Lo smilzo

Emanuele nota che Genio di un Cavaliere, riesce a dimagrire a comando da un giorno all’altro. Le immagini qui sotto lo dimostrano. Il primo fotogramma è tratto dal nuovo spot elettorale del Pdl, mentre il secondo proviene dalla famigerata intervista rilasciata all’emittente Videolina che ha innescato il ben noto “caso Tg1”.  Notate nulla di strano? Nello spot … Leggi tutto

Il silenzio assordante dei giornali se l’imputato è big spender e la crisi economica non è passata

La notizia: Dolce e Gabbana secondo la GdF devono allo stato 800 milioni di euro
La cattiva notizia: solo il Giornale ha avuto il coraggio di tirare fuori la notizia temendo ritorsioni dai due signori, mentre gli altri direttori non hanno avuto il coraggio di buttare lo stilista in prima pagina.

Ottocento milioni di euro, equamente suddivisi: quattrocento milioni a Domenico Dolce, quattrocento a Stefano Gabbana. È una cifra gigantesca, il conto più salato che il fisco italiano presenta da molti anni a questa parte a una persona fisica: otto volte, per dare un’idea, la megamulta consegnata al recordman precedente, il motocampione Valentino Rossi. E la colossale tegola piomba su due tra gli imprenditori italiani più famosi del mondo, i creatori di una delle griffe di punta della moda made in Italy: gli inventori del marchio «D&G». Secondo la Guardia di finanza, la raffinatezza del sistema architettato da Dolce e Gabbana per fare sparire redditi dalle loro dichiarazioni non ha nulla da invidiare alla raffinatezza delle loro collezioni di moda.

Il rapporto conclusivo del Nucleo di polizia tributaria di Milano è stato inviato nei giorni scorsi alla Agenzia delle entrate, che si occuperà materialmente di attivare la procedura per ottenere dai due stilisti il pagamento della monumentale sanzione. La consegna è avvenuta senza clamori: anche perché sia Dolce che Gabbana hanno dimostrato in passato di non apprezzare questo tipo di esposizione mediatica. Un anno fa, quando a finire nel mirino del fisco fu la loro società, reagirono minacciando di togliere la pubblicità ai quotidiani che avevano pubblicato la notizia. Il che non impedì che la storia facesse il giro del mondo.

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Editoria: chi giornalista, chi dirigente, chi operaio, chi impiegato

Questo lavoro, acuto, intelligente e puntuale del maestro Gaspar Torriero è in rete da una settimana, ma il bloggante infettato da virus non messicani, ma altrettanto virulenti, lo ha visto solo in giornata.
I dati numerici sono probabilmete imprecisi, lo spiega anche Gaspar, ma il concetto è evidente.
Da leggere anche tutta la discussione su FriendFeed .
Il ragionamento ricorda la oramai storicaintervista di Marco Benedetto, oramai un classico per interpretare, che oramai fa l’imprenditore nell’informazione su internet con Blitz Quotidiano.

Il bisogno di informazione ci sarà sempre. A non esserci più sono i soldi. O meglio, non ci sono più tutti quelli che servono per un giornale di carta.

Ma ripartiamo da Gaspar Torriero

A proposito della sostenibilità del giornalismo sul web, che tutti dicono non esserci ma che alcuni siti di informazione hanno raggiunto, sono andato a cercare qualche numero in rete. Non ne ho trovati molti, e quelli che ho trovato, spulciando bilanci, sono dubbiosi. Li pubblico lo stesso perché danno almeno una grossolana indicazione degli ordini di grandezza in campo, e soprattutto perché spero che tu, che conosci i numeri giusti, sia tanto gentile da volermi correggere nei commenti.

La prima tabella paragona il numero di visitatori di un sito informativo con il numero totale di addetti della testata (soprattutto qui aspetto tue notizie!):

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Report e la Gabanelli aprono la scatola del digitale terrestre

Via Adg Informa

Polemica su Report, il programma di Milena Gabanelli in onda su RaiTre. La bufera si è scatenata in seguito alla puntata di domenica scorsa, il 24 maggio, sulle frequenze televisive e l’avvento del digitale terrestre. Si evidenziava come Rai e Mediaset continueranno a dominare il panorama televisivo italiano, nonostante la nuova tecnologia consenta un numero elevato di canali. Nel servizio, “Modulazione di frequenza”, c’erano contributi di: Fedele Confalonieri, presidente Mediaset; Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo; Paolo Romani, vice ministro delle comunicazioni; Corrado Calabrò, presidente Agcom dal 2005; Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni dal 2006 al 2008; Stefano Mannoni, commissario Agcom.

In seguito ad alcune dichiarazioni del vice ministro Romani su documenti riservati forniti da commissari dell’Agcom al giornalista Bernardo Iovene, il commissario Mannoni ha annunciato le proprie dimissioni da vicepresidente del comitato Italia digitale, l’organismo che coordina il passaggio alla televisione digitale terrestre. “Si tratta – spiega Mannoni – del punto di arrivo di un modo di fare del viceministro che tiene in scarsa considerazione le nostre competenze. Non ritengo dunque che vi siano più le condizioni per continuare la collaborazione”. La puntata di Report non ha però solo portato alle dimissioni di Mannoni, ma ha anche avuto un seguito politico.

