A proposito di blog di giornalisti e della loro chiusura

L’Espresso ha cancellato il Blog di Enzo Vizzari


Scrive Papero Giallo

Lo scontro tra Vizzari, che è attualmente in Giappone, e la direzione dell’Espresso nasce non tanto dalle inchieste in quanto tali, come è ovvio, ma dal fatto di avere scelte una copertina scandalistica che mette insieme l’inchiesta sul Brunello – aggiunta di Syrah o Merlot, si o no? il disciplinare non lo permetterebbe – con un’inchiesta su un grave caso di sofisticazione per migliaia di ettolitri che l’Espresso dice velenosi. Se si legge questo intervento su Kelablu si capisce che è cattivo giornalismo e che certo, ci sono dei banditi che sofisticano il vino, ma dire che tutto è veleno è ricerca dello scoop e non delle notizie

Approfondisce a titolo personale Alessandro Gilioli

Scrivere sulla propria testata che ci si vergogna della stessa non mi pare un diritto di libertà, ma semmai una discreta maleducazione nei confronti di altri colleghi – e della testata medesima.

Da che mondo è mondo, nelle redazioni dei giornali si discute, si dissente e magari ci si manda anche. Ma non è che il resoconto di questi dissensi e di questi vaffa poi viene rappresentato sulle pagine del giornale – o sul suo sito. Non è che uscendo dalla riunione con la palle girate mi attacco al pc e scrivo sul sito del giornale che il collega X è un cretino e il collega Y un analfabeta, vi pare?

Quando un giornalista maneggia il blog di una testata, non sta scrivendo il suo blog privato su Blogspot, sta scrivendo in una pagina del giornale. Tant’è che delle sue parole è responsabile penalmente il direttore e civilmente l’azienda. Non è una differenza da poco. Il fatto che poi il blog consenta la pubblicazione immediata – senza la rilettura da parte del direttore o di qualcuno da lui delegato – dovrebbe responsabilizzare ulteriormente il giornalista-blogger, che è ben consapevole di questa assenza di filtri.

E se si lavora in un giornale, diceva Montanelli, la libertà non consiste nel poter scrivere sempre ciò che si pensa, ma nel non dover mai scrivere ciò che non si pensa. In alternativa, chiunque può aprirsi un blog per conto suo: di cui risponde anche dal punto di vista legale e che non è trainato dalla testata. E’ molto semplice.