A Carnevale, in un lungo amarcord con amici che vivono ancora lì, si parlava proprio di come anche le nostre vite, il nostro modo di pensare e il rispetto per il lavoro nostro e altrui, dipendano dall’aria respirata in quelle strade, da quegli edifici e dai racconti di chi in Olivetti ci aveva passato la vita. La divagatrice si sente così legata a quel mondo che per raccontarsi ad un nuovo fidanzato gli ha regalato (e si è regalata) una giornata a spasso tra l’Officina H, talponia e il museo della macchina da scrivere.
E stasera, a Che tempo che fa, il ministro Bondi se ne esce con quella frase per presentare un suo libro in uscita dedicato proprio al parallelismo tra i due imprenditori. E pensare che noi avevamo usato l’Olivetti come esempio agli antipodi di questo governo, le cui scelte in materia di fondi a ricerca e istruzione non si possono proprio definire un esempio di coscienza sociale.