Libera Stampa in libera Rete

JC De Martin Via Lastampa.it

La discussione intorno al caso Wikileaks è stata finora sconcertante. Molti, infatti, sembrano aver dimenticato – spero solo momentaneamente – conquiste acquisite da decenni. Su tutte, i due pilastri che reggono la libertà di stampa dai «Pentagon Papers» (inizio Anni 70) a oggi: da una parte, lo Stato ha diritto di fare tutto quanto in suo potere per ostacolare la fuoriuscita di informazioni oggettivamente riservate; dall’altra, la stampa ha pieno diritto di pubblicare quanto le viene recapitato – basta che faccia notizia. Una discussione «senza inibizioni, robusta e la più aperta possibile» è, infatti, ritenuta da decenni essenziale all’emersione della verità e alla formazione di una pubblica opinione consapevole, anche a costo di qualche eccesso e anche a costo di divulgare segreti.

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Un appello del Fatto Quotidiano per Assange libero

Via Il Fatto Quotidiano L’arresto di Julian Assange, per il mancato uso di un preservativo, è un attentato alla libertà d’informazione. Lo conferma, suo malgrado, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini (leggi il blog di Guido Scorza): “L’accerchiamento degli Stati ha avuto successo”. L’Australia difende il suo connazionale che da ieri si trova in … Leggi tutto

Assange, il nemico della trasparenza

Marco Bardazzi propone un’analisi diversa del caso Wikileaks, possiamo non condividerla, ma la serietà professionale di Marco è tale da richiedere grande attenzione al pluralismo delle idee

Ci sono voluti decenni di campagne di stampa e battaglie giudiziarie e politiche, perché in democrazie avanzate come gli Usa si arrivasse a mettere a punto leggi sulla libertà di informare e sulla trasparenza che, pur con molti limiti, hanno permesso di veder fiorire un serio e aggressivo giornalismo d’inchiesta. L’arrivo di Assange e del suo Wikileaks rischiano di spazzare via tutto. Diciamolo: Assange potrebbe rivelarsi il più grande nemico della trasparenza dai tempi di Nixon.

L’effetto più immediato che avrà la pubblicazione in Rete della valanga di documenti del Dipartimento di Stato, sarà quello di spingere l’amministrazione Obama e i futuri governi di Washington a restringere in modo significativo e pericoloso l’accesso alle informazioni. Aumenterà il ricorso al “segreto”, anche indiscriminato. Verranno rafforzate le protezioni a tutte le linee di comunicazione. Sarà più difficile riuscire a mettere le mani su documenti ufficiali.

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Assange accusato di “omissione di preservativo”

Via Leggo, l’originale dal Guardian

Julian Assange non ha voluto usare il preservativo, durante i rapporti sessuali consumati, nell’agosto scorso, con due ammiratrici svedesi. Questa l’accusa che ha portato capo di Wikileaks davanti al magistrato londinese Caroline Tubbs. Assange avrebbe avuto dei rapporti consensuali con due donne, che l’accusano di non aver voluto usare il preservativo e, in un caso, di averlo rotto “deliberatamente”. Le due ammiratrici erano entrare in contatto con lui in occasione di un seminario su ‘Guerra e ruolo dei media’ organizzato a Stoccolma dal Brotherhood Movement, un controverso gruppo cristiano legato al partito socialdemocratico. Il Mail chiama le donne per convenzione ‘Sarah’ e ‘Jessica’: non sono i veri nomi, dal momento che il processo giudiziario è in corso. Sarah (il vero nome è Anna Ardin, come rivelano altre fonti), una bionda attraente sui trent’anni, è l’addetta stampa di Brotherhood Movement e ha viaggiato il mondo inseguendo una serie di cause alla moda. Sarah/Anna e Julian non si erano mai visti prima, ma lei lo aveva invitato a stare nel suo piccolo appartamento nel centro di Stoccolma. Assange era arrivato l’11 agosto e dopo cena i due erano finiti a letto.

Nè lui nè lei contestano il fatto che durante il rapporto si era rotto il ‘condom’, un evento che in seguito Sarah/Anna, una femminista radicale, ha definito «deliberato» da parte di Julian. Lì per lì però non ci fu animosità tra la svedese e il 39enne hacker australiano, che ha un figlio di 20 anni da una relazione giovanile fallita. Al punto che la funzionaria di partito continuò a ospitare Assange, organizzando perfino una festa in suo onore. A questo punto spunta ‘Jessica’: ventenne di Enkoping, una cittadina a 60 chilometri da Stoccolma. Vede Assange in televisione, in lei scocca la scintilla e si fa assumere tra i volontari che lavorano al seminario. In quella occasione conosce anche Sarah. Avvicinato dalla ragazza, Assange non resiste e le fa la corte.

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Noi stiamo con Assange, con la libertà e con ZetaVu, non con i codardi e con gli impostori

Via Vittorio Zambardino (il post viene citato integralmente perchè merita davvero) … grazie Vittorio …

L’arresto di Julian Assange è un banco di prova per i paesi coinvolti, che poi sono quelli dell’occidente democratico: gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Svezia. Paesi che, con giusta ragione, vantano una storia che sta dalla parte dello stato di diritto. Almeno un po’ più che le varie Russia, Cina, Iran (e di certo più dell’Italia, almeno in prospettiva storica).

Eppure, fin dall’inizio di questa caccia all’uomo, c’è stato un silenzio complice di media, leader e partiti politici, intellettuali. Anche dei più libertari, anche di quelli con lo sciopero della fame sempre pronto. Una soddisfazione non detta, che non si fa dichiarazione. Tutti d’accordo che il pirata salga sulla “forca”. Tutti a tirare un sospiro di sollievo che si chiuda il rubinetto del “bullshit” e che si torni a un bel clima di indiscrezioni reciproche, veicolate dai siti di gossip comunemente riconosciuti e segretamente da tutti finanziati e
nelle mani delle macchine del fango riconosciute e di rito accettato (pensateci, Wikileaks, all’improvviso e per qualche giorno, ce ne ha liberato. Assange è il disintermediatore della macchina del fango. Se il segreto non è più tale, è il fango stesso che si secca alla luce benefica della trasparenza, dove esistono responsabili, non perseguitati e persecutori).

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Consegnata la petizione per richiedere che il Comune di Torino si costituisca parte civile contro Amiat

Via Comune Torino Il presidente del Consiglio comunale Beppe Castronovo ha ricevuto oggi da Raphael Rossi una petizione popolare sulla vicenda AMIAT. La petizione, intitolata “Non lasciamo soli gli onesti” e raccolta attraverso adesioni on line dal giornale “Il fatto quotidiano”, è stata sottoscritta da 44.554 cittadini, di cui circa 5000 torinesi. Infatti il prossimo … Leggi tutto

I corrotti restituiscano ciò che hanno rubato

Via Narcomafie

Oltre un milione di firme contro la corruzione e per il bene comune. Un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché promuova l’adeguamento del nostro codice alle leggi internazionali anticorruzione. E perché venga finalmente data piena attuazione alla norma, già introdotta nella Finanziaria 2007, che prevede la confisca e il riutilizzo sociale dei beni dei corrotti. Questi i contenuti della campagna promossa da Libera e Avviso pubblico, presentata oggi in conferenza stampa a Roma.

Una raccolta di firme, per mettere freno a un fenomeno dilagante che ammala il nostro Paese: in Italia, la corruzione è sistema. Lo dice la Corte dei Conti, ne sono convinti gli italiani, lo provano i dati. È una tassa occulta che costa agli italiani circa 50/60 miliardi di euro l’anno, quasi mille euro a testa, dalla culla alla pensione. Un furto al bene comune con cifre da capogiro, basti pensare che il valore di tutti i beni sequestrati e confiscati alla mafia negli ultimi due anni e mezzo (18 miliardi) non sono sufficienti a coprire neppure un quinto di quanto è stato contemporaneamente sottratto ai cittadini come costo della corruzione.

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Eric Cantona dichiara guerra alle banche francesi

Via Le Parisien

Eric le Rouge, Robin des Bois, Cantona veut faire sauter la banque… L’ex-footballeur n’en finit pas de faire parler de lui, un peu malgré lui d’ailleurs. Sans le pari un peu fou lancé par des activistes du Web de retirer son argent le 7 décembre, l’affaire en serait sans doute restée là. Injoignable depuis quelques jours, Eric Cantona est aux abonnés absents. Même son entourage refuse de commenter.

Petit retour en arrière. Tout est parti d’une interview vidéo d’Eric Cantona postée sur le site de « Presse Océan » le 6 octobre, en plein conflit des retraites. Pointant l’inefficacité des manifestations, l’ex-attaquant tout-terrain — engagé aussi sur le front du mal-logement aux côtés de la Fondation Abbé Pierre — va droit au but, livrant sa vision du combat protestataire version anarcho-agitateur : « La révolution, aujourd’hui, se fait dans les banques : tu vas dans la banque de ton village et tu retires ton argent. Et s’il y avait 20 millions de gens qui retirent leur argent, le système s’écroule. Pas d’armes, pas de sang, rien du tout, à la Spaggiari. »
Banco ! Quelques copains inspirés, l’acteur et réalisateur Yann Sarfati et un scénariste belge lui donnent la réplique sur Facebook et lancent l’appel du 7 décembre. Puis, c’est le site Web Ad Hoc et l’effet boule de neige sur la Toile « pour exiger la création d’une banque citoyenne qui mettrait notre argent à l’abri des fièvres spéculatives ». L’appel est traduit et relayé dans 28 pays. En France, il y avait hier soir 38 083 inscrits sur Facebook dont… Cantona qui, le 30 novembre dans les colonnes de « Libération », déclarait : « Oui, le 7 décembre, je serai à la banque. »

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Julian Assange arrestato a Londra

Via Guardian Julian Assange, the founder of WikiLeaks, is expected to appear in a UK court today after his lawyers said he would meet police to discuss a European arrest warrant from Sweden relating to alleged sexual assaults. As the legal net continued to close around the whistleblowers’ website and the US attorney general, Eric … Leggi tutto

Boicottando Amazon

Via Vittorio Bertola Io non sono un grande amante delle campagne di boicottaggio e delle iniziative personali per salvare il mondo, perché penso che se una azienda agisce male o se un certo comportamento è negativo per la collettività dovrebbe essere innanzi tutto lo Stato a intervenire, nella sua funzione di regolatore e garante del … Leggi tutto