Vittorio Zambardino su Scene Digitali sulle voci di acquisto del New York Times da parte di Yahoo
Yahoo! che compra il New York Times? E va bene che c’è la crisi, sarà pur vero che ci avviciniamo a carnevale, ma l’ipotesi è fatta in tutta serietà da gente seria come quelli di Barron’s che la attribuiscono a un piano coltivato dalla nuova leader dell’azienda di Sunnyvale, Carol Bartz. L’avalla, pur sbeffeggiandola, anche Silicon Alley Insider . Il ragionamento che regge questa ipotesi è interessante. Anche se forse l’enunciazione iniziale andrebbe riformulata così: “Avrebbe senso per Yahoo acquistare il New York Times?”.
Da gigante web a Gruppo editoriale ? – E però non fa impressione il sol fatto che questo passaggio di bandiera sia possibile? La fa, ma va detto che l’ipotesi è del tutto praticabile. Le gravi difficoltà del giornale newyorchese, come di tutte le aziende editoriali, la rende almeno plausibile. Ma qui non è questione di numeri. L’ipotesi Bartz-Barron ragiona nei termini di ciò che è giusto fare per la salvezza di Yahoo! e introduce per la prima volta l’idea che per un gigante del web avrebbe un nuovo senso trasformarsi in gruppo editoriale multimediale.
I punti del piano – Lo schema Bartz sarebbe nient’altro che quello di fare uno spezzatino delle attuali componenti del business attuale, per poi ricomporlo con pezzi nuovi. In questo modo Yahoo! si preparerebbe a:
- Dare in gestione a Microsoft (vendere) le funzioni di motore di ricerca, mai veramente “native” dalle parti di Sunnyvale.
- Acquisire una testata forte nell’ambito locale e dal grande prestigio editoriale (appunto il New York Times, che possiede anche il Boston Globe ed altre testate locali)
- Acquisire una piattaforma tecnologica di aggregazione di feed e social networking, insieme a blog di alto livello (Yahoo! possiede già Flickr, uno dei maggiori successi del web 2.0).Una delle ipotesi è che si punti su Twitter.
- Concentrarsi sulla produzione di contenuti
Non funzionerebbe ma… – Affascinante, no? Affascinante e quasi certamente votato all’insuccesso per queste ragioni:
- Nello schema si dà per scontato che Yahoo! abbia i soldi o comunque i mezzi per fare queste operazioni. Non pare. Era Yahoo! oggetto di acquisizione fino a poco fa, non l’inverso, e le cose non sembrano esser cambiate.
- Acquisire “macchine di produzione del contenuto”, come i giornali, i blog e non ben identificati “altri”, significa oggi andare a cacciarsi in un intrico di costi e ristrutturazioni necessarie di cui Yahoo! non sembra aver bisogno.
- L’idea di contrapporre contenuto “alto” a tecnologia vincente (Google) è da sempre la risposta che Yahoo! ha dato alla sua crisi – ricordate la costruzione di studios a Hollywood per la produzione di video e contenuti tv? – e si è già dimostrata perdente. Fallisce perché Google non è pura tecnologia, ma macchina della conoscenza, funziona riorganizzando contenuto e producendo forme nuove di conoscenza e informazione, e tentare di sconfiggerla aggregando pezzi di strategia di contenuto è come asciugare l’acqua dal pavimento con lo straccio senza chiudere il rubinetto che perde.