Maxi multa di 225 milioni di euro per il gruppo Repubblica – Espresso

Inquieta notare che la notizia della maxi multa al gruppo Repubblica – Espresso è passata semi nascosta in molti giornali mainstream radical chic. Dotti direttori e caporedattori noteranno che la notiziabilità di una multa da 225 milioni di euro è molto inferiore che so io a una notiziona austera come Per Belen e il superdotato tatuaggio con le rispettive iniziali.

La Commissione Tributaria Regionale di Roma ha condannato il Gruppo Editoriale L’Espresso a un multa di circa 455 miliardi di lire (circa 225 mln di euro) per fatti risalenti al 1991. Lo ha reso noto la societa’, precisando che la Commissione Tributaria Regionale si e’ pronunciata sugli accertamenti emessi dalla Agenzia delle Entrate nei confronti della societa’ per fatti risalenti all’esercizio 1991. Il Gruppo Editoriale L’Espresso fara’ ricorso in Cassazione.

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#OccupyVirgilio e il mistero dei 16 mlioni di euro spariti dai conti

Via Isola dei cassintegrati

In una Milano scossa dalle manifestazioni, come è successo ieri per lo sgombero di Macao, Piazza Einaudi si riempie di palloncini arancioni. Sono 150 dei 250 lavoratori Virgilio, che presidiano la sede della società Matrix S.p.a (qui il comunicato) del gruppo Telecom Italia, che si occupa di produrre il portale web Virgilio.

Cos’è successo? Dopo vari ‘rumors’ i dipendenti apprendono dalla stampa che Telecom vuole vendere Virgilio, passata al gruppo cinque anni fa. E i 250 dipendenti hanno paura di essere svenduti. L’ipotesi più discussa ora è una cessione/accorpamento a Libero.it, ma lì non è andata tanto bene. Libero.it ora non ha neanche più una redazione, e uno dei lavoratori dal presidio ci dice che: “Sawiris ha smantellato Libero.it, non vorremo succeda lo stesso anche a noi”.

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E’ ora che si abbia un FOIA italiano

Finalmente anche in Italia ci si muove in massa per avere un Foia Italiano. Che cosa è il Foia ? Il nostro paese vive uno dei momenti più difficili della sua storia: la grave situazione economica nazionale ed europea e il rischio di un crollo dell’euro, l’aumento della disoccupazione, la grave crisi dei partiti, l’inefficienza … Leggi tutto

Un manifesto per la libertà di stampa

Via Lsdi La libertà di stampa non è che uno dei volti della libertà tout court. Lo scriveva Albert Camus il 25 novembre del 1939, la Seconda guerra mondiale era scoppiata da due mesi. Il Manifesto della libertà di stampa è stato proposto domenica 6 maggio dall’inserto domenicale de La Repubblica dopo che il 18 … Leggi tutto

Giornalisti da vergogna: Alfonso Signorini

E 0vviamente l’Ordine non si sogna lontanamente di aprire un fascicolo sul personaggio in questione (Via Giornalettismo) Non solo tipacci poco raccomandabili. Anche il direttore di Chi Alfonso Signorini è stato alle prese con Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug, e le uscite nei confronti della ragazza marocchina non sembrano niente male: Il 30 … Leggi tutto

Giornalisti del Mattino si iscrivono alla Cgil

Via CIGL Campania “Le tessere della Cgil, per i giornalisti del quotidiano ‘Il Mattino’ che hanno chiesto l’iscrizione alla nostra organizzazione, sono pronte. L’appello lanciato nei giorni scorso dai cronisti della testata più prestigiosa del Mezzogiorno va raccolto e rilanciato. Siamo al fianco degli operatori dell’informazione che chiedono tutele e diritti, in una fase in … Leggi tutto

Conosco più persone che hanno volontariamente lasciato contratti giornalistici a tempo indeterminato in testate nazionali che persone di talento senza un lavoro

Via Mafe

Non voglio dire di mettere da parte sogni e progetti, ma, al contrario, per evitare di boicottarsi da soli, di distinguere tra oggettive difficoltà (connaturate a qualunque progetto ambizioso) e colpevolizzazione. Niente come l’autocommiserazione complica la vita a chi pensa di aver qualcosa da fare e da dire, soprattutto in tempi in cui, nonostante tutto, le barriere al fare e al dire si sono abbassate tantissimo.

