Una petizione su per una soluzione verde alla crisi politica italiana

Via QP

Dopo l’ecotelegramma alla politica un gruppo di ambientalisti che lavorano nella comunicazione hanno lanciato una petizione su change.org. per una soluzione verde alla crisi politica italiana in sette punti che riprendono l’appello delle associazioni per non perdere l’occasione creata da un voto che per la prima volta dà al Parlamento una maggioranza che è favorevole a un programma green. Per firmare l’appello

Avevano detto le associazioni ambientaliste con l’ECOTELEGRAMMA che in un mese di campagna elettorale la parola ambiente è stata trascurata. (“Eppure la qualità dell’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo, il diritto a non essere sommersi dai rifiuti, la possibilità di scegliere un’energia pulita prodotta in Italia, la tutela del nostro territorio, del nostro patrimonio naturale e dei nostri beni culturali e colturali sono temi centrali della vita quotidiana.

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Sistema Torino for Dummies

Da Testo Libero

Nella puntata di domenica scorsa di Presa Diretta si parla anche del Sistema Torino. Secondo Chiara Appendino che più volte lo ha denunciato nel concreto il Sistema Torino questo si regge su tre fattori: l’alimentazione finanziaria data dalle fondazioni culturali, le persone che fanno parte degli enti pubblici e la gestione clientelare da parte dei dirigenti del Comune. Secondo Piero Fassino il sistema Torino non esiste, è una bella formula propagandistica perche il comune di Torino non ha consulenti. e le fondazioni ci sono in tutte le città e sono sotto il controllo del Comune. Ora mi sembra che gli appigli di Fassino siano incosistenti anche perchè il Sistema Torino è un fenomeno allargato.

Che cosa ? il Sistema Torino ? Da un po’ di tempo se ne parla: finalmemte.  Il Sistema Torino è stato creato da una serie di persone e di potentati che hanno dominato e gestito i centri nevralgici della cittá di Torino di fatto comandandola.

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Il partito di Fabio Fazio promuove l’appello per il governo di alto profilo

I promotori dell’inutile appello “Facciamolo!” per realizzare “un governo di alto profilo” che realizzi il cambiamento  sono un curioso gruppo eterogeneo: Michele Serra, Roberto Benigni, don Luigi Ciotti, Oscar Farinetti, don Andrea Gallo, Lorenzo Jovanotti,  Carlo Petrini, Roberto Saviano, Salvatore Settis, Barbara Spinelli. Escludendo Luigi Ciotti e Andrea Gallo a cui va tutta la mia … Leggi tutto

Cari giornalisti: ma ‘ndo cazzo stavate ? Pensavate di farla franca ma qui è Waterloo

Il sunto di questo eccellente intervento tutto da leggere e da capire di Arianna su Repubblica è a mio parere :”ma’ndo cazzo stavate ?  Pensavate di farla franca ma qui è Waterloo”

Sul blog di Grillo – che distingue tra giornalismo politico e locale – si reitera il frame “giornalisti=casta, politici=casta”. E il frame si infila dentro una crepa, una nostra debolezza: non nasce dal nulla. Gioca su un aspetto reale della contiguità del giornalismo al potere, in ogni caso percepito come tale. Pensiamo alla lottizzazione della Rai: possiamo davvero dire che è solo responsabilità della politica?

E quindi? E quindi, arrendiamoci. Se ancora oggi tentiamo di forzare la realtà ai nostri desideri, se quello che non ci piace o non lo raccontiamo o lo raccontiamo male (creando mondi/bolle di sopravvalutazione), allora siamo inutili.

Davvero si può fare appello ai ragazzi 5stelle: apritevi ai giornalisti? No, credo di no. Se non si fidano, dovremmo porci e poi rispondere a una semplice domanda: “Perché?” E invece la reazione è: scandalo, non rispondono ai giornalisti, cacciano i giornalisti! E via titoloni di apertura su tutti i siti online (esattamente come previsto da frame, purtroppo).

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La porcata del giornalismo italiano che va alle elezioni con una legge porcellum mentre il mondo è anni luce avanti

Romano Bartoloni presidente del  Sindacato Cronisti Romani dal sito FNSI

porcellumCome se i disastri di una porcata di legge elettorale non avessero  insegnato nulla, l’Ordine dei giornalisti, ridotto a una fabbrica di illusioni e di disoccupati, si prepara tranquillamente al rinnovo elettorale di maggio con i meccanismi di una legge anacronistica e palla di piombo ai piedi di una moderna informazione in tempi di mutazioni epocali. Mentre la gente si è espressa alle politiche contro il perpetuarsi dei carrozzoni del potere, si andrà a votare con gli stessi scopi e le stesse ragioni di 50 anni fa (allora dominava la carta stampata, la tv era ai primi passi e internet era di là da venire!) per  mantenere in vita un pletorico organismo di 330  giudici togati (150 nell’OdG nazionale e 180 in quelli regionali), peraltro diventati inutili ex con la costituzione dei consigli di disciplina per la terzietà della vigilanza deontologica.

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Perchè i giornalisti italiani hanno paura di Beppe Grillo e non hanno il coraggio di ammetterlo

via Il Fatto Quotidiano

L’approccio della maggioranza dei giornalisti italiani al Movimento 5 Stelle anche se apparentemente è abbastanza orientato al “politically correct” nasconde una paura conscia per i loro interessi. Il M5S ha da tempo fatto un punto forte del suo programma l’abolizione dei contribuiti di ogni tipo ai giornali. Per capirci quei contributi a cui ha sempre rinunciato il Fatto Quotidiano, la testata che leggete, e che nonostante questo fin da subito ottiene ottimi risultati di bilancio. Perché? Perché Il Fatto vende e ha pubblicità online su un sito con grandi accessi e non ha bisogno di contributi pubblici che sono solo fenomeni distortivi di un mercato messi in mano ad oligarchie. Il Fatto ha come obiettivo fare il miglior prodotto giornalistico possibile, un giornalismo vero e senza filtri, libero e indipendente e funziona splendidamente senza contributi pubblici. 

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Il migliore editoriale sulle elezioni italiane l’hanno scritto quei rivoluzionari … dell’Osservatore Romano

Dall’Osservatore Romano

Timori e incertezze caratterizzano l’attesa per le elezioni politiche ita liane. A preoccupare, anche i mercati e la comunità internazionale, è soprattutto la possibilità che dalle urne possa uscire un Parlamento frammentato, non in grado di esprimere un Governo stabile. Sul risultato delle consultazioni pesa inoltre l’incognita di quanti sono ancora indecisi e di quanti preferiranno astenersi. La sfiducia nella capacità della politica di emendarsi e di mettere mano alle riforme è un elemento che è destinato ad avere un forte peso nella scelta dei cittadini.
Tuttavia, nei programmi e soprattutto negli slogan, non tutti i partiti sembrano aver tenuto conto dei ambiamenti in corso nella società italiana, fra i quali la crisi del ruolo tradizionale dei partiti intesi come titolari esclusivi della mediazione politica. Eppure, fra gli elementi di novità della campagna elettorale si segnalano i milioni di elettori che hanno partecipato alle consultazioni primarie e alle “parlamentarie” così come pure le piazze colme per alcuni comizi. È una massa sul punto di diventare critica, fatta di persone che vogliono partecipare direttamente alla ricostruzione del Paese. Nella loro percezione, anche le proposte meno realistiche diventano strumentali al rovesciamento di un sistema da rifondare.

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