Continua la caduta libera dei giornali cartacei

Via Pazzo per Repubblica Secondo i dati trasmessi dagli editori alla Fieg, il mese di giugno si conferma negativo per le diffusioni dei quotidiani. Nonostante il clamore per i festini a Villa Certosa e Palazzo Grazioli, La Repubblica (che ha seguito giorno per giorno le note vicende che hanno visto coinvolto il presidente del Consiglio) … Leggi tutto

Mi sun turineis: alla ricerca dell’orgoglio della torinesità

Da tempo pensavo di scrivere un post intitolato Mi sun turineis cercando di descrivere le basi di un orgoglio torinese a partire da un titolo simile al famoso Ich bin ein Berliner. La mia passione per la mia città è nota e probabilmente deriva più da pulsioni emotive e emozionali piuttosto che razionali. Dimentichiamo il cuore e usiamo come interprete delle cose la ragione.

Torino, la sua provincia, il suo intorno economico, hanno avuto nell’inizio degli anni 2000 una delle più drammatiche crisi economico – esistenziali che una città e una comunità possano vivere. Si è toccato il fondo e si è vissuta la crisi per primi. Questa città ha avuto la fortuna, nonostante si pensasse il contrario, di dimostrare di avere molte anime, molte eccellenze, una capacità non comune di accogliere persone ed etnie, un mondo capace di rinnovarsi. Il ruolo dei politici, alcuni capaci, altri meno, è stato quello di saper coagulare questi aspetti, di difendere il difendibile e si essere ragionevolmente onesti materialmente e intellettualmente. Il ruolo delle Olimpiadi è stato quello della vetrina, più che quello del catalizzatore.

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La necessità di affrontare seriamente il problema meridionale

Al Sud in undici anni 700 mila emigrati «Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto». Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al Presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione … Leggi tutto

Zopa bloccata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze

E’ stato notificato a Zopa il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, su indicazione di Banca d’Italia, ha cancellato Zopa dall’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106. Come conseguenza immediata Zopa ha sospeso la trattazione di nuovi prestiti e l’ingresso di nuovi Prestatori.

A Zopa Banca d’Italia ha contestato di aver fatto raccolta del risparmio e non semplice intermediazione di pagamenti a causa della giacenza sul Conto Prestatori Zopa del denaro in attesa di uscire in prestito.

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Editoria in tempi di crisi: la lezione di Economist e Bild

Via Corriere.it

La vita è curiosa. Nel 2006 The Economist profetizzava, con pi­glio provocatorio, la scompar­sa dalle edicole dell’ultimo quotidia­no nel 2043. Ora la recessione accele­ra i processi. Molti quotidiani e setti­manali, travolti dal calo della pubbli­cità, vanno male. Ma The Economist Group no. Anzi, il 31 marzo 2009 ha chiuso il suo bilancio record. Quando diede l’allarme al resto dell’informa­zione, la Cassandra londinese dichia­rava ricavi per 218 milioni di sterline con un utile netto di 22. Adesso, gua­dagna 38 milioni su 313 fatturati. L’al­fiere della globalizzazione – lettura obbligata dell’iperclasse che trasvola sulle patrie – miete i suoi successi. Vende quasi 1,4 milioni di copie, il doppio di 10 anni fa, il quintuplo ri­spetto agli anni Ottanta. Dell’autorevolezza della testata, fondata nel 1843 da James Wilson, un sostenitore del free trade, si sa tutto. Rupert Pennant-Rea, già direttore ne­gli anni Ottanta, è stato vicegoverna­tore della Banca d’Inghilterra e ora presiede l’editrice. Negli anni Trenta, Luigi Einaudi, esule volontario dal Corriere espugnato dal fascismo, era il corrispondente dall’Italia. Si sa me­no, invece, dell’azienda.