Parlo soprattutto di chi sogna un lavoro nell’informazione e nella comunicazione, sogni per niente recenti. Nel 1987 – nel secolo scorso – quando mi sono iscritta al corso di diploma universitario in Relazioni Pubbliche dello IULM c’era gente in coda dall’alba per assicurarsi il posto. Internet e i media digitali hanno abbassato le barriere in ingresso alla selezione per i mestieri del fare informazione e del fare comunicazione, creando però un demi-monde di persone né dentro né fuori, un vero e proprio limbo in cui il rischio di restare intrappolati per sempre e di diventare complici dei propri aguzzini è elevatissimo. Non a caso da più parti si punta il dito contro il malcostume di pagare niente o pochissimo i collaboratori soprattutto se provenienti dalla Rete e non da canali di recruiting più tradizionali. Ecco, qualcuno ogni tanto deve ricordarlo: se dopo anni (facciamo cinque?) sei ancora pagato pochissimo c’è il rischio che tu stesso, continuando ad accettare condizioni inaccettabili, contribuisca alla situazione. Dire di no si può, in alcuni casi si deve.

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I pirati di Maxim

Via l’isola dei Cassintegrati

Arianna Ciccone ci ha segnalato un post intitolato “Come vengono fottuti i giornalisti free lance in Italia #1“, testimonianza di Alberto Puliafito, giornalista freelance che collabora con diverse testate italiane e a cui la rivista Maxim Italia deve ancora pagare un reportage su L’Aquila pubblicato un anno fa. Quella di Alberto è una situazione comune a molti freelance in Italia, ma non è questa la normalità che vogliamo.

Dopo una telefonata al numero della redazione indicato sul sito maxim.it, Arianna scopre che Maxim Italia S.r.L. è fallita a novembre 2011 e che la rivista attualmente in edicola (che porta lo stesso nome) non è responsabile dei debiti contratti dal precedente gruppo editoriale (qui potete leggere il tumblr di Arianna). A quanto pare, infatti, la nuova società Editoriale Mode S.r.L. avrebbe acquistato la licenza direttamente dall’America, senza farsi carico dei debiti contratti dal precedente proprietario.

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Il marchettificio dei giornali di moda e non solo

Via Linkiesta

Dicesi marchetta quel pezzo che non parte esattamenteda un confronto genuino delle idee all’interno una redazione, ma che viene confezionato strumentalmente per assecondare interessi altrui, completamente distanti e diversi da quelli dei lettori. C’è la marchetta a un politico, c’è la marchetta a un attore o a un film in uscita, c’è la marchetta alla nuova macchina, c’è la marchetta economico-finanziaria, c’è la marchetta di moda, ecc, ecc.

Laddove esistono consistenti interessi economici, la marchetta è sempre in agguato. E badate bene, nei giornali non è detto che tutto ciò che non va parta necessariamente da un direttore, spesso tra le seconde e terze linee decisionali si annidano giornalisti infedeli che sono in grado di confezionare polpette avvelenate senza che il numero uno ne sia esattamente a conoscenza. Insomma, come vedete il mondo della marchetta è assai complesso.

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L’Inpgi non ce la farà più

Avevamo paventato la cosa poche settimane fa … eccola nella realta (via Franco Abruzzo) E’ allarme rosso per l’editoria e per il lavoro”. L’ha detto Franco Siddi, segretario nazionale Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) questa mattina intervenendo a Cagliari all’assemblea degli iscritti dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna. “Servono azioni straordinarie per capire come resistere in … Leggi tutto