I giornalisti devono smetterla di partecipare al loro stesso sfruttamento lavorando per una miseria o, peggio, offrendo gratis il loro lavoro. E devono ribadire, tutti insieme, la statura della loro professione. La ragione è semplice: se non danno loro valore a quello che fanno, non lo farà certo nessun altro.
Dovete dire no a chi vi invita a lavorare per niente promettendo solo il compenso di un vago mettersi in mostra. Inviti che, soprendentemente (o bisognerebbe dire scandalosamente?) vengono da persone che vengono pagate per il loro lavoro da organizzazioni più o meno profit. Invece di un semplice no, però, io direi loro qualcosa come:
Il Giornalismo di qualità richiede addestramento, tempo e tenacia. Sebbene sia facile riempire gli spazi con parole, immagini e video che vengono prodotti velocemente e a basso prezzo, il giornalismo di bassa lega è l’ equivalente delle calorie ‘’sporche’’.
Più calorie sporche consumi e più stai male. Non sarebbe bello per la nostra democrazia – per non parlare della nostra autoconsiderazione di giornalisti – se dovessimo cercare di nutrire la conversazione pubblica a livello locale, statale e federale con l’ equivalente giornalistico di Ding Dongs e McNuggets.
La crescita sotterranea del telelavoro
Via Ennio Martignago La mancanza di una disciplina seria e della diffusione del telelavoro è un caso di evidente concorrenza sleale di cartello del top management nei confronti dei propri impiegati. Di fatto il telelavoro è ovunque! A parte l’executive e lo specialista DOC che non hanno un vero ufficio e sono sempre in telelavoro, … Leggi tutto