The Econo­mist Group riunisce, attorno alla sto­rica ammiraglia, mensili specializza­ti, siti internet, l’Economist Intelli­gence Unit e il notiziario del Congres­so Usa, Roll Call, cui si è aggiunto Ca­pitol Advantage, comprato l’anno scorso per 21 milioni di sterline forni­ti senza battere ciglio dalle banche benché – circostanza insolita a oc­chi italiani – il gruppo abbia un pa­trimonio netto negativo e l’acquisita abbia solo avviamenti. La verità è che, dopo oltre un secolo di bilanci contenuti, la società ha co­minciato a fare tanti soldi. E a distribui­re agli azionisti perfino un po’ di più di quanto guadagni. Negli ultimi 4 esercizi, ha pagato dividendi per 152 milioni avendo realizzato 126 milioni di profitti. Una scelta non rara nel Re­gno Unito: il London Stock Exchange si regola allo stesso modo. E resa possi­bile dal flusso di cassa abbondante. Ai soci interessa meno, evidentemente, il valore della società. In base al prezzo indicativo dell’azione a bilancio, il gruppo vale 500 milioni di sterline, ma la società non conferma perché non tutte le azioni sono uguali e The Econo­mist Group non è quotato. Anzi, una struttura proprietaria curiosa. Il capitale è infatti formato da 4 ca­tegorie di azioni: 100 azioni senza di­ritti patrimoniali ai trustees, 22,68 mi­lioni di ordinarie pressoché senza di­ritti di voto (gli Agnelli ne hanno ap­pena comprate 50 mila, parecchie so­no destinate ai dipendenti), 1,26 mi­lioni di azioni speciali A in mano a una novantina di soci tra i quali Lynn Forester de Rothschild con il 19%, e poi i Cadbury e gli Schroeders, e altret­tante di classe B di proprietà del Fi­nancial Times, gruppo Pearson, che le ha acquistate nel 1928. I 4 trustees controllano i passaggi azionari e le no­mine al vertice del giornale e della so­cietà.

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La difficile strada verso il sindacato 2.0: il caso IBM

Davide Barillari ha cercato strade nuove per il confronto sindacale: ora viene punito arbirariamente; qui l’articolo dal Manifesto, qui il gruppo di solidarietà su facebook

ibmvergognaIBM Italia si vendica e sanziona con 3 GIORNI DI SOSPENSIONE DAL LAVORO E DALLA RETRIBUZIONE il delegato RSU della Flmuniti-Cub Davide Barillari reo di aver denunciato un viaggio premio del management a fronte di un piano con 10mila licenziamenti

Questa e’ la risposta di IBM ITALIA all’unico rappresentante sindacale CUB che svolge, fra mille difficolta’, il ruolo per il quale e’ stato legittimamente eletto.
Davide Barillari, membro del Direttivo Nazionale della FLMUniti/CUB, membro del Coordinamento Nazionale RSU IBM  e rappresentante sindacale dei lavoratori della sede IBM di Vimercate, ha ricevuto un provvedimento disciplinare di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per 3 giorni.

Davide e’ stato fra gli organizzatori di innovative proteste sindacali che hanno sancito la partecipazione di moltissimi lavoratori e lavoratrici IBM: dal primo sciopero virtuale al mondo in SecondLife, alla campagna nazionale contro gli sprechi dei managers IBM di poche settimane fa attraverso Facebook.
Un modo di fare sindacato che da’ fastidio perche’ grazie ai nuovi strumenti di comunicazione e partecipazione…riesce davvero a colpire nel segno. Anche troppo.

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70% di costi di struttura: ecco perchè l’editoria deve virare al digitale

Via LSDI

La natura della struttura dei costi dell’ industria dei giornali sta provocando le attuali sofferenze del settore,  che richiede invece una profonda trasformazione per ridurre i costi fissi e spostare all’ esterno la stampa. Sono i risultati di una analisi di Moody’s Investors Service, citata da Sfnblog.

La struttura dei costi attuale – spiega Sfnblog – vede mediamente il 14% dedicato alla creazione dei contenuti, il 16% alla vendita della pubblicità, mentre tutto il restante 70%  va a stampa, distribuzione e mantenimento della struttura aziendale. Moody’s vede in questo squilibrio la causa della mancanza di flessibilità del settore.

“Questa situazione è una eredità dell’ integrazione verticale fra il momento della creazione dei contenuti e la produzione e distribuzione dei giornali’’, ha spiegato John Puchalla, vicepresidente di Moody’s  e senior newspaper analyst, secondo un articolo del CoStar Group. Tra l’ altro, mentre i ricavi pubblicitari continuano a calare, la crescita dei costi di stampa sta creando dei grossi problemi di liquidità per i giornali.

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