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Eccellenza Bondi

E così accade che Sandro Bondi a Ballarò perde le staffe ed inizia ad urlare cose veramente spettacolari creando uno dei meglio duetti comici dell’anno con Franceschini che compresa la situazione ha giocato al gatto con il topo. Peccato che nel marasma totale non sia stato inquadrato  Marco Pannella che pare volesse  accendersi una sigaretta … Leggi tutto

Giornali e crisi: istruzioni per l’uso

Via EJO e LDSI

“Per cogliere le opportunità del nuovo mondo editoriale, tutti devono cambiare approccio: giornalisti, editori, pubblicitari”.  La nuova ricerca dell’Osservatorio europeo di giornalismo, condotta da Piero Macrì con la supervisione di Marcello Foa, parte da una constatazione paradossale: i giornali non sono mai stati letti come ora. Tuttavia l’editoria è in una crisi che non è passeggera, ma strutturale. Per capire come affrontarla bisogna considerare diversi aspetti.

Di seguito la sintesi analitica della ricerca.
1) Nonostante il notevole aumento dei lettori online, la pubblicità non aumenta proporzionalmente. Anzi, gli incrementi sono poco significativi e la migrazione della pubblicità dalla carta all’online è molto contenuta: il valore dell’investimento pubblicitario su web mediamente non supera il 10% dei ricavi complessivi dei giornali.
2) Il tentativo di imporre accessi a pagamento sembra avere poche possibilità di successo: i lettori sono abituati a ottenere gratis le informazioni e tendono a rifìutare qualsiasi forma di abbonamento o micropagamento. Un cambiamento di tendenza potrebbe essere possibile solo in presenza di una strategia condivisa dai principali gruppi editoriali. In questa prospettiva vanno considerate le mosse di  Rubert Murdoch, che si è detto intenzionato a estendere la formula a pagamento, oggi attiva sul Wall Street Journal, ad altri siti web dei giornali di proprietà di News Corporation. Basterà il traino di Murdoch a cambiare le dinamiche?

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Panorama.it offline

Via Il Barbiere della Sera (su Kaizenology con i commenti)

In tutto il mondo i giornali vanno online, le loro versioni cartacee sono destinate a sparire. Non è solo una questione di forma ma anche, e soprattutto, di sostanza. La rete permette aggiornamenti continui, dibattiti, interazioni ecc ecc. La “sicurezza” dell’informazione poi non ha nulla a che fare con la carta. Il New York Times, il Washington Post, il Wall Street Journal (per rimanere sul “classico”) hanno la stessa attendibilità sia che siano concreti, sia che siano virtuali.

Non è così, naturalmente, i soldi statali salvano il culo a tutti. La situazione è comunque critica, ma a farne le spese sono i veri giornalisti, che di solito non sono nemmeno iscritti alla loggia, ops intendevo l‘ordine, dei giornalisti. Al limite sono pubblicisti e cioè pagano le tasse e i contributi ma non hanno praticamente nessun vantaggio. Sono loro che tengono in piedi le redazioni, con la pioggia e con il vento. Sottopagati, sfruttati, presi a calci e scaricati quando la barca fa acqua perché senza contratto. Eppure senza di loro i giornali non potrebbero nemmeno andare in edicola. Sono loro i giornali.

Da sette anni mi barcameno tra un periodico e l’altro. Prima o poi qualcosa è andato a puttane. Si sono salvati sempre tutti, tranne quelli che fanno il grosso del lavoro, i precari del giornalismo (su cui bisognerebbe aprire un lungo e feroce post a parte, anche solo per descrivere la modalità di accesso al “titolo” di giornalista). L’ultima bordata è arrivata, pochi giorni fa. Con un preavviso degno di quello di uno stupratore che avverte la sua vittima. Mi/ci è arrivata questa mail relativa alla mia attività giornalistica in Panorama.it. la versione online del magazine più noto del paese:

“carissimi, ecco la mail che non avrei mai voluto scrivere: dal 1° giugno chiudono il sito di Panorama. l’azienda ha comunicato oggi ai nostri fiduciari sindacali che le news online non portano pubblicità, quindi niente soldi. e quindi il sito verrà trasformato in un non meglio identificato portale “maschile”, con direttore responsabile Marco Mazzei sotto la gestione della mondadori digital publishing (la società che cura tutti i siti mondadori) […] vi ringrazio per tutta la passione che ci avete sempre messo.”

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Alveari operosi ma senza nome

Lucia Annunziata interpreta a modo suo il tempa dei contenuti a pagamento Oggi l’editoria internazionale, in testa l’imprenditore dalle uova d’oro Rupert Murdoch – e, pare, anche l’editoria italiana raccolta a Bagnaia – vuole passare su Internet, e vuole far pagare i contenuti. Il ragionamento funziona più o meno così: le notizie sono più o … Leggi tutto

Una Treccani Creative Commons

Via Lastampa.it L’enciclopedia Treccani d’ora in poi sarà disponibile online gratis. L’iniziativa parte subito con la firma dell’intesa siglata oggi dal ministro della pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta e l’amministratore delegato del prestigioso istituto dell’Enciclopedia Italiana Francesco Tatò a Palazzo Chigi. Il Ministro e l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana hanno l’obiettivo comune di “consentire ai … Leggi tutto