Il costo della gratuità

L’Economist ripone il classico problema The idea that you can give things away online, and hope that advertising revenue will somehow materialise later on, undoubtedly appeals to users, who enjoy free services as a result. There is business logic to it, too. The nature of the internet means that the barrier to entry for new … Leggi tutto

Una transizione affannosa dell’informazione

Via Lsdi E l’industria dell’informazione non sa—e ha fatto meno di quanto potrebbe per imparare—come convertire questo pubblico online più attivo in entrate economiche. Nei quotidiani, è sparita circa la metà degli annunci pubblicitari, in buona parte a causa di iniziative che avrebbero potuto realizzare in proprio. Gli addetti ai lavori prevedono che gli introiti … Leggi tutto

Sentirsi innovativi: la battaglia dei giornali sugli ebook

Per un po’ di tempo vageggiava per la testa del bloggante l’idea che il percorso lanciato per il noto giornale torinese sugli ebook reader fosse un po’ troppo innovativo per il contesto italiano.

Ora si scopre che il Corriere ha deciso di balzare sul Kindle

In questa prospetiva di innovazione il Corriere della Sera diventa il primo quotidiano italiano a poter essere sfogliato anche sul lettore palmare di libri elettronici Kindle 2 della Amazon, che permette di leggere libri e riviste in formato elettronico con una modalità di fruizione simile a quella cartacea.

Grazie all’accordo siglato con Amazon, il Corriere della Sera è l’unico quotidiano italiano che, insieme a oltre trenta quotidiani internazionali (dal New York Times al Wall Street Journal) va ad arricchire l’offerta di editoria digitale, prima limitata agli e-book.

Anche se Antonio Tombolini precisa giustamente che

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Ovviamente il Corriere della Sera su Kindlenon sarà come vedete qui sopra, in una foto montata per il lancidella notizia (molto onestamente l’autore della notizia confesserà che un Kindle non l’hanno mai avuto per le mani, e avevano ingenuamente pensato che venisse fuori così, a colori). Lettori ebook a colori sul mercato non ce ne sono ancora, anche se arriveranno (stima di Antonio: prima metà del 2011, segnatevi la data).

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L’ultimo contratto

”La Giunta Esecutiva della Fnsi e la Consulta dei presidenti delle Associazioni regionali di stampa hanno oggi esaminato le ipotesi di soluzione per la chiusura della trattativa del rinnovo del contratto collettivo nazionale dei giornalisti dando mandato alla Segreteria e indicazione alla Commissione contratto a concludere il negoziato con la Federazione Editori Giornali, definendo le … Leggi tutto

L’Atlantide del giornalismo digitale

Siamo in una fase di grande transizione fra un presente che non è ancora compiuto, un passato che si sta consumando e un futuro radicalmente diverso.
Parliamo dell’informazione e del giornalismo.
Le fasi di transizione non sono per definizione momenti di tranquillità e di raziocinio, ma di turbinio e di modificazioni in corso d’opera.

Il rischio che si stava correndo nel recente passato era la perdita di una generazione di giornalisti, usiamo il termine classico che li descrive, già apolide, che poteva diventare definitivamente perduta. 

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Wired che ?

Un paginone del Sole 24 Ore e una locandina in edicola annunciano che è uscito il secondo numero di Wired Italia. Dopo la curiosità per il primo numero pare che l’attenzione sia calata di molto. Gli abbonati (alla versione praticamente free press) attendono …

Il giornale non è la sua carta. Il giornalista non è il pesce incartato.

Una puntuale anlisi dello stato delle cose dei giornali di Luca De Biase

Varrebbe la pena di chiarire che si dovrebbe distinguere il destino dei giornali e quello dei giornalisti. È sbagliato definire i giornalisti come la categoria delle persone che scrivono i giornali (essendo i giornali tautologicamente quelle cose che sono scritte dai giornalisti…). E sebbene quella sia stata la definizione adottata dall’Ordine, non pare più molto azzeccata. Forse si potrebbe proporre l’idea di giornalisti come professionisti impegnati nella produzione di informazione per il pubblico con un metodo di ricerca empirico e trasparente (informazione, non comunicazione). In quel caso il loro destino non sarebbe necessariamente quello di seguire la sorte dei giornali. I giornali, invece, sono i prodotti di un’industria editoriale molto importante che a sua volta non vive solo del lavoro dei giornalisti, ma anche di quello delle concessionarie di pubblicità, di sostegno pubblico, di collaterali e altro.

Ho l’impressione che in una crisi come questa tutto diventi più semplice da capire. Se una cosa serve e viene fatta bene resiste di più di una cosa che non serve e viene fatta male. E questo vale anche per i giornali e per il lavoro dei giornalisti.

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Sulla lapide dei giornali

Enrico Franceschini su Repubblica

Il necrologio è sormontato da due date: 1764-2009. “Dopo una lunga battaglia con pubblicità in declino, età anagrafica dei lettori troppo avanzata, concorrenza di Internet, sconsiderati livelli di indebitamento, costi inflessibili, ambizioni esagerate e crisi di nervi, l’industria dei giornali è passata a miglior vita”, annuncia il testo. Humour nero, specie se stampato su un giornale: il Financial Times, che ieri ha aperto a questo modo un’inchiesta sulla crisi dell’informazione quotidiana. Dal New York Times alle gazzette di provincia, la carta stampata è in declino: alla sua crisi strutturale, provocata dall’avvento del web, si è aggiunta la mazzata della crisi ciclica, la peggiore recessione economica a memoria d’uomo. Negli Stati Uniti, grandi giornali vanno in bancarotta uno dopo l’altro; ovunque, tutti perdono copie e profitti, e cercano di sopravvivere riducendo le spese.

Eppure la stampa quotidiana non ha mai avuto tanti lettori come oggi: grazie alle edizioni online, che tuttavia nella maggior parte dei casi sono gratuite e generano entrate pubblicitarie ancora troppo basse. “Dacci oggi il nostro giornale quotidiano”, continuano a dire i cittadini del mondo, però si sono abituati a leggerlo sullo schermo di un computer o di un telefonino, senza sborsare un soldo.

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Il web fa bene alla carta

Via Prima Comunicazione

Il presidente di Rcs MediaGroup Piergaetano Marchetti spiega come il gruppo editoriale del Corriere della Sera sta affrontando la crisi economica e quali sono le linee di sviluppo in un’intervista pubblicata sul numero di marzo di Prima Comunicazione in edicola da domani a Milano e da giovedì 19 marzo a Roma.

«Abbiamo due fronti su cui misurarci: in questi mesi le difficoltà dell’economia reale si stanno ripercuotendo sull’editoria in maniera drammatica con tagli agli investimenti pubblicitari feroci e immediati» dice Marchetti. «C’è ancora molto da fare per ottimizzare l’organizzazione, ma soprattutto dobbiamo riflettere su come sarà il futuro di Rcs come gruppo multimediale e, di conseguenza, individuare le giuste strategie per riposizionare i nostri business. Certo, con enorme attenzione ai costi, ma anche decidendo gli investimenti necessari».

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