I treni Rapido di ArenaWays da Torino a Milano

In primavera partirà il servizio di Arenaways il  nuovo operatore ferroviario che opererà all’inizio in Piemonte con i suoi treni arancione chiamati Rapido. I Rapido viaggeranno nei due sensi lungo un anello che unisce Torino e Milano, servendo le  stazioni intermedie:  sulla tratta Nord, Vercelli e Novara;  sulla tratta Sud, Asti, Alessandria e Pavia.  Non … Leggi tutto

Se Telecom acquisisse Telefonica

Via Zeus News

In questi giorni torna di attualità l’ipotesi che Telefonica acquisisca il pieno controllo di Telecom Italia, governata dal suo “fiduciario” Bernabè, rilevando le quote delle banche italiane e di Generali, ormai stufe dell’investimento non abbastanza redditizio.

Il tutto potrebbe avvenire con il via libero di Berlusconi, che prima di Natale ha avuto il via di libera di Telefonica per accrescere la presenza di Mediaset in Spagna. Perfino la Cgil, fino a poco tempo fa contraria a operazioni che mettano in discussione l’italianità di Telecom, sarebbe ora favorevole all’ennesimo passaggio di mano di Telecom fuori dalla Borsa.

Ipotizziamo che, invece di Telefonica che acquisisce il controllo di Telecom, si verifichi il contrario: immaginiamo una Telecom Italia che, priva della zavorra dei debiti dell’Opa, tenti di controllare Telefonica.

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Genova – Torino in treno: un’immensità

Da Genova a Torino sono 170 chilometri di treno fra due delle tre città del mitico e storico triangolo industriale italiano. Una linea fondamentale per le due città italiane. Immaginereste un servizio eccellente fra due fra le maggiori città italiane. E invece fra Genova e Torino esistono pochi treni rispetto a quelle che dovrebbero essere … Leggi tutto

Siniscalco al posto di Salza a Intesa San Paolo ?

Via Lospiffero Sondata la posizione tutto sommato neutrale di Bankitalia – che pur non stravedendo per la governance duale ha imposto che nel prossimo Consiglio di gestione siedano esclusivamente banchieri e manager – Benessia ha tirato fuori dal cilindro due candidati alla successione: Alfonso Iozzo, ex amministratore di Sanpaolo Imi e già presidente (di nomina … Leggi tutto

I costi hardware per Google di Nexus One: 174.15 $

Via Isupply

The Nexus One, sold with the Google brand name but manufactured by HTC Corp., carries a Bill Of Materials (BOM) of $174.15, based on a preliminary estimate from iSuppli’s Teardown Analysis Team. This total comprises only hardware and component costs for the Nexus One itself and does not take into consideration other expenses such as manufacturing, software, box contents, accessories and royalties.

Google is selling unlocked versions of the Nexus One at an unsubsidized price of $529, or at $179 with a two-year service contract from T-Mobile.

“With the Nexus One, Google has taken the most advanced features seen in recent smart phone designs and wrapped them up into a single sleek design,” said Kevin Keller, senior analyst, competitive analysis, for iSuppli. “Items like the durable unibody construction, the blazingly fast Snapdragon baseband processor and the bright and sharp Active-Matrix Organic Light Emitting Diode (AM-OLED) display all have been seen in previous phones, but never before combined into a single design. This gives the Nexus One the most advanced features of any smart phone ever dissected by iSuppli’s Teardown Analysis Service—a remarkable feat given the product’s BOM is similar to comparable products introduced during the past year.”

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Politici, amministratori e lavoratori e il CSI Piemonte

C’erano circa un centinaio di persone al convegno organizzato da Rifondazione sul futuro del CSI, per la maggior parte dipendenti dell’azienda che volevano sentire cosa aveva da dire sul tema la Presidente Bresso. Fra questi anche una buona rappresentanza di dirigenti. All’inizio del convegno Mercedes Bresso ha telefonato scusandosi perché non poteva essere presente per motivi personali, ma poi si è presentata all’ora di pranzo.

La parola è passata subito a Renzo Rovaris, direttore dell’ente, che ha voluto rassicurare sul fatto che non era necessario l’SOS indicato nel volantino, ma che l’azienda è in attivo, una trentina di milioni di euro messi da parte. In tempi d’oro il CSI spendeva per le consulenze esterne tanto quanto spendeva per i dipendenti. Ora che c’è la crisi che porta a privilegiare gli interni e quindi a causare una certa sofferenza alle aziende che prima avevano dei subappalti. Esiste invece una criticità finanziaria che dipende dai tempi di pagamento degli enti.

