Il piano Fenice? Ci costa cento euro a testa

I conti in tasca alla Fenice: via Espresso

Nei prossimi sette anni la realizzazione del piano messo a punto da Banca Intesa per Alitalia rischia di costare allo Stato tra i 2,8 e i 4,4 miliardi in più rispetto allo schema a suo tempo prospettato da Air France-Klm… A fare i conti è Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università di Milano Bicocca.

Come si arriva a quelle cifre? Quanto costa davvero il piano targato Corrado Passera?
“Il punto di partenza è il mancato introito legato all’operazione con Air France. Il gruppo guidato da Jean-Cyril Spinetta, oltre a farsi carico di passività e di nuovi investimenti per più di 3 miliardi, avrebbe pagato 135 milioni. Il Tesoro, azionista al 49 per cento, ne avrebbe dunque incassati 66 e spiccioli. Poi bisogna mettere nel conto le perdite accumulate dalla compagnia aerea da aprile, quando sarebbe stato possibile cederla ai francesi, almeno fino a settembre. Di sicuro è stato bruciato l’intero prestito-ponte di 300 milioni. Più una cifra compresa tra i 100 e i 300 milioni, che per il solito 49 per cento è di competenza del ministero di Giulio Tremonti. Si passa quindi al capitolo creditori e obbligazionisti”.

Cioè?
“L’Alitalia ha debiti per 1,2 miliardi, che è più realistico stimare in 1,5. Per tutto quello che cederà alla nuova società, aerei, slot e quant’altro, il commissario incasserà circa trecento milioni. Poi Augusto Fantozzi cercherà di vendere la parte della flotta non rilevata da Roberto Colaninno & C.: un centinaio di aerei piuttosto vecchi. Ma piazzare una simile quantità di velivoli, che per giunta consumano troppo in un’epoca di caro-barile, non è una cosa facile, e dovrà tenere i prezzi molto bassi. Alla fine, dunque, il Tesoro dovrà mettere mano al portafoglio per una cifra tra i 450 e i 650 milioni di euro. Altri 150 milioni, che potrebbero salire a 250, se ne andranno poi per indennizzare, così come previsto dal decreto che ha modificato la legge Marzano, i piccoli azionisti rimasti incagliati nel disastro Alitalia”.


C’è anche il capitolo degli ammortizzatori sociali. Si parla di 5-7 mila esuberi, su un totale di 18 mila dipendenti Alitalia…
“Mi sembra un calcolo per difetto. Vorrebbe dire che la nuova società manterrebbe una quota compresa tra il 61 e il 72 per cento dell’organico della ex compagnia di bandiera, dalla quale rileverebbe però solo il 40 per cento della flotta, che andrà sommata a quella di Air One, affidata agli ex dipendenti di Carlo Toto. Ritengo più probabile che, alla fine dell’intera operazione, il conto degli esuberi arrivi a quota 9 mila. Comunque, considerando che ognuno di loro costa 30 mila euro l’anno per un periodo garantito di sette anni, se si prende una forchetta tra i 5 e i 9 mila bisogna mettere nel conto tra i 1.050 e i 1.900 milioni. E non è ancora finita”.

Che cos’altro c’è?
“Il piano di Passera dice quanti aerei dovrà schierare la nuova compagnia. Ciò consente di calcolare la riduzione di attività rispetto alla vecchia Alitalia. Un dimagrimento che comporta per lo Stato un calo di introiti contributivi e tributari: diciamo che, sempre nell’arco dei sette anni, verranno a mancare tra i 2,1 e i 3,5 miliardi”.

Tirando le somme?
“Tra maggiori spese e mancati introiti, l’operazione che vede protagonisti Colaninno e soci costerà allo Stato tra i 4,1 e i 6,8 miliardi di euro nei prossimi sette anni”.

Quindi circa cento euro a italiano, compresi i neonati… E invece il piano Air France quanto costava?
“Il piano Spinetta oscillava tra 1,3 e 2,4 miliardi sempre nei sette anni. La differenza è dunque compresa in una forchetta che va da 2,8 a 4,4 miliardi di euro”.