È morto lunedì 6 luglio a Firenze Pino Rea. un giornalista che ha vissuto almeno quattro vite professionali: il cronista, il sindacalista, il maestro e l’innovatore oltre che il marito, il padre e il nonno nella sua famiglia al femminile con sua moglie e tre figlie.
Il cronista Pino è stato un grande giornalista che a partire dalla sua Napoli ha lavorato per quasi tutta la carriera a Firenze a partire dal Nuovo per passare a Repubblica, Paese Sera, il Tirreno, il Giorno e approdare alla redazione fiorentina dell’Ansa dal febbraio 1982 fino al 2005 seguendo tutte le vicende più importanti e più calde del territorio, meritandosi grande stima di colleghi, istituzioni e cittadini.
Il sindacalista Pino è stato un uomo che ha sempre difeso il giornalismo vero e i problemi dei giornalisti assistendo i colleghi, ponendosi sempre in posizione di ascolto ed empatia, con grande umanità, con grande dedizione per gli altri, senza mai recedere dai diritti e doveri, ma dimostrando capacità di mediazione e di risoluzione dei problemi, sia come presidente dell’Ast e del Gruppo cronisti che come consigliere dell’Ordine.
Il maestro Pino ha insegnato a fare giornalismo, a essere giornalisti a 360 gradi a diverse generazioni di giornalisti, creando decine di importanti professionisti che lo hanno sempre riconosciuto come loro maestro e mentore e che lo hanno ricordato in tutti questi anni come un professionista e come un uomo straordinario.
L’innovatore Pino nonostante avesse ampiamente raggiunto un’età e uno status che gli avrebbero permesso di vivere in panciolle ha deciso di mettersi in discussione e di mettere in discussione tutto l’apparato del giornalismo italiano con l’arrivo della rivoluzione tecnologica del digitale, comprendendo che nulla sarebbe stato come prima. Con questi obiettivi Pino ha fondato LSDI e poi si è dato da fare per molti anni per realizzare il rapporto LSDI sulla condizione e all’evoluzione del giornalismo italiano.