Marchette mastodontiche

Purtroppo il redazionale travestito da  articolo è sempre più diffuso e sempre più sudbolo. La credibilità va a farsi benedire (oddio per molti giornali la credibilità è autologica del tipo io sono la credibilità detto forte davanti a uno specchio) e la deontologia viene considerata una parola vecchia e inutile (Via il giornalaio) Italia Oggi … Leggi tutto

Giornalisti: finalmente qualcuno parla di mobbing

Il presidente e il vice-presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Giovanni Negri e Paolo Chiarelli, grazie al sostegno di Costantino Muscau, fiduciario Casagit della Lombardia, hanno stipulato una convenzione, nell’ambito del progetto “Stress e disadattamento lavorativo – mobbing”, con la Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, per l’effettuazione di prestazioni sanitarie, esami psicodiagnostici, visite … Leggi tutto

La facitura della squadra fortissimi per difendere la dignità di un paese

Arianna racconta come ha messo su in un pomeriggio un atto di dignità decomcratica (ore 14.00 di lunedì 52 mila adesioni)

E’ andata così. E’ andata che alle 13.30 di venerdì 26 febbraio al Tg1 un giornalista della tv pubblica ha dato una notizia falsa. E’ andata che mi sono sentita morire e sono rimasta senza parole e il mio amico inglese Chris – nel suo italiano alla Stanlio e Ollio – ha detto: oh oh oh oh oh ma se passa questo può passare tutto!

E’ andata che allora che ho capito che qualcosa bisognava dire, che qualcosa bisognava fare.  Il giorno dopo ho deciso: chi garantisce i cittadini dal rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti? Un giornalista che dà una notizia falsa, specie sul primo tg del servizio pubblico, non dovrebbe chiedere scusa?  Un Tg che manda in onda una notizia falsa non dovrebbe rettificare?

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Una squadra fortissimi

Alle 22.30 di domenica i sottoscrittori sono già diventati 26.250 Via Repubblica.it Il Tg1 di Augusto Minzolini ha dato notizie false sul caso Mills. E l’Ordine dei giornalisti e la Rai dovrebbero reagire in modo esemplare. E’ quello che affermano e chiedono più di 20mila cittadini, che nelle ultime ore hanno sottoscritto un appello indirizzato … Leggi tutto

La truffa chiamata televoto

Una settimana fa probabilmente milioni di italiani sono stati truffati davanti a una televisione.

Il trio di Emanuele Filiberto, Pupo e Luca Canonici stava per vincere il festival di Sanremo. I “misteri” della serata finale sono svelati dal quotidiano Avvenire, con i tabulati del televoto che la Rai si è rifiutata di diffondere. Dunque, alle 23.12 di sabato Emanuele Filiberto & Co. risultavano vincitori con 212.482 voti, il 32,95% delle preferenze espresse dal pubblico. Ma con il televoto, aperto fino alle 00.32 e 58 secondi, il trio ottiene solo 1.384 voti in più, mentre Valerio Scanu ne raccoglie 96.517 in aggiunta a quelli già accumulati. Quindi vince con 235.105 preferenze (37,01%).

Dopo la prima sera di televotazioni da casa, scrive Gigio Rancilio su Avvenire, Valerio Scanu era primo con 233.092 voti, Pupo-Emanuele Filiberto-Canonici secondi con 204.679 voti e Nino D’Angelo terzo con 94.042. Quarti Sonohra, quinto Toto Cutugno. Così Scanu e il trio, eliminati dalla giuria demoscopica, sono rientrati in gara. E si passa a venerdì: con i televoti arrivati tra le 21.22 e le 23.21 Pupo e il principe erano primi con 141.384 voti, seguiti da Scanu con 110.029 e da Marco Mengoni con 39.478. In fondo alla classifica c’erano Enrico Ruggeri e Fabrizio Moro, eliminati. Sabato sera i voti dei telespettatori, dalle 20.43 alle 23.12, hanno creato la seguente situazione: Pupo primo con 212.482 preferenze, Valerio Scanu secondo con 135.588, Marco Mengoni terzo con 80.287. Seguivano Povia, Arisa, Irene Fornaciari e i Nomadi, Noemi, Malika Ayane, Irene Grandi, Simone Cristicchi. Dunque alle 23.12 di sabato Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici per i televotanti avevano vinto il festival, con il 32,95% delle preferenze espresse da casa.

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Liberi di scegliere il proprio browser

Prende vita da Mozilla il progetto Opentochoice dedicato ai duecento milioni di navigatori su internet in Europa che dal primo marzo dovranno scegliere quale browser web utilizzare. Dopo anni di trattative, la Commissione europea ha infatti raggiunto un accordo con Microsoft che prevede l’impegno da parte dell’azienda di Redmond di non implementare piu’ Internet Explorer … Leggi tutto

Un tentativo di lottare contro crisi e speculazione economica

La crisi economica viene troppo spesso usata come un alibi che permette a disinvolti e spregiudicati amministratori delegati e imprenditori di perseguire semplici finalità di lucro. Lo sanno bene i lavoratori di Agile ex Eutelia, di Omnia Network, di Phonemedia, di Accenture e di altre importanti aziende del territorio: vittime di ingiustificati licenziamenti collettivi, collocati in cassa integrazione straordinaria, spettatori involontari e incolpevoli di chiusure di reparti o interi stabilimenti.

