L’apertura di una nuova epoca, l’alba di un nuovo giornalismo. La morte di buffoni e delinquenti dell’informazione

Via Lsdi

In un editoriale sul sito di ‘Nuova informazione’ Luca De Biase delinea il futuro ecosistema mediale spiegando perché, a suo parere, quella che stiamo vivendo ‘’non è la crisi. E’ l’apertura di una nuova epoca. L’alba di un nuovo giornalismo’’

l tema centrale è il sistema dei filtri che consentono a ciascuno di selezionare ciò che è importante sapere da ciò che è rumore di fondo. La rete ha bisogno di ruoli specializzati per filtrare i flussi di informazione e connettere reti diverse tra loro (reti digitali, reti sociali, reti territoriali, per esempio). Sicché, in questo nuovo contesto, il ruolo professionale non è più definito dalla posizione (in un certo senso privilegiata) che il professionista occupa nella mediasfera, poiché detiene i mezzi scarsi con i quali si produce e diffonde l’informazione: in questo nuovo contesto, il ruolo professionale è definito dal servizio che svolge a vantaggio della comunità.

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Vite da pubblicisti e dignità del mestiere del giornalismo

Carlo Gubitosa scrive un intelligente post in risposta a un intelligente approccio di Franco Abruzzo per fare il punto sulla situazione dei giornalisti pubblicisti in Italia. Titolo dell’immagine allegata: carne da macello.

Giorni fa ho scritto una lettera aperta a Franco Abruzzo, esponente di rilievo del giornalismo lombardo e italiano, che di fronte all’imminente chiusura dell’albo dei pubblicisti propone di ammettere all’esame di stato da professionisti solo chi guadagna abbastanza per dimostrare che vive di giornalismo. Io gli ho fatto presente che c’e’ gente sottopagata, pagata in nero o non pagata affatto, e che per molti precari sarebbe difficile dimostrare un reddito significativo associato alla propria attivita’ giornalistica. Negargli l’accesso all’esame di stato sarebbe un’ulteriore immeritata penalizzazione. Di seguito la risposta in sei punti di Abruzzo, cosi’ come l’ha pubblicata sul suo sito, intercalata dalle mie osservazioni:

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La speranza non è in vendita: corresponsabilità, continuità, condivisione

Il nuovo libro di Don Luigi Ciotti. L’introduzione del libro è una summa da portare appresso

Finché c’è vita c’è speranza. Il detto è molto antico ma vero solo per metà. Non basta infatti essere vivi, per sperare: bisogna anche credere nella giustizia e impegnarsi a costruirla. Non c’è speranza, senza speranza di giustizia. In un mondo d’ingiustizie sempre più intollerabili, la speranza rischia di diventare un bene alla portata di pochi. Vogliamo dire no a questa “falsa” speranza,esclusiva, fondata sulla disperazione degli esclusi. Ma soprattutto vogliamo esortare a costruire la speranza vera, la speranza di tutti. È un compito che richiede molto impegno. Non è sufficiente indignarsi, riempire le piazze, esibire mani pulite, un profilo morale trasparente. L’etica individualeè la base di tutto, la premessa per non perdere la stima di sé. Ma per fermare il mercato delle “false” speranze bisogna trasformare la denuncia dell’ingiustizia in impegno per costruire giustizia. Quarantacinque anni di faccia a faccia con le persone mi hanno insegnato che la strada dell’impegno è scandita da tre parole: corresponsabilità, continuità, condivisione.

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Un problema di fiducia & responsabilità: le marchette lasciamole ad altri

Via Il Giornalaio

La proposta lanciata un paio di giorni fa in questi spazi di di stilare un decalogo, partendo dalla base offerta da Timu, una sorta di codice di autodisciplina prima di restare schiacciati non solo sotto il peso dell’infobesità ma anche di quello delle bufale, ha già raccolto un’adesione fin oltre le aspettative, segno evidente che esiste la percezione diffusa del problema.

Nel momento in cui, anche nel nostro Paese, il Web ottiene un credito, una fiducia superiore ad altri media sottovalutare la portata e l’impatto della diffusione crescente, al pari dell’utilizzo, di “bufale”, rischia di instaurare dinamiche pericolose che certamente tutti coloro che tengono ad una informazione tanto libera quanto responsabile non devono trascurare.

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ITALIC n. 8: fede, speranza, contemporaneità

Nel nuovo numero di dicembre/gennaio: alla faccia di chi lo dava per morto, fra chi crede per tradizione, nuovi italiani che adottano vecchi culti e altre religioni, Dio è più popolare che mai. Più dell’80% degli italiani si dichiara credente, e il bisogno di sacro rimane fortissimo.

L’anno della protesta

Secondo Time la persona del 2011 è colui che protesta. La scelta è decisamente azzeccata dopo tutto quello che è accaduto in molti paesi del mondo. La scelta è però anche profetica perchè visto quello che ci aspetta nel 2012 e quello che succederà come effetto nell’ambito sociale, ci saranno molti altri focolai di protesta. … Leggi tutto

La fine del TG1 in un ebook

Via Europa Quotidiano A novembre 2011 il Tg1 diretto da Augusto Minzolini, con il 22,07 per cento di share, tocca il punto più basso degli ascolti nella storia della testata. Francesco Siliato analizza per Europa le ragioni del tracollo e racconta, direttore per direttore, gli alti e bassi del primo telegiornale. Scarica gratuitamente l’ebook La … Leggi tutto