monitoraggio del benzo(a)pirene realizzato da Arpa Puglia. I livelli di emissione nel periodo gennaio-maggio sono triplicati. Archinà lo sapeva: “in via confidenziale” è stato il capo di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, a inviargli con una mail con i dati ancora ufficiosi. Forse l’ex collaboratore della siderurgia ionica sperava che rimanessero tali. La notizia, però, trapela: il sindaco Ippazio Stefàno emana un’ordinanza, l’onda ambientalista cresce, l’opinione pubblica chiede misure. L’ex capo delle relazioni istituzionali dell’Ilva attiva il “sistema Archinà”: il giorno seguente, con Fabio Riva, vice presidente del gruppo dell’acciaio, è già in riunione con Vendola. All’uscita Riva chiama il figlio Emilio e gli comunica che il nuovo piano d’azione è basato sul “vendere fumo”: l’azienda comunicherà di essere disposta a collaborare con la Regione e questa spiegherà che il rapporto instaurato con l’Ilva è l’esempio da seguire anche con le altre grandi realtà industriali del territorio. Intanto Archinà ha raggiunto anche un obiettivo esemplare: “…convocato Assennato… Assennato è stato fatto venire al terzo piano però è stato fatto aspettare fuori…”.