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Prima industrie: il meglio italiano

Via Lastampa.it

Seconda tra gli «Italian champions»: Prima Industrie – l’azienda leader mondiale nel settore delle macchine laser che ha il cuore e cervello a Collegno – è stata riconosciuta tale dalla AtKearney. Un risultato eccezionale sancito da una società di consulenza internazionale, fondata a Chicago nel 1926, che ha analizzato le aziende italiane quotate in Borsa per conto de Il Mondo.

Ha considerato tra 2004 e 2008 l’incremento di fatturato e del valore delle azioni. Il fatturato di Prima Industrie – l’azienda meccanica fondata e diretta da Gianfranco Carbonato – è al primo posto con un incremento del 39 per cento. Per quanto riguarda il valore dell’incremento è stato dell’11 per cento nel periodo, due punti superiore a quello medio delle aziende del campione e di 17 punti al di sopra dell’indice dell’intero mercato.

Al primo posto c’è la Trevi appartenente al settore delle costruzioni edili, quindi Prima Industrie è l’azienda industriale più brillante tra quelle quotate in Italia. Subito dopo Saipem, Danieli, Replay e Biesse. La Fiat, pur in un periodo di grande rilancio, si colloca al sedicesimo posto, Eni al quindicesimo, Tod’s al tredicesimo, Luxottica al ventesimo, Finmeccanica al ventitreesimo.

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Un grande giornale cerca trasparenza e discute dei suo problemi con i lettori

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella discutono con il loro direttore sul prezzo del giornale e su altre cose insieme ai lettori in piena trasparenza e direttamente sul Corriere

Caro direttore, siamo convinti che sarebbe stato meglio aspettare prima di alzare il prezzo del giornale. Sappiamo che la situazione di tutta la stampa italiana è difficile. Sappiamo che i conti economici delle aziende editoriali soffrono per il calo della pubblicità: un po’ per la crisi economica, un po’ per colpa di un sistema scientificamente costruito per dirottare le risorse verso la televisione. Però…

Nel 2008, se abbiamo capito bene, i ricavi della Rcs quotidiani sono calati da 716 a 666 milioni di euro e il fatturato pubblicitario si è ridotto da 288 a 265 milioni: il tutto continuando a fornire con Corriere.it una informazione totalmente gratuita a un milione e mezzo di lettori on line. Nel 2009, poi, la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata. Concordiamo: sono dati che non possono non preoccupare, nonostante i buoni segnali, a dispetto dei tempi non propizi, di aumenti delle vendite del Corriere. Dati che hanno costretto anche la redazione, con il buonsenso e lo spirito di sacrificio sempre dimostrati già in passato, a farsi carico di tagli dolorosi alle retribuzioni e ai posti di lavoro.

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La montagna incartata

Bruno Perini Sul manifesto via Dagospia

La crisi della carta stampata in Italia la si può sintetizzare in una minuscola ma amarissima percentuale che rappresenta il calo delle vendite nel periodo che va dall’ottobre 2008 all’ottobre 2009: -5,2%, pari a 176.000 copie, circa la diffusione di un grande quotidiano. Se si aggiunge il tracollo della pubblicità, la crisi verticale dei collaterali e la crescita dell’editoria online a scapito della carta stampata la diagnosi è assai seria e la prognosi è del tutto riservata.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: non c’è gruppo editoriale che non sia in stato di crisi. La strategia delle dimissioni incentivate è parzialmente fallita ed ora i grandi editori devono ricorrere agli ammortizzatori sociali per potersi liberare di giornalisti e tecnici, nella speranza che il mercato della pubblicità torni a fornire ossigeno in modo permanente.

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Chiesta la condanna di Gabetti e Stevens

Via Repubblica.it La condanna di tutti gli imputati è stata chiesta dal pm Giancarlo Avenati Bassi al processo per l’equity swap di Ifil-Exor. Il magistrato ha chiesto due anni e sei mesi per l’avvocato Franzo Grande Stevens, due anni per Gianluigi Gabetti e un anno e sei mesi per Virgilio Marrone. Il pm ha parlato … Leggi tutto