Apple: il maggior pericolo alla libertà di internet

Via Slashdot “Columbia law professor Tim Wu, who coined the term ‘net neutrality,’ now says that Apple is the company that most endangers the freedom of the Internet. Wu recently published the book The Master Switch: The Rise and Fall of Information Empires, in which he details what he calls ‘information empires’ such as AT&T, … Leggi tutto

Paola Caruso ha interrotto lo sciopero della fame

Ora il suo testimone passa ad altri in parole e opere

Sciopero della fame, quinto giorno. Fine. Oggi interrompo la protesta. Quello che ho potuto fare l’ho fatto. Ho raggiunto il mio obbiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica, almeno per quanto riguarda la Rete e gli organi legati all’editoria. Anche se la maggior parte della stampa tradizionale mi ha ignorata, nonostante i lanci di agenzia. Chissà perché?
Adesso è arrivato il momento di andare avanti con altri mezzi e strategie diverse per far discutere di precariato. Bisogna portare a casa risultati. Come? Rivoluzionare il sistema mi pare arduo, ma si può tentare di cambiare le regole, di dare più serenità ai precari, di garantire a tutti un lavoro dal valore monetario adeguato e  sufficiente a pagare affitto e mantenimento, senza l’aiuto della famiglia.
Purtroppo precarietà non significa flessibilità. All’estero un lavoratore flessibile ha uno stipendio superiore a quello di un dipendente a contratto a tempo indeterminato, almeno per quello che ne so. Questo permette ai flessibili di tutelarsi a proprie spese, non potendo usufruire delle tutele aziendali.

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Gli uomini mascherati dalle biblioteche dell’ateneo torinese

Via Repubblica Hanno indossato un maschera bianca e si sono incatenati al cancello d’ingresso del rettorato dell’Università in via Po. A mettere in atto la singolare forma di protesta sono stati, questa mattina, i lavoratori delle due cooperative che gestiscono i servizi di biblioteca dell’ateneo torinese. La protesta è stata organizzata dal sindacato Flaica Cub … Leggi tutto

I lavoratori Agile ex-Eutelia tornano in strada.

A più di un anno dall’inizio dello stato di agitazione permanente che portò al presidio delle principali sedi italiane della società, durato oltre 4 mesi, i lavoratori Agile ex-Eutelia sono costretti a tornare in strada per rendere note le ragioni della loro protesta. Dopo l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico avvenuto la scorsa settimana, la storia dei lavoratori Agile … Leggi tutto

La notte che sparirono i video di Mediaset da Youtube

Via Giornalettismo Sembra che sia accaduto tutto in una notte, proprio come in un film. Decine e decine di di video registrati da trasmissioni Mediaset e poi caricati dagli utenti su Youtube sarebbero misteriosamente scomparsi. In particolare, si tratterebbe di immagini sportive ed i video di reality, di cui le emittenti televisive facenti capo alla … Leggi tutto

Arrivederci Italia sul Ferrodastiro

Il blog  ilferrodastiro.wordpress.com ha iniziato una rubrica sui giovani che hanno lasciato l’Italia per lavoro. Si chiama Arrivederci Italia.  Dalla terza intervista della serie Bisogna creare le condizioni perché appena finiti gli studi si possa vivere in maniera indipendente e con un lavoro dignitoso. Penso che se molti con i miei anni, o anche più … Leggi tutto

Le tante Paola e la necessità civile che vengano a galla

Via SedNonSatiata

Che io conosca oppure no Paola è del tutto irrilevante.

Tutti conosciamo una, due, dieci Paola. La sostanza non cambia. Sono solo le facce e le professioni a cambiare, perché quello del precariato non è un problema solo dell’editoria.

Negli ultimi due giorni si è parlato diffusamente della situazione che ha portato Paola Caruso, una giornalista del Corriere della Sera, a ricorrere allo sciopero della fame. Per far sentire la sua voce, per ribellarsi pubblicamente contro un sistema che è intrinsecamente sbagliato.

Per portare un argomento così importante nella luce dei riflettori, perché – a mio avviso – in Italia sussiste uno strano fenomeno, quello per cui se nessuno si lamenta di un determinato fatto, allora vuol dire che tutto è in regola e che niente debba essere cambiato. Anche se il fatto in questione è moralmente, civilmente, umanamente sbagliato.

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Diario del diario dello sciopero della fame di una precaria del Corriere

Blue eyes

Paola Caruso ha deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete per protestare per la sua situazione di precaria a vita al Corriere.

Sciopero della fame e della sete, le prime 24 ore.
Mi sento un po’ debole, ma sto bene. Oggi al telefono ho sentito qualche collega. Nessun altro. Al giornale lo sanno tutti e la direzione tace. Bene.
Spero che la mia protesta rappresenti la battaglia d’inizio di una guerra, la guerra dei precari che non accettano più di essere trattati da reietti.
Non so se riuscirò a far sentire la mia voce. Ci provo.

UPDATE: la discussione sulla scelta di Paola con qualche notizia in più su FF di Andrea Beggi

UPDATE2: Macchianera ha deciso di sospendere il suo sito e girare tutto il traffico sul  Tumblr di Paola. All’iniziativa stiamo aderendo in molti.

UPDATE3: Paola Caruso ha accettato di sospendere lo sciopero della sete e spiega meglio la sua vicenda. Ci sono molte cose interessanti da notare nel racconto di Paola. Chi chiede spiegazioni o si oppone alle irregolarità e alle prassi indecenti decise da chi vuole opprimere e condizionare i giornalsti viene minacciato ed emarginato.

Sciopero della fame e della sete, dopo le prime 24 ore. La novità è che ho bevuto. Mi hanno convinto gli amici, ma vado avanti con lo sciopero della fame.
Per chi mi ha chiesto i motivi della protesta ecco qualche dettaglio. Spero di essere chiara: al momento sono un po’ cotta e parecchio stanca.
La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l’iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni, lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: “Ecco la mia occasione”. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: “Perché non avete preso me o uno degli altri precari?”. Nessuna risposta. L’unica frase udita dalle mie orecchie: “Non sarai mai assunta”.
Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell’acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.

UPDATE4: aggiornamento a domenica 14 novembre sera: nessun media tradizionale italiano ha citato la vicenda di Paola , in un silenzio assordante, mentre buona parte della rete parla della vicenda di Paola. Evidentemente ci vuole qualcosa di più perchè i sepolcri imbiancati della stampa italiana abbiano il coraggio di pubblicare la notizia.

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Sulla strada delle denunce delle irregolarità del mondo dell’editoria

Da una lettera a Franco Abruzzo Denunciare le assurdità e le ingiustizie che si verificano nel  mondo dell’editoria è un dovere nei confronti di se stessi, nonché dei giovani che desiderano affrontare la nostra professione. E a seguire la grave vicenda della scrivente presso l’editore Golfarelli di Bologna La domanda è: quanto possono essere credibili … Leggi tutto

Una firma per Raphael e la sua schiena dritta

Via Il Fatto Quotidiano

Un mese fa, nella rubrica di Report “C’è chi dice no”, Milena Gabanelli raccontava la storia di un italiano con la schiena dritta: Raphael Rossi, 35 anni, specializzato nella progettazione di sistemi per la raccolta differenziata, fino a quattro mesi fa vicepresidente dell’Amiat (l’azienda municipale per la raccolta dei rifiuti a Torino) indicato da Rifondazione comunista. Essendo incredibilmente competente in materia, tre anni fa Raphael ha scoperto che i vertici aziendali stavano brigando per acquistare (anzi per far acquistare dagli ignari cittadini torinesi) un macchinario inutile e costoso: una cosina da 4 milioni di euro. Incurante di sollecitazioni, ammiccamenti e lusinghe, Rossi ha tenuto duro e con i suoi rilievi tecnici ha bloccato l’acquisto. Allora s’è fatto vivo con lui l’ex presidente Amiat, Giorgio Giordano, facendogli balenare una bella tangente se non si fosse presentato in Cda a dire no all’acquisto. Rossi ha fatto ciò che ogni buon cittadino dovrebbe fare, infatti quasi nessuno fa: s’è rivolto alla Procura della Repubblica. I magistrati e la polizia giudiziaria l’hanno invitato a fingere di accettare la proposta indecente e, grazie a lui, hanno smascherato e incastrato i tangentari, arrestandoli e chiedendo il rinvio a giudizio di sette persone per reati che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta.