L’Inpgi ha 12 mesi di tempo per valutare, nell’ambito della propria autonomia, nuove misure di contenimento della spesa e di incremento delle entrate senza rischiare la procedura di commissariamento prevista dal decreto 509.
“Si tratta di un provvedimento molto importante – ha detto la Presidente Marina Macelloni – che esclude per un periodo di tempo sufficiente l’ipotesi di commissariamento, primo passo per liquidare la gestione, la storia e l’autonomia dell’Ente e di tutti i suoi iscritti. Altrettanto importante – aggiunge la Presidente – è che la norma votata oggi dalle commissioni Finanza e Bilancio della Camera preveda esplicitamente alla fine del percorso la strada dell’ampliamento della platea che, come abbiamo dimostrato in tutte le sedi, è l’unica in grado di garantire una sostenibilità concreta e duratura all’Istituto e di dare una risposta anche previdenziale alle profonde trasformazioni attraversate dalla nostra professione”.
Ma … lo sbilancio è “solo” di 147 milioni
Nel corso degli anni, le “criticità” dell’Inpgi sono “le stesse che ha subito il sistema generale, cioè un calo fortissimo del lavoro dipendente, la trasformazione da lavoro dipendente a lavoro autonomo”, fattori che hanno portato ad “uno sbilancio previdenziale, nell’ultimo anno, di circa 147 milioni” nella gestione principale, mentre, “al contrario, la gestione separata, quella che assicura i lavoratori autonomi, registra costantemente tassi di crescita molto alti, sia del patrimonio, che degli iscritti”.
A dirlo, in audizione nella Commissione Bicamerale di controllo sugli Enti gestori di forme previdenziali pubbliche e private, la presidente della Cassa pensionistica dei giornalisti, Marina Macelloni, scandendo come non sia “la professione giornalistica, in quanto tale, in crisi”, bensì la sua “modalità di svolgimento, che si sta trasformando: negli ultimi 5 anni noi abbiamo perso 3.000 rapporti di lavoro dipendente, pari al 15% della platea”, un tasso “più alto dei tassi di disoccupazione generale”.
Inoltre, per quel che riguarda gli ammortizzatori sociali erogati dall’Inpgi, “dal 2010 si è manifestata una progressiva crescita della spesa, che ha raggiunto il suo apice nel 2016, con un aumento per gli assegni di cassa integrazione pari al 550% circa e per i contratti di solidarietà pari al 700% circa”, ma già nel 2017, osserva Macelloni, “si è verificata una diminuzione delle richieste, probabilmente collegata all’esaurimento momentaneo dei fondi statali stanziati per i pre-pensionamenti”.
In base a quanto si legge nel bilancio consuntivo per il 2018, la contrazione dei ricavi della gestione principale dell’Inpgi “deriva dallo diminuzione dei rapporti di lavoro in essere” scesi “dai 15.771 del 2017 ai 14.870” dell’annualità passata (-5,71%).