Il grande fratello Google

Via Repubblica.it

Ecco il Grande fratello Google  Ci scheda per la pubblicità Google ci spia. Traccia e registra i nostri movimenti sulla rete. Vede quello che cerchiamo, vede quello che leggiamo o guardiamo. Sa dove siamo. Conosce i nostri interessi, anche quelli che vogliamo tenere nascosti. Controlla il contenuto e i destinatari delle nostre email. Pochi lo sanno, qualcuno lo sospetta, quasi tutti lo ignorano, ma è proprio così. Ci spia. E poi ci scheda, conservando la mole di informazioni che ci riguardano in un database per un anno e mezzo. Otto italiani su dieci che usano Internet sono finiti nei database di Google. Più riesce a conoscerci, più specifica, corrispondente ai nostri gusti e quindi efficace sarà la pubblicità che ci farà trovare sui siti che visitiamo. Per i cervelloni del marketing è semplicemente behavioral advertising, pubblicità personalizzata. I difensori della privacy, invece, usano un termine più sinistro: profiling. Profilazione degli utenti. Ormai lo fanno quasi tutti i più grossi operatori del web. Ma nessuno in maniera capillare quanto il gigante di Mountain View. Ma quante informazioni riesce a raccogliere il colosso della rete?

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La Fiat presenta ricorso contro il reintegro dei tre operai

Via Reuters Fiat  presenterà ricorso contro la decisione del giudice di lavoro di Potenza di ordinare il reintegro dei tre operai licenziati a Melfi e condannare la casa automobilistica per comportamento antisindacale. Lo ha riferito una fonte Fiat poi confermata da una nota che parla di tempi il più breve possibili. I tre dipendenti, due … Leggi tutto

Sul ruolo (modesto) dei sindacati in tempi di crisi

Via Rosebud Dopo il default Lehman Brothers del 15 Settembre 2008, e nella successiva crisi finanziaria globale che ne seguì, uno degli aspetti che maggiormente mi colpirono in quel d’Irlanda fu il quasi totale venire meno del ruolo dei sindacati. Vi era qualcosa di paradossale in quello che stava accadendo, dato che mai come in … Leggi tutto

Problemi tecnologici e problemi politici

Via Pino Bruno

Research in Motion (RIM), l’azienda che produce BlackBerry, ha dunque ceduto alle pressioni dell’Arabia Saudita. Il traffico dati sarà filtrato attraverso un server che sarà installato a Ryad, accessibile ai controlli della polizia locale, dotata delle chiavi per decodificare il codice criptato. Il governo saudita ha puntato i piedi in nome della lotta al terrorismo di matrice islamica. E’ facile prevedere che, a questo punto, RIM faccia la stessa cosa in Indonesia, India, Emirati Arabi, Libano e Algeria, che hanno minacciato altrimenti di bloccare i servizi di messaggistica dei BlackBerry.

Il braccio di ferro che si è appena concluso a Ryad conferma l’aumento del divario tra chi vuole che internet sia un mondo libero e senza lacci e la volontà degli Stati di controllare lo scambio di informazioni . La lotta al terrorismo – in paesi a basso tasso di democrazia – appare un pretesto per soffocare ogni tipo di opposizione ai regimi locali.

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In 33 a giudizio per i mondiali di nuoto di Roma

Via IlFattoQuotidiano In 33 a processo per abuso edilizio. È il risultato dell’inchiesta della procura di Roma sulla realizzazione di impianti sportivi, piscine e altre strutture, in occasione dei mondiali di nuoto del 2009. Tra gli imputati citati in giudizio figurano Angelo Balducci, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, tuttora detenuto per la vicenda degli … Leggi tutto

Giornalisti digitali: vendersi per 50 centesimi ?

Marco Renzi Via Lsdi

Quando costa fare il giornalista per il web? Come quando costa? C’è un errore, forse la domanda giusta è: quanto si guadagna a scrivere per il web?

Nessun errore! Al giorno d’oggi per riuscire a costruirsi una professione nel più tecnologico, futuribile, democratico, accessibile, semplice, accreditato, e forse anche “letto” fra i mass-media specificamente deputati alla divulgazione dell’ informazione,  non basta avere una seria base professionale alle spalle, non serve neanche essere creativi quanto basta, e, soprattutto nel nostro paese, non è assolutamente necessario, anzi forse può diventare un ostacolo avere un’idea rivoluzionaria.

Basta essere disponibili ad essere sfruttati! Meglio se non si chiede alcun compenso, tanto se sei bravo saranno gli utenti ad attribuirti il successo dovuto e con quello arriveranno i banner pubblicitari e con quelli i click sul tuo sito/blog/homepage di facebook o similari, e con i click allora sì che le tue tasche si riempiranno di bei dollaroni! O forse no?

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Una Bentley color panna

Ferruccio Sansa incontra in autostrada Fabrizio Corona (via il FattoQuotidiano)

A questo punto compare “l’ufo”: giuro, non ho avuto il tempo di accorgermene. Dal buio spuntano quattro fari con gli abbaglianti. Non capisco se è un’auto oppure un Boeing al decollo. Sento solo una sberla di vento, come una tromba d’aria, che mi sbatte a destra, a tagliare la strada al tir. Dicono che in quei momenti ti vedi davanti tutta la vita. Io no, si vede che non ho vissuto granché, ho sentito soltanto una stretta allo stomaco e alle chiappe. Dura un attimo, il tempo di vedere un proiettile bianco che passa e continua la corsa in mezzo alle auto, come se niente fosse. Prendere la targa? Non fatemi ridere, dopo tre secondi la pallottola è sparita. Intuisco che ha una targa straniera. Capisco appena che è una Bentley color panna, un bestione, mi insegna mio figlio, “che fa i 312 all’ora”. A quanto sarà andata? Diciamo ben più del doppio di me. Immaginatevi gli effetti di due tonnellate e mezzo di lamiera lanciate a 250 all’ora: sventrerebbero una casa.

“È andata bene”, mi dico mentre mi sembra di sentire un batterista ubriaco che suona la mazurka: è il mio cuore. Adesso lo so, voi direte che noi del Fatto siamo dei giustizialisti. Addirittura dei giustizieri. Ditelo pure, ma a me di finire maciullato sull’Autosole non mi va giù. Chiamo la Stradale: “Presto, fate qualcosa c’è una Bentley che corre a una velocità folle”. Intanto vedo un autogrill: San Martino Est. Decido di fermarmi, vorrei farmi un grappino, ma basta una camomilla. Ecco la sorpresa: la Bentley. E quasi mi manca il fiato. Che fare? Affrontare il conducente? Non mi picchio da quando facevo le elementari. Ecco venir fuori lo spirito legalitario: parcheggio davanti al bolide e rispolverando gli studi di diritto decido per un approccio pacato.

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Anche Youtube paga la Siae

Via Reuters La società italiana degli autori ed editori (Siae) e YouTube hanno sottoscritto un contratto di licenza per la musica in streaming nei video in Italia trasmessi dal sito di proprietà di Google, che non comporterà comunque alcun pagamento da parte degli utenti. Lo riferiscono oggi un comunicato e rappresentanti delle due parti. La … Leggi tutto

La legge che zittirà i blogger

E’ interessante notare come ha fatto Massimo Mantellini che i giornali e i loro direttori non si siano troppo degnati di enfatizzare  questo nuovo bavaglio realizzato dal Governo ai blogger. A pensar male si può concludere che senza volerlo il Governo in questo modo ha trovato un modo per limitare la concorrenza al predominiio informativo dei giornali tradizionali.

Juan Carlos De Martin via Lastampa.it

Eppure, singolarmente, diversi politici italiani, anziché concentrare le loro energie su come estendere l’esercizio di questa libertà a tutti i cittadini (il «digital divide» italiano, infatti, riguarda ancora oltre metà della popolazione), o su come più efficacemente educare la popolazione ad un uso maturo e consapevole della Rete (non si impara, infatti, in un giorno a guidare una Ferrari se si è sempre solo andati in bicicletta), da circa due anni sembrano cercare il modo di rendere l’espressione del proprio pensiero online più difficile e gravosa. Dopo diversi tentativi, forse ci stanno finalmente per riuscire. Il comma 29 dell’articolo 1 del decreto sulle intercettazioni in discussione in questi giorni alla Camera, infatti, estende – nella sua forma attuale – a tutti i gestori di siti informatici l’obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa: qualora non si dia seguito entro 48 ore ad una richiesta di rettifica, si è soggetti a una sanzione fino a 12 mila e 500 euro. Indipendentemente dal fatto che dietro al sito ci sia una struttura professionale o un semplice individuo, ovvero, che si tratti del sito, per esempio, de «La Stampa» o del blog della signora Maria Rossi, del sito di una grande azienda o di quello di una scuola elementare.

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