Si tratta di operazioni realizzate attraverso un uso chirurgico delle leggi attualmente vigenti nel nostro Paese, come accade sfruttando le ampie opportunità offerte dalla Cessione di Ramo d´Azienda. Queste operazioni criminali permettono a professionisti del fallimento di ottenere il massimo profitto scaricando i lavoratori sulle spalle della collettività, sfruttando in maniera indiscriminata gli ammortizzatori sociali come mobilità, Fondo di Garanzia INPS per il TFR, impoverendo il Paese.

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Google, responsabilità ed avvocati

Via Ennio Martignago

Perché la notizia dell’ultima ora è la condanna di Google? Certo per ridurre l’impatto dei ricilatori italiani. Ma anche perché qualcuno sta muovendo forti gruppi di pressione su questo fatto e ci si paragona ai Cinesi. Premesso che chi scrive è utilizzatore di Internet da prima della nascita dei browser e che ha sempre visto questo strumento come un caposaldo della democrazia. Tuttavia per me quella democrazia è quella di Electronic Frontiers Foundation e di quella vecchia di Barlow, Kapor e Gilmour, non dei residui attuali. Per intenderci quella democrazia dell’utente che quando degli avvocati usarono la rete per farsi pubblicità bloccò il loro server di posta per giorni fino a farli desistere dalla loro esperienza di Internet.

Oggi siamo agli antipodi di tutto ciò, quegli avvocati di allora sarebbero la timida anima dell’Internet odierna e questa ha soprattutto un nome, quello controverso e ambiguo con due o. Limito la questione del filmato ad una breve osservazione: se in un giornale apparisse uno stupro di un bambino, quell’azienda non potrebbe dire che è solo colpa degli autori delle foto e nemmeno dei giornalisti. Esiste una responsabilità per tutto ciò. Qualcuno che pensa di essere più furbo può far finta di dire che l’innovazione è fuori da queste regole patetiche dei vecchi media. Peccato sia falso e manipolatorio. Le radici delle reti sono fortemente intrise di etica, mentre quelle di questo subprodotto capitalistico mediatico del neo-colonialismo clintoniano sono il contrario. Sono il peggio del reality e del talent show messo insieme.

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Caso Google privacy: attendere e capire è meglio che sbandierare partiti presi

Un tentativo equilibrato e prudente di commento da parte Carlo Felice Dalla Pasqua sulla sentenza odierna della Procura di Milano contro Google

Strano paese l’Italia, dove si dice che senza conoscere le motivazioni non si può commentare una sentenza e dove, poche ore dopo, proliferano già i commenti pro o contro (soprattutto contro) la sentenza con la quale sono stati condannati tre dirigenti di Google.  Senza dare giudizi definitivi, partiamo dal presupposto che internet ha radicalmente cambiato i comportamenti e le abitudini sociali di molti (e quindi devono cambiare le leggi che regolano quei comportamenti), ma non può essere un luogo legibus solutus. Evitiamo quindi di gridare allo scandalo per partito preso.

Certo, se il giudice avesse stabilito che Google è responsabile semplicemente per aver messo a disposizione la piattaforma, ossia lo spazio, sul quale altri hanno commesso reati a sua insaputa, si tratterebbe di un esempio pericoloso. Sarebbe come dire che Trenitalia è responsabile se avviene un delitto su un vagone di un suo treno o che l’Anas deve essere condannata per un incidente avvenuto su un tratto di strada da lei gestito. O come se fosse colpa vostra se invitaste qualcuno a casa per un caffè e questa persona cominciasse a sfasciare quadri, mobili e soprammobili. Perché, mutate poche cose, quello è il ruolo di Google nel caso in questione. Certo, può essere accaduto che un giudice abbia clamorosamente sbagliato valutazione: è già accaduto, per esempio, che un giudice di Aosta abbia equiparato un blogger al direttore responsabile di un giornale, tanto per non uscire da internet.

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Condannati per violazione della privacy i responsabili di Google per il video del ragazzo Down torinese

Il tribunale di Milano ha condannato i tre dirigenti di Google per violazione della privacy per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione sul Google video di un filmato in cui un minore affetto da sindrome di Down veniva insultato e picchiato da quattro studenti di un istituto tecnico di Torino. A tre imputati sono … Leggi tutto

In Campania dicono basta contro il disagio morale ed economico dei giornalisti

Via reporter

Parola d’ordine: Disagio. Tra le parole che si respirano nell’aria ogni giorno e che ruotano attorno alla nostra vita di cittadini italiani, oggi ancora di più di un tempo, causa crisi economica, Disoccupazione. Il male del “non-lavoro” non coglie solo gli operai delle grandi fabbriche ma anche gli “operai” dell’informazione. Le penne scrivono ma non guadagnano. Le penne giovani investono ma senza ritorno. Le penne vorrebbero essere libere ma non lo sono, almeno non sempre. Le penne, stufe di maltrattamenti sotto il profilo etico, sociale, culturale e remunerativo, si sono raccolte attorno ad un tavolo per dire: Basta!

Il 26 Febbraio alle ore 11 presso la libreria Ubik di Via Benedetto Croce n.28 si terrà la prima iniziativa pubblica del Coordinamento Giornalisti Precari Campani nato a Napoli l’8 Gennaio 2010 da oltre 30 fondatori e più di 200 aderenti al gruppo, numeri che sin dall’inizio si dimostrano grossi e portatori di un malessere oramai, non più di nicchia, ma diffuso a macchia d’olio. Saranno presenti all’evento il presidente dell’Ordine dei giornalisti Campania Ottavio Lucarelli, il presidente di Assostampa Campania Enzo Colimoro e il presidente regionale dell’Unione cronisti Renato Rocco. L’invito è aperto a tutti i rappresentanti di sindacati e associazioni. L’incontro è aperto a tutta la cittadinanza.

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