Il potere sta nel controllo della comunicazione, come scrivevo nel mio libro che si chiamava appunto Comunicazione e potere. La reazione isterica degli Stati Uniti e di altri governi contro Wikileaks lo conferma. Siamo entrati in una nuova fase della comunicazione politica. Non tanto perché sono stati rivelati segreti o pettegolezzi, quanto per la loro diffusione attraverso un canale che sfugge al controllo degli apparati.
La fuga di notizie riservate è la fonte del giornalismo investigativo sognata da qualsiasi mezzo d’informazione in cerca di uno scoop. Dai tempi di Bob Woodward e della gola profonda del Washington Post, la diffusione di informazioni teoricamente segrete viene protetta dalla libertà di stampa. La differenza sta nel fatto che i mezzi d’informazione tradizionali fanno parte di un contesto imprenditoriale e politico soggetto a delle pressioni. Internet è più libera. La rete è protetta dal principio costituzionale della libertà di espressione, e i giornalisti dovrebbero difendere Wikileaks, perché i prossimi a essere attaccati potrebbero essere loro.
Nessuno mette in dubbio l’autenticità dei documenti trapelati. Anzi, diversi giornali importanti stanno pubblicando e commentando questi documenti per la felicità dei cittadini, che così fanno un corso accelerato sulle miserie dei corridoi del potere. Il problema, si dice, è la fuga di informazioni segrete che potrebbe mettere in difficoltà le relazioni tra paesi. In realtà bisognerebbe paragonare questo rischio a quello che si corre nascondendo ai cittadini la verità sulle guerre che gli stessi cittadini pagano e subiscono.
La posta in gioco è il controllo dei governi sulle loro fughe di notizie e sulla loro diffusione attraverso mezzi alternativi che sfuggono alla censura. Una questione fondamentale, che ha provocato una reazione senza precedenti negli Stati Uniti (con un appello per assassinare Assange lanciato da alcuni leader repubblicani e persino da certi columnist del Washington Post) e un allarme mondiale generalizzato che va da Chávez a Berlusconi.
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Diritti
L’Ungheria come la Birmania
In confronto a quelle approvate poche ore fa dal parlamento ungherese, le leggi sulla stampa in vigore in Corea del Nord, Turkmenistan, Iran, Birmania, Siria, Sudan, Cina, Cuba e via censurando, sembrano giochi da ragazzi. Faranno di certo precipitare l’Ungheria dal ventitreesimo posto agli abissi della classifica mondiale sulla libertà di stampa elaborata ogni anno da Reporters sans frontières. Non sono provvedimenti tollerabili, nell’Unione Europea.
Da ieri la stampa in Ungheria non è più libera. Il Parlamento, con i voti della maggioranza conservatrice, ha approvato infatti l’ultimo tassello della ‘legge bavaglio’ sui media, una riforma che consente al governo del premier Viktor Orban ampio controllo su tutti gli organi di informazione: radio, televisione, giornali, e anche internet. E’ l’ultima stazione di un lungo processo cominciato a luglio, subito la conquista del partito conservatore Fidesz di una maggioranza di due terzi alle politiche, conseguendo così un potere eccezionale, senza precedenti nella storia dell’Ungheria democratica, che consente di modificare la Costituzione e la struttura dello Stato.
Online la proposta di AGCOM sulla tutela del diritto d’autore
Via Webnews 60 giorni di consultazione pubblica e poi il provvedimento diventerà realtà: l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM), facente capo al presidente Corrado Calabrò, ha promulgato il testo (pdf | HTML) con il quale intende porre un fermo giro di vite sul mondo della pirateria online ed ora attende le osservazioni di utenti ed … Leggi tutto
Diventa anche tu delatore con la PatriotApp
Il sonno della ragione genera applicazioni Citizen Concepts annuncia il lancio di PatriotApp, la prima applicazione al mondo per iPhone che consente ai cittadini di aiutare le agenzie governative nella creazione di un mondo più sicuro, più pulito e più efficiente attraverso il social networking e la tecnologia mobile. Questa applicazione è stata messa a … Leggi tutto
Per il tribunale i lavoratori Agile devono rientrare in Eutelia
Via Repubblica Il Tribunale di Roma ha respinto il ricorso presentato dai commissari di Eutelia, confermando con le stesse motivazioni (comportamento antisindacale) la sentenza di primo grado che aveva giudicato illegittima la cessione dell’intero settore dell’Information technology prima alla controllata Agile e quindi al gruppo Omega. La sentenza, come quella dello scorso gennaio, annulla gli … Leggi tutto
Vietato parlare di un libro
Inquietante vicenda legale per un libro sul gruppo imprenditoriale di un noto presidente calcistico, (via Chiarelettere) ”Il dott. Gian Marco Moratti, in proprio e quale Presidentedi Saras Spa, il dott. Massimo Moratti, in proprio e quale amministratore delegato di Saras Spa e Presidente di FC Internazionale Milano, hanno conferito incarico al Prof. Avv.Antonino Menne, del … Leggi tutto
Mega multa per il cartello dei profumi e cosmetici
Ecco come funziona il mercato dei cosmetici Via Ansa La multa piu’ salata e’ per l’Oreal-Italia che dovra’ sborsare ben 26 milioni ma c’e’ anche chi si e’ ‘autodenunciato’ come la Henkel e grazie alla sua collaborazione con l’Antitrust si e’ evitata la multa. L’autorita’ guidata da Antonio Catricala’ ‘punisce’ con una mega multa le … Leggi tutto
Lavoro autonomo e precariato al Circolo della Stampa di Milano
Ecco il programma ufficiale dell’incontro di domani a Milano sui problemi del giornalismo e del precariato L’Associazione Lombarda dei giornalisti e la Fnsi hanno promosso un’iniziativa convegno sul precariato e il lavoro autonomo per venerdì 17 alle ore 15 presso il Circolo della Stampa (sala Bracco) in c.so Venezia 16 a Milano. Aprirà i lavori … Leggi tutto
Assange libero dietro cauzione
Via Reuters Il fondatore di Wikileaks Julian Assange, arrestato in Gran Bretagna dopo le accuse di crimini sessuali rivolte contro di lui da due donne svedesi, è stato scarcerato oggi su cauzione da un tribunale britannico. Il giudice Howard Riddle gli ha concesso la libertà su cauzione fino alla prossima udienza, in programma l’11 gennaio. … Leggi tutto
A Milano venerdì prossimo si parla di precariato, di giornalisti e di altre cose
Venerdì 17 dicembre al Circolo della Stampa di Milano , in corso Venezia 16, dalle ore 15 in poi, si svolgerà un incontro in cui si parlerà di precariato nel settore giornalistico, di giornalismo e legalità del lavoro, a cui parteciperà anche la grande Paola Caruso e tutti quelli che difendono i diritti dei giornalisti … Leggi tutto
Youporn ti spia
Via gomastermedia Una class-action è stata depositata contro Mainstream Media International, la società che sta dietro YouPorn e il suo spin-off, per l’accusa di aver usato una falla in Javascript spiando coì gli utenti. Dal sito sarebbe possibile vedere quali altri siti porno sono stati visualizzati dall’utente. In teoria, queste informazioni potrebbero essere utilizzate da … Leggi tutto
Un occidente che sta traumaticamente gettando la maschera
Non vale la pena star lì a leggere i dettagli sui rapporti sessuali di Julian Assange in Svezia e sulla poco credibile accusa di stupro della quale ha ben dettagliato anche il settimanale l’Espresso. Si noti solo che, di fronte ad accuse per lo meno dubbiose, Assange, stranamente, non ha trovato alcuna solidarietà da parte dei maschilisti in servizio permanente effettivo, quelli per i quali la femmina provoca sempre, ha i jeans attillati e l’omo è omo. Anche loro si inchinano ad una superiore ragion di stato, che va oltre quella di genere, per la quale il signor Wikileaks andava fermato a qualunque costo, anche con un’accusa che ai più appare pretestuosa e fabbricata per delegittimarlo. E’ una ragion di stato che solo parzialmente si inserisce nella declinante centralità politico-economica occidentale e statunitense ma che appare soprattutto minare, sia nel bene che nel male, le basi della “società aperta” e dei diritti individuali.
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Il primo punto segna il crinale del rispetto delle libertà digitali come paradigma delle libertà individuali. Non è un caso che fin da quando Internet è diventata quel che è, almeno tre lustri, i governi e le classi dirigenti occidentali flirtino con l’idea di imporre, in nome della nostra sicurezza, limiti, filtri, censure in modo appena meno brutale rispetto a quanto fanno regimi dittatoriali. Il loro sogno manifesto è ridurre l’irriducibilità della Rete come strumento orizzontale e non verticale, in grado di parlare da molti a molti e non dall’alto verso il basso. La vigliaccheria con la quale imprese come Visa e Mastercard stanno in questi giorni collaborando alla caccia all’uomo contro Wikileaks testimonia sia quanto poco sicuri sono i nostri dati nelle loro mani sia il sogno persistente di lasciare in piedi un’Internet solo commerciale, dove intrattenere e fare affari cancellando le peculiarità liberatorie della Rete nel campo della controinformazione ed in quella che Luca de Biase chiamò l’economia del dono. Oggi il caso Assange, e non perché questo sia Robin Hood, sembra divenire una sorta di battaglia decisiva nella quale c’è di nuovo in ballo lo scontro tra una Rete libera in grado di redistribuire il potere d’informare e una Rete controllata dal potere
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