Tra le varie ricadute della drammatica vicenda di Eluana Englaro, va segnalato quanto avvenuto con un sondaggio del Corriere.it sul decreto legge proposto dal governo venerdi sera: dopo andamenti in linea con analoghi poll, nella nottata si sono avuti voti e incrementi del tutto inconsueti: “A quel punto, sospettando che i valori non rispecchiassero più un andamento spontaneo, abbiamo tolto il sondaggio dalla home”, spiega giustamente Marco Pratellesi. Cos’era successo? Semplice: grazie a qualche programmino, qualcuno continuava a pulire la cache del browser e votare decine di volte al secondo. Tutt’altro che trascendentale, per quanto sconsiderato. Un po’ come spam o identity theft, o lo scippo veloce per strada. Comportamenti disdicevoli, ma con cui ci tocca fare i conti ogni giorno. Pur se ovviamente alcuni aggiustamenti tecnici, nello specifico, possono garantire maggior sicurezza.
Peccato che alcuni dei numerosi commenti a tali spiegazioni di Pratellesi, lanciandosi in accuse a destra e a manca, non sembrino (voler) cogliere questi aspetti tipici del mondo online. Come altrettanto tipici, e anzi ancor più pilastri della Rete, sono il ricorso a quella trasparenza e attenzione collettiva che consentono di cogliere al volo certi abusi, porvi rimedio e trasferire altrove la discussione o trovare altre soluzioni.
Nel senso che mi pare eccessivo parlare qui di “vera e propria manipolazione dell’informazione”, come suggerisce David Osimo. Spetta cioè a giornalisti e utenti tutti ribadire la validità puramente nominale dei sondaggi nonchè vigilare su potenziali impicci o abusi – onde prevenire potenziali equivoci o manipolazioni, appunto. Il punto semmai è che in Italia scarseggia la “Net literacy”, si perde poco tempo a seguire i dettagli (non solo online), media e politici fanno presto a strombazzare certi numeri – insomma, la cronica scarsità di cultura socio-politica vieppiù nel